I bias cognitivi sono innanzitutto delle distorsioni cognitive, meccanismi di giudizio che usiamo per “leggere” la realtà.
In quanto esseri umani abbiamo risorse mentali limitate (finite) e per comprendere e valutare la realtà che è fatta di infiniti elementi, abbiamo necessariamente bisogno di semplificarla.
I bias cognitivi sono quindi specifiche strategie di pensiero che usiamo per formulare giudizi rapidi sulle situazioni. Entrano in gioco soprattutto quando ci troviamo a dover decidere velocemente, cosa che accade spesso in molte decisioni critiche.
Quando dobbiamo prendere una decisione ci avvaliamo di mappe mentali per valutare e soppesare i vari elementi e in queste mappe si annidano micro processi di pensiero tra cui anche i bias.
In sostanza un bias cognitivo è una particolare forma di euristica cognitiva, scorciatoie di pensiero che usiamo per affrontare problemi complessi, per velocizzare una decisione o semplicemente per impiegare un minore sforzo mentale.
Parliamo di bias cognitivo quando l’euristica cognitiva conduce ad errore cognitivo.
Errori di giudizio che impattano sulle decisioni, ma anche su processi di pensiero come la memoria o la valutazione e comprensione di cose, eventi o situazioni.
Ma entriamo più nel dettaglio, voglio mostrarti come nasce un bias cognitivo.
Come nasce un bias cognitivo: distorcere la realtà per un minimo sforzo mentale
Quando abbiamo la necessità di formulare giudizi sulla realtà per prendere decisioni, risolvere problemi o interpretare informazioni incomplete, possiamo utilizzare due tipi di approcci mentali.
Da una parte potremmo usare un approccio scientifico e rigoroso.
Questo si basa su un processo di pensiero logico e razionale, ma richiede un notevole dispendio di risorse in termini di tempo ed energie mentali.
Dall’altra potremmo avvalerci delle euristiche cognitive, che utilizzano scorciatoie di pensiero utili a rendere sostenibile l’impegno mentale.
Quando ci avvaliamo di euristiche cognitive, stiamo scegliendo di usare strategie di pensiero basate sull’intuito anziché sulla logica razionale.
Lo facciamo prendendo in considerazione solo alcuni elementi allo scopo di semplificare un problema complesso e renderlo più accessibile.
Queste strategie sono utili per poter comprendere la realtà in modo rapido ed efficiente, ma non sempre altrettanto efficace.
Gli elementi che consideriamo infatti, potrebbero essere estrapolati dalla situazione che ci troviamo davanti e quindi essere aderenti alla realtà.
Oppure potrebbero nascere da pregiudizi, preconcetti o ideologie non necessariamente validi e verificati attraverso cui la leggiamo.
Di fatto si tratta di pattern, o filtri che usiamo per interpretare la realtà determinandone una visione soggettiva ed inevitabilmente distorta.
Si tratta di vere e proprie trappole cognitive che ci portano molto facilmente a commettere errori cognitivi.
Quando accade, le euristiche cognitive prendono il nome di bias cognitivi.
In sintesi dunque, i bias cognitivi sono scorciatoie mentali che si basano su pregiudizi o ideologie non necessariamente validi e verificati.
Lì usiamo per formulare giudizi che sono utili a prendere decisioni veloci con il minimo sforzo mentale, ma che inevitabilmente distorcono la realtà portando a compiere errori cognitivi.
I bias e il loro significato in psicologia: etimologia e origine del termine
Traducendo dall’inglese, “biases” significa “pregiudizi”.
L’origine etimologica del termine però non è certa.
Potrebbe derivare, sì, dall’inglese col significato sia di “pregiudizio” che “inclinazione”.
Potrebbe però anche derivare dal francese, o ancora più anticamente dal francese provenzale in cui “biais” si traduce con “obliquo” o “inclinato”.
Fino alla seconda metà del 1500 questa parola era usata nel gioco delle bocce, per definire i tiri storti che portavano a risultati negativi nel gioco.
Da lì in poi però, il termine bias ha iniziato ad assunse un significato sempre più ampio, inglobando diversi ambiti.
Infine il termine bias in psicologia assumerà il significato di inclinazione, ovvero predisposizione al pregiudizio.
Bias e le euristiche: scoperte da premio Nobel
La definizione di bias cognitivo nasce dagli studi di D. Kahneman e A. Tversky e dai relativi risultati riportati in una loro pubblicazione del 1974.
Questi psicologi si erano occupati di studiare come gli esseri umani riuscissero a prendere decisioni in contesti dominati dall’incertezza e con limitate risorse individuali (per esempio il tempo, le capacità cognitive e le informazioni a disposizione).
L’analisi del processo decisionale in tali contesti aveva messo in evidenza l’utilizzo di un approccio euristico di pensiero basato sia su euristiche che su bias cognitivi.
Le loro ricerche avevano dimostrato che le persone prendono decisioni usando un approccio intuitivo basato su un numero limitato di euristiche, anziché avvalersi di un approccio sofisticato e razionale.
Si trattava di una scoperta così rivoluzionaria che nel 2002 fruttò loro il premio Nobel per l’Economia.
Dagli studi effettuati emerse che quando si tratta di prendere decisioni rapide il cervello attiva una strategia basata su euristiche cognitive attraverso il cosiddetto processo di sostituzione dell’attributo.
Tale processo consiste nel sostituire un concetto complesso con uno semplificato che considera solo determinati elementi.
Come detto in precedenza, quando le euristiche cognitive sono basate su elementi o pregiudizi astratti, anziché su elementi del contesto o coerenti con esso, parliamo di bias cognitivi (detti anche bias di pensiero).
Benché talvolta il loro utilizzo possa portare effettivamente a soluzioni adeguate allo scopo, è anche molto probabile che questi errori di giudizio conducano a prendere decisioni errate.
A questo proposito ti propongo il nostro test.
Ti permetterà di verificare la tua capacità di prendere decisioni e di comprendere meglio il tuo processo decisionale.
Ora per capire anche meglio cosa intendiamo quando parliamo di bias cognitivi, voglio mostrarti alcuni bias tra i più comuni.
Con qualche esempio ti sarà più semplice comprendere di cosa si tratta e come funzionano.
I bias più comuni, solo alcune tra le infinite trappole cognitive
Sono davvero moltissime le trappole cognitive in cui potremmo cadere, i bias cognitivi noti infatti sono veramente un’infinità e altrettanti se ne potrebbero scoprire ogni giorno.
Proprio per questo motivo ora te ne mostro alcuni tra i più noti e comuni, ma una volta compresa la logica ti sarà semplice notarne molti altri anche osservando te o le altre persone.
Bias di conferma
Abbiamo la tendenza a notare e ritenere valido solo ciò che conferma quello che crediamo vero, ignorando invece le eccezioni.
Si tratta di una vera trappola cognitiva dal momento che ci impedisce di mettere in discussione credenze errate che potremmo portarci dietro con tutte le conseguenze negative che questo comporta.
Bias di ancoraggio
Tendiamo a fare affidamento sulle prime informazioni che riceviamo utilizzandole come riferimento per ogni altro giudizio relativo alla situazione in cui ci vengono fornite.
Per esempio potresti trovarti a dover acquistare un oggetto e quell’oggetto ti viene inizialmente proposto ad un certo prezzo.
Bene, molto probabilmente tenderai a giudicare tutti gli altri prezzi proposti da altri per quello stesso oggetto paragonandoli col primo che ai tuoi occhi risulterà il più credibile ed adeguato.
La tendenza quindi, sarà quella di acquistare al prezzo visto per primo a meno che la cifra ti appaia completamente irragionevole.
Bias della frequenza
La nostra mente si focalizza su ciò che abbiamo più recentemente appreso.
Pensa a quando ti informi sull’automobile che vorresti acquistare. Ne hai sempre viste ben poche in giro per le strade, eppure, chissà perché, da oggi magicamente cominci a vederne dappertutto.
Bias del senno di poi
Potremmo definirlo il bias del “te l’avevo detto!”.
A opera compiuta tendiamo a pensare che avevamo in mano l’ipotesi corretta di come sarebbero andate le cose.
Nella maggior parte dei casi però non abbiamo che un’idea vaga e per lo più incerta in cui nemmeno noi crediamo granché.
Bias dello scommettitore (gambler’s fallacy)
È l’errore che commettiamo quando cerchiamo di prendere decisioni ragionando per statistiche.
Per esempio, se per 10 volte di fila alla roulette esce un numero nero, pensi che il prossimo sarà più probabilmente nero oppure rosso?
La verità è che uscirà il colore che vuole uscire eppure potresti avere la tentazione di giocare tutto sul rosso con il rischio di pentirti amaramente della tua decisione.
Bias di risultato
È la tendenza a rileggere il passato modificando la nostra visione dello stesso sulla base di conoscenze acquisite in momenti successivi.
Bias dell’effetto galatea
Il bias della cosiddetta profezia che si autoavvera.
Questo è un bias che tende molte ed insidiose trappole che possono avere effetti importanti sull’autostima delle persone.
Hai presente la famosa frase di H. Ford che dice: “Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione”?
Si tratta proprio di questo.
In sostanza i risultati che ottieni sono influenzati da quello che pensi di te.
Se credi nelle tue capacità e possibilità di raggiungere un determinato risultato, la tua mente si predispone in modo tale da raggiungerlo davvero.
E guarda caso, con molta probabilità sarà proprio quello succederà.
Questo bias apre le porte anche a quello dell’effetto pigmalione di cui ti parlo adesso.
Bias dell’effetto pigmalione (effetto Rosenthal)
Questo bias è collegato al precedente.
In pratica, se qualcuno ha un’aspettativa su di te, si rapporterà con te adeguando i propri comportamenti in modo coerente all’aspettativa stessa.
L’effetto sarà che anche tu tenderai a credere di te proprio ciò che la persona crede ottenendo risultati coerenti con quell’aspettativa.
Una sorta di profezia che si autoavvera all’ennesima potenza, potremmo dire.
Numerosi studi hanno dimostrato la forza di questo bias nel caso di relazioni costruite su una gerarchia di ruoli.
Un esempio potrebbe essere la relazione genitore-figlio o capo-dipendente.
Se io che sono superiore di ruolo non credo in te infatti, pur inconsciamente mi rapporterò con te partendo proprio da questo presupposto.
In questo modo, per effetto dell’effetto galatea, anche tu tenderai a non credere in te e i tuoi risultati ne saranno la diretta conseguenza.
E ora, dopo averti mostrato questi bias che come detto non sono che una piccolissima parte di quelli esistenti, capisci bene quanti errori potrebbero portarti a commettere assieme a tutti gli altri.
Errori nel comprendere e valutare le situazioni, risolvere problemi o prendere decisioni.
E questo con tutte le possibili conseguenze sulla tua vita.
Così potresti chiederti se è possibile eliminare i bias cognitivi per evitare di finire nella loro trappola.
Bene, questo è proprio quello che voglio mostrarti per concludere questo articolo.
Come eliminare i bias? La risposta sta nel punto cieco
La risposta si trova nell’ultimo bias che ti voglio mostrare, il bias del punto cieco.
I bias, ormai l’hai visto bene, sono ciò che impedisce di avere una visione obiettiva delle cose.
Pertanto essere privi di bias significherebbe essere obiettivi, privi di pregiudizi insomma.
Il bias del punto cieco però, indica proprio la nostra incapacità di prendere atto dei nostri pregiudizi cognitivi.
Come faremmo ad essere certi di non avere pregiudizi se non li sappiamo riconoscere?
Alcuni studi infatti hanno dimostrato che ogni persona ritiene di avere una visione più obiettiva degli altri. E dal suo punto di vista è effettivamente così.
La realtà però, è che lei pensa lo stesso che pensano tutti.
Questo significa che proprio perché tutti pensano di esserlo, nessuno in realtà è, né potrà mai essere immune dai bias.
Ecco perché cercare di eliminarli è completamente inutile.
Ma una cosa utilissima che possiamo fare c’è.
Possiamo imparare a riconoscerli e prenderne consapevolezza.
Questo ci permetterà di tenerne considerazione di fronte a situazioni in cui potremmo utilizzarli e così poterli gestire nel modo migliore.
Non solo potremo limitare al massimo i nostri possibili errori, ma potremo fare dei bias l’uso migliore.
Quello che ci permette di trovare soluzioni efficaci ed adeguate allo scopo, seppur imprecise da un punto di vista logico razionale.
Quello che ci permette di risolvere velocemente e col minimo sforzo mentale le situazioni che lo richiedono semplificandoci la vita e rendendola, di fatto, possibile a tutti gli effetti.