Il coaching professionale è l’attività che svolge chi si occupa di Coaching per professione, traendone quindi un profitto.
La persona che se ne occupa prende il nome di Coach professionista.
Il significato letterale del termine, Coach, è quello di “allenatore”.
Con questo s’intende quella persona che aiuta l’atleta a raggiungere un determinato obiettivo allenando le sue capacità, e rivelando e sfruttando al meglio sue le qualità.
Si tratta insomma della persona che permette all’atleta di raggiungere una determinata performance esprimendo al massimo il suo potenziale che fa emergere man mano.
Il termine Coach, non a caso riferito al mondo dello sport, è di origine americana. Esattamente come lo è l’attività stessa del Coaching.
Nasce infatti negli Stati Uniti intorno agli anni ‘70 ad opera di Timothy Gallwey, allenatore di tennis che ideò un nuovo metodo di allenamento.
Nel tempo il termine esce dall’ambito prettamente sportivo per applicarsi ad ambiti diversi.
In tutto questo però, non perde mai il suo significato originario orientato alla scoperta ed espressione del potenziale al fine di raggiungere un determinato obiettivo.
In ultimo è John Whitmore che getta solide fondamenta per il Coaching moderno.
Lo fa ideando il modello G.R.O.W., tutt’oggi modello metodologico di base per il Coaching.
Il modello ha poi subito diversi aggiornamenti e si è evoluto anche grazie ai validi apporti della psicologia positiva, ma senza mai discostarsi dai principi originari.
Si trasforma infine nel G.R.O.W. Expanded che unisce alla pragmaticità del fare verso un obiettivo, una parte umanistica fondata su elementi come la gestione emotiva, la motivazione interiore, la gratificazione e l’autoefficacia.
Ora voglio soffermarmi su cosa significa esattamente fare coaching professionale, ma prima lascia che ti mostri cosa troverai in questo articolo:
- Cosa vuol dire fare coaching professionale? Condizioni, tempi ed obiettivi
- Chi è (davvero) un Coach professionista: la confusione del settore
- Tipi di coaching: il mondo della professione e la professione del coaching
- A cosa serve il coaching: aiutare a crescere senza curare
- Fare il coach? Tutti possono ma non tutti riescono
- Coach professionista si diventa: come?
Bene, Non ci resta che cominciare 🙂
Cosa vuol dire fare coaching professionale? Condizioni, tempi ed obiettivi
Per prima cosa, il coaching professionale si basa su un contratto tra la persona che chiede di essere aiutata (cliente) e il Coach che le fornirà questo aiuto.
Nel contratto sono previste anche le relative condizioni di trattamento economico.
La persona che “chiede”, esatto.
Il coaching infatti parte sempre dalla domanda della persona.
La domanda è volta a richiedere un supporto per qualcosa di preciso che la persona vuole ottenere e che poi, insieme al Coach, verrà declinato in uno specifico obiettivo.
In sostanza si tratta di un’attività in cui il Coach accompagna il cliente (Coachee) in un processo di sviluppo personale che inizia con la definizione dell’obiettivo da parte della persona e termina con il suo raggiungimento.
Caratteristica inequivocabile del coaching è infatti, il movimento in avanti, lo spostamento da un punto di partenza a un punto di arrivo, l’azione orientata verso un obiettivo posizionato nel futuro.
L’obiettivo può essere di tipo personale, professionale o sportivo e in funzione di questo la figura del Coach professionista si declina in diverse possibili tipologie.
Ma di questo ti parlerò più avanti.
Il processo prende forma in un percorso composto da sessioni di coaching che possono avere durata variabile e svolgersi in luoghi fisici o virtuali differenti.
Potrebbero svolgersi presso l’ufficio del Coach o del cliente, ma anche in un contesto immerso nella natura o in qualsiasi altro luogo fisico.
Il Coaching però può anche assumere la forma del coaching online.
Si tratta di una forma di coaching che per metodo, contenuti e qualità non ha nulla di meno rispetto a quello svolto in un luogo fisico.
Grazie alla sua particolare modalità però, si caratterizza per la comodità in termini di spostamenti e flessibilità di orari.
Non solo, ma dalla facilitazione logistica derivano anche benefici in termini di possibilità di frequenza delle sessioni.
Detto questo, il percorso può richiedere un tempo variabile in funzione di:
- obiettivo da raggiungere
- le caratteristiche individuali della persona
- la sua personale situazione di partenza
In ogni caso, la durata del percorso e quindi del contratto, segue la durata del processo.
Bene, ora dovresti aver capito cosa s’intende quando parliamo di coaching professionale.
Vista la generale confusione sul tema però, voglio fare un po’ di chiarezza sulla figura del Coach professionista.
Chi è (davvero) un Coach professionista: la confusione del settore
Generalmente si tende a confondere il Coach professionista (che indica il Coach che pratica il coaching per professione) con il Coach che si occupa del mondo professionale.
Come già detto, il Coach professionista è il Coach che trae un profitto economico da questa attività.
I Coach che si occupano del mondo professionale invece, sono, sì, generalmente Coach professionisti, ma non necessariamente.
Si tratta invece di tutti quei Coach che rivestono un ruolo di coaching specifico per l’ambito del lavoro.
Chiarito questo, vediamo quali sono le tipologie di coaching che possono essere svolte da un Coach professionista, nell’ambito del lavoro e non.
Tipi di coaching: il mondo della professione e la professione del coaching
Un coach professionista può occuparsi sia degli ambiti che riguardano strettamente il mondo del lavoro che di altri.
I principali tipi di coaching relativi al mondo del lavoro sono:
- business coaching
Riguarda la crescita professionale della persona e specificatamente lavora sullo sviluppo e il miglioramento globale delle sue abilità professionali. - career coaching
Chi se ne occupa è detto anche “coach del lavoro”.
Questo tipo di coaching si occupa infatti dello sviluppo di una strategia specifica per la carriera lavorativa di una persona. - executive coaching
Si tratta di una tipologia di coaching molto specifica.
Si rivolge infatti esclusivamente a manager o imprenditori ed è orientato allo sviluppo delle loro potenzialità personali al fine di raggiungere precisi obiettivi aziendali. - coaching aziendale
In questo caso si riferisce all’intero comparto di risorse umane di un’azienda.
Si occupa dello sviluppo personale del singolo in un’ottica di sviluppo globale dell’azienda.
L’obiettivo finale è il raggiungimento di determinati obiettivi aziendali.
Oltre a queste tipologie il coach professionista può operare in ambiti come:
- sport coaching
Detto anche “coach da palestra“, chi lo pratica è tipicamente un Mental Coach che opera in ambito sportivo con lo scopo di migliorare le performance sportive di un atleta.
- life coaching
Si tratta della tipologia di coaching che si occupa della crescita personale in tutti i suoi possibili aspetti e che si applica alla vita di una persona nel suo complesso.
- health coaching
È il coaching rivolto al benessere fisico e della salute della persona.
In questo caso la disciplina unisce la metodologia del coaching a specifiche competenze medico-scientifiche del Coach che lo pratica.
Dopo questa panoramica generale sul mondo del coaching professionale credo sia importante chiarire bene quali sono le sue finalità.
A cosa serve il coaching?
A cosa serve il coaching: aiutare a crescere senza curare
Il coaching si propone come obiettivo quello di aiutare la persona a migliorare la propria vita, sia in ambito privato che professionale.
Lo fa sulla base di un processo che la porta a rimuovere ostacoli, blocchi o freni che le impediscono di esprimersi in tutte le sue potenzialità.
Inoltre il coaching permette di rivelare qualità e capacità inibite, o inespresse, che grazie all’affiancamento del Coach la persona riesce a potenziare, migliorare ed accrescere.
È importante sottolineare che il coaching non è terapia, né psicologia o psicoterapia, e non è nemmeno una disciplina motivazionale.
L’obiettivo infatti non è quello di “curare”, ma quello di rendere la persona artefice del suo stesso benessere.
Per questo motivo non si occupa della risoluzione dei suoi problemi, ma li sfrutta come “scuse” per crescere e migliorarsi.
Il principio è un processo di movimento proiettato nel futuro.
Il coaching aiuta infatti la persona ad attingere da tutto il suo potenziale per passare da una situazione di partenza a un obiettivo finale da lei stessa individuato.
In sostanza, lo scopo più importante del coaching è quello di rendere la persona del tutto autonoma nel risolvere ogni problema o gestire qualunque situazione con forza, serenità e fiducia.
Parole d’ordine?
Autonomia, autorealizzazione e autoefficacia.
E questi sono gli obiettivi verso cui si muove il coaching per ogni persona che sceglie di migliorare la propria vita proprio grazie ad esso.
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Insomma, io credo che rivestire il ruolo di Coach e aiutare le persone a diventare veramente libere, indipendenti e felici sia veramente un grande onore.
E già, ma chi può farlo?
Vediamo insieme 🙂
Fare il coach? Tutti possono ma non tutti riescono
Va subito detto che tecnicamente chiunque potrebbe fare il Coach.
Non esistono requisiti specifici di partenza.
Non esistono titoli particolari che la persona deve avere acquisito.
Per chiunque lo volesse fare, sarebbe sufficiente aprire una partita IVA per poter svolgere l’attività come Coach professionista.
Come vedrai in seguito, non esistono albi o ordini di categoria, ma solo associazioni di riferimento a cui non è fatto obbligo aderire.
L’unico aspetto imprescindibile dall’attività è l’aderenza al metodo.
Il coaching si fonda infatti su basi storiche solidamente radicate e su normative specifiche che regolamentano l’attività stessa.
Per acquisire tale metodo e imparare ad operare in conformità alla normativa, è necessaria la frequentazione di un idoneo corso di formazione.
Tra poco ti parlerò meglio di tutto questo.
Ora voglio però soffermarmi su un altro aspetto fondamentale, le caratteristiche che deve avere il Coach per essere un “buon Coach”.
Tutti possono diventare Coach, ma non necessariamente tutti riusciranno a condurre la persona verso un vero sviluppo e miglioramento personale.
Ecco perché è importante avere certe caratteristiche.
Vediamole insieme.
Le caratteristiche per diventare un buon Coach (professionista o meno non fa differenza!)
Per arrivare a risultati concreti ed ottimali il Coach deve possedere (o acquisire) alcune caratteristiche fondamentali:
- capacità di ascolto e di empatia
- sincero, totale ed incondizionato interesse per l’altro
- aver raggiunto la propria indipendenza emotiva
- saper gestire le proprie emozioni, conoscere e riconoscere i meccanismi che le determinano
- aver acquisito la capacità di risolvere i problemi
- fiducia incondizionata in se stesso, negli altri e nella vita
- totale fiducia nelle capacità e potenzialità di una persona (deve credere fortemente che ogni persona ha dentro di sé tutte le risorse necessarie per realizzare la sua vita e la sua esistenza e quindi non sostituirsi MAI a lei)
- saper riconoscere l’individualità e l’unicità di ogni persona e evitando di generalizzare in preconcetti o pregiudizi di sorta
- sensibilità, tatto e umanità (le persone sono prima di tutto esseri umani!)
Ma ancora non è tutto, manca la caratteristica forse più importante in assoluto.
Ricordiamoci che parliamo (anche) di coaching professionale, quindi un’attività utile a un profitto economico.
Nonostante questo però, un vero Coach deve essere più interessato alla persona che al proprio guadagno.
Il profitto non deve essere che un effetto collaterale del suo buon operato.
C’è solo una cosa infatti che può fare la vera differenza nei risultati di una persona: la sua dedizione, l’amore che mette nell’aiuto che offre.
Oltre a questo, tutte le caratteristiche che ti ho elencato sono anche quelle che favoriscono un rapporto amichevole e di fiducia, un clima di alleanza e aiuto sincero.
E ora, per concludere questa panoramica, ti mostro cosa deve saper fare un (buon) Coach professionista.
Cosa fa il Coach professionista: attrezzi, istruzioni e niente di più
Come anticipato, chi opera nel coaching professionale deve attenersi al metodo stabilito dall’ancora attuale modello G.R.O.W..
Il modello si articola in quattro fasi che definiscono il processo di coaching.
Ecco quindi cosa deve fare un Coach davvero professionale sulla base di questo processo:
- Attraverso domande adeguate, fa chiarezza sul macro obiettivo della persona e ne delinea una definizione precisa.
L’obiettivo finale che ne deriva deve essere verificabile
- Verifica la sua situazione di partenza
- Conduce la persona alla definizione delle alternative per raggiungere l’obiettivo e alla soluzione dei possibili ostacoli.
- Guida la persona nella costruzione del proprio piano di azione fortemente orientato al risultato
Per muoversi in questo processo il Coach deve operare in un modo ben preciso, ecco come:
- Pone domande e non fornisce risposte
- In un processo di consapevolezza, guida la persona alla scoperta delle motivazioni che la muovono
- Sulla spinta della motivazione interiore di una persona, la guida nell’autodeterminazione del processo di realizzazione del suo obiettivo
- Riconoscendo l’unicità della persona non impone, né consiglia sulla base di modelli o esperienze altrui.
La stimola invece a riflettere guidandola verso la sua migliore alternativa
- Considera la persona protagonista dell’intero processo (partendo dal presupposto che ha tutte le risorse necessarie per esserlo)
- Guida la persona nella sua autorealizzazione accompagnandola nel costruirsi e costruire senza mai sostituirsi a lei
Potremmo considerare il Coach come un “facilitatore di processo”. Processo che però resta interamente nelle mani della persona.
Il Coach infatti, attenendosi al principio di autodeterminazione e autorealizzazione, lascia che sia lei a riconoscere ed esprimere il suo potenziale.
Per capire meglio cosa intendo, immagina che tu vuoi superare un muro (questo è il tuo obiettivo).
In quel caso io che sono il Coach non ti do una scala.
Ti do invece le indicazioni per procurarti il materiale, gli attrezzi necessari per utilizzarlo e le indicazioni per costruirla da te (nel tuo modo, con le tue risorse personali) 🙂
E ora puoi capire meglio perché il Coach può considerarsi un alleato della persona, qualcuno che sta dalla sua parte.
Tutto quello che gli interessa è aiutarla ad andare nella direzione che lei sceglie.
Non giudica lei né i suoi obiettivi.
Non giudica le sue scelte, né le sue azioni.
Non giudicare, ma accettare senza prescrivere e lasciare a lei la totale scelta e libertà della sua vita.
E ora che ti ho detto tutto, è il momento di entrare più nel dettaglio.
Vediamo concretamente come diventare dei Coach professionisti.
Coach professionista si diventa: come?
Per cominciare, ricapitoliamo un attimo quello che serve per diventare Coach professionista in Italia e per poter praticare la professione.
Prima di tutto è necessario frequentare un corso (anche online) che permetta di acquisire le competenze necessarie per poter praticare l’attività.
Più avanti ti spiego nello specifico in cosa consistono queste competenze.
Oltre a questo, va detto che per diventare Coach professionista è necessario aprire una partita IVA per esercitare la libera professione.
Non serve invece iscriversi ad alcun albo o ordine professionale poiché attualmente inesistente.
Non è nemmeno obbligatoria alcuna iscrizione a particolari associazioni di categoria.
Bene, premesso questo entriamo un po’ più nel dettaglio e cominciamo da come scegliere (bene) una Scuola di coaching che offra una formazione adeguata.
Come scegliere la Scuola di coaching: aiutare se stessi per aiutare gli altri
Per prima cosa è importante sottolineare che non esiste obbligo di formazione presso un ente specifico o riconosciuto.
Conta invece che il corso che si intende frequentare sia strutturato nel rispetto dei criteri fondamentali del coaching professionale.
Tali criteri sono definiti da due fonti:
- la Norma UNI 11601/2015
- la Legge n. 4 del 14 gennaio 2013
A tal fine è anche fondamentale sottolineare che la legge 4/2013 prevede la regolamentazione autonoma dei professionisti.
Non prevede invece l’obbligo di alcuna certificazione o attestazione specifica.
Tuttavia è possibile ottenere particolari certificazioni (ad esempio certificazioni qualità o simili) che possono essere rilasciate da Accredia, ente italiano di accreditamento, o da altri enti da essa riconosciuti e autorizzati.
Altri riconoscimenti o attestazioni professionali possono essere rilasciati da Associazioni Italiane di Coach professionisti come:
- l’Associazione Italiana Coach Professionisti
- l’Associazione Professionale Nazionale del Coaching
- l’Associazione Coaching Italia (A.Co.I)
È utile precisare che le Associazioni hanno il solo fine di diffondere una corretta informazione e di contribuire al riconoscimento istituzionale, sociale e culturale del coaching.
Premesso tutto questo, è naturale che chi si iscrive a un corso per diventare Coach lo fa perché vuole aiutare gli altri a partire dal suo miglioramento personale
Se così non fosse potrebbe interessarsi a qualsiasi altra attività che offra aiuto alle persone.
Per questo una buona Scuola di coaching, oltre a garantire serietà, deve necessariamente offrire corsi di formazione che garantiscano il raggiungimento di tali obiettivi.
I corsi di formazione che propone per diventare Coach professionisti dovrebbero quindi comprendere questi elementi fondamentali:
- un percorso di crescita personale rivolto all’aspirante Coach.
Grazie ad esso il Coach può costruire tutte le caratteristiche necessarie per diventare un (buon) Coach, vedere dentro di sé i meccanismi interiori e sperimentare una strada sulla quale guidare poi chi si troverà ad aiutare.
- training con l’affiancamento di un Coach con esperienza.
Lavorare subito con persone che realmente stanno facendo un percorso, permette di acquisire il corretto approccio e gli strumenti necessari per guidarle.
Permette inoltre di apprendere l’utilizzo del metodo nella pratica ed iniziare a padroneggiarlo.
Molti corsi prevedono simulazioni tra studenti, con altri Coach o insegnanti, e non la stessa cosa!
- basi teoriche del metodo e ampi contenuti di approfondimento su temi specifici relativi ai vari contesti personali e ai vari ambiti di crescita della persona.
- strumenti per iniziare a lavorare (davvero!) appena conclusa la formazione.
Detto questo, per scegliere la Scuola migliore per diventare Coach vale anche la pena di fare due parole sui costi dei corsi che offre.
Quanto costa un corso per diventare coach? Il giusto prezzo per il giusto motivo
In Italia i prezzi di un corso per diventare Coach professionista variano dai 2500 euro ai 4000 euro.
E questa differenza potrebbe trarre in inganno.
Non bisogna fare l’errore di scegliere corsi con costi più elevati pensando che offrano di più, né tanto meno scegliere quelli più bassi per la loro convenienza.
Ricordiamoci sempre che vogliamo aiutare le persone.
E questo non ha prezzo.
Un corso per diventare Coach professionista deve essere ben strutturato, impostato seriamente e offrire quello che serve davvero.
Il prezzo potrebbe dipendere meno da tutto questo e più da una buona strategia commerciale e dalla fama della Scuola che lo propone.
Come più volte sottolineato in questo articolo, per noi la cosa davvero importante è aiutare veramente le persone. E il guadagno viene dopo tutto il resto.
Proprio per questo motivo i corsi che offriamo rispettano le caratteristiche di cui ti ho parlato, ma soprattutto offrono il massimo per formare persone capaci di aiutare gli altri veramente.
In questa pagina trovi ogni dettaglio sul nostro corso per diventare coach.
Se ti interessa non ti resta che dare un’occhiata 🙂