Oggi voglio parlare di come educare i bambini a non avere bisogno di noi.
Se ci pensi, tu vuoi che i tuoi figli, ad esempio, o i tuoi alunni o i bambini con cui entri in contatto, siano felici.
Se vuoi davvero dare loro il meglio, se vuoi che possano diventare felici, giorno dopo giorno, devi dare loro modo di fare la loro vita e spiccare il volo.
Un uccello ha bisogno di essere libero per volare, non ha con sé i genitori che gli reggono le ali casomai cadesse 😉
Educare i bambini vuol dire, per me, insegnare loro come vivere reggendosi sulle proprie gambe, come liberarsi dal bisogno del nostro aiuto e non dipendere, per la loro felicità, da nessuno, neanche in futuro.
Se doni questo, avrai dato il meglio.
Come educare i bambini insegnandogli a imparare
In molti, quasi tutti direi, sono convinti che se non costringiamo i nostri figli ad imparare qualcosa, loro saranno naturalmente portati a non imparare nulla, a disinteressarsi dello studio e dell’apprendimento.
La conseguenza è che domani si troveranno in difficoltà rispetto agli altri, magari incapaci di procurarsi da vivere, sempre secondi, o ultimi, in tutto.
Possiamo insegnare ad apprendere senza punizioni, minacce o costrizioni?
Certo, perché se pensassimo alla naturale curiosità dei bambini, alla loro voglia di scoprire i motivi delle cose, ci renderemmo conto che è proprio l’imposizione scolastica e educativa a suscitare questa loro avversione verso lo studio.
Nemmeno noi amiamo essere costretti a fare le cose, e quasi tutti conserviamo ricordi sgradevoli della scuola. Questo dovrebbe dirci qualcosa, ma sembra invece che non significhi nulla.
Insegnare ad apprendere vuol dire, innanzi tutto rendersi conto che noi non possiamo insegnare nulla a qualcuno che ha scelto di non imparare da noi.
Ciò che possiamo, e dobbiamo fare, è mostrare le opportunità di crescita, mettere a disposizione dei nostri figli (e alunni) ciò che sappiamo perché siano loro a prendere quanto gli interessa.
Insegnare ad apprendere significa perciò suscitare curiosità e interesse, partire dalla vita e non dalle spesso inutili nozioni che si studiano su un libro.
Per educare un figlio è l’esempio il vero segreto, così anche per insegnargli ad imparare: dobbiamo essere i primi a mostrare curiosità per le cose, per il mondo e per la conoscenza, porci domande condividendole con loro e cercare insieme le risposte.
Non solo i bambini, ma anche noi, tutti impariamo dall’esempio e dalla pratica: è inutile la predica su quanto serva studiare, ciò che conta è l’esempio.
Se chiediamo a nostro figlio di applicarsi nello studio e noi siamo i primi a non leggere mai, a non fare domande e a non rispondere alle sue (magari mostrandoci infastiditi quando non ci piacciono), che esempio stiamo dando?
Ai nostri studenti mostriamo che ci interessa qualcosa o che va fatta perché sta scritta nel programma?
Mostriamo amore per l’apprendimento e la conoscenza, o senso del dovere?
Insegnare ad apprendere significa insegnare ad amare il mondo e la vita, perché amore significa curiosità, rispetto, comprensione, ascolto, interesse…
La noia, l’imposizione sono le principali cause della crisi educativa attuale, perché a nessuno piace dover fare quello che altri hanno stabilito, specie se non capiamo il senso di questa decisione o vorremmo, e preferiremmo, fare altro.
Alcune conoscenze sono indispensabili?
Bene, spieghiamo per quale motivo la pensiamo così, mettiamo i nostri figli nella condizione di capirlo, di vedere come gli servono a loro, non a noi, di provarne con mano l’utilità.
E se in parte fossero inutili?
Insegnare ad apprendere, dopotutto, vuol dire insegnare ad amare, e il solo modo per riuscire in questo non sta nelle prediche, nei rimproveri o nei sensi di colpa, ma nella pratica personale e nella libertà.
E non temere, tuo figlio non è sciocco, tutti i bambini, liberi, amano apprendere, se tuo figlio fa eccezione chiediti se è davvero libero e scoprirai che la libertà ti mostrerà tutto quello che lui ama apprendere.
Se insegni ai bambini a voler imparare, vedrai che sapranno farlo meglio di quanto immagini e saranno indipendenti e autonomi.
Così potrai aiutarli, invece che trascinarli.
Educazione significa aiuto
Che si tratta di un pessimo andamento a scuola, oppure di problemi a comunicare a casa, magari non ti fidi degli amici o del “giro” che frequentano.
Altre volte si tratta della loro insicurezza e vorresti aiutarli a superarla, generalmente il problema è che i figli non gradiscono troppo l’aiuto.
Pensi di avere il diritto di preoccuparti del futuro dei tuoi figli, della necessità di intervenire anche contro la loro volontà, più semplicemente della necessità che sia tu a dover imporre certe regole necessarie?
E se invece non avessi questo diritto?
Per prima cosa bisogna essere sinceri e onesti con nostro figlio: evita assolutamente di nascondere la preoccupazione che hai, di cercare soluzioni di nascosto, di omettere elementi che lo riguardano, di agire a sua insaputa.
Coinvolgilo sempre, che si tratti di discutere della scuola oppure decidere cosa fare nelle vacanze estive.
Deve essere partecipe della famiglia anche nel prendere decisioni, in modo che possa rendersi conto che gli riconosci un certo valore.
Prima di stabilire come risolvere un problema che lo riguarda, prova a chiedere la sua opinione.
Per quanto banale molti genitori sono convinti che non ne abbia una o che sia inadeguata:
- Che ne pensa lui della situazione?
- Per quale motivo la vede così?
- Come la vive?
- Cosa pensa di fare per cambiarla?
- Vuole cambiarla?
- Cosa gli interessa?
- Quali sono le sue priorità?
Parti dal presupposto che lui sia in grado di affrontare le difficoltà del momento e non cadere nella trappola di credere che abbia bisogno del tuo aiuto perché da solo non è capace.
Avrà probabilmente bisogno di te, ma, soprattutto, per supportarlo e consigliarlo, non per sostituirlo.
Infine, la cosa però più importante: aiutalo a riflettere e poi accetta e rispetta la sua scelta.
Ovviamente questo varia molto in funzione dell’età, ma anche un ragazzino di dodici anni deve iniziare a ragionare e assumersi le sue responsabilità.
Imparare a scegliere e assumersi la responsabilità delle sue scelte è il suo bene.
La vita è sua, deve viverla in prima persona come protagonista. Tu puoi dare una mano e supportarlo, ma invece di sostituirti a lui puoi fare la tua parte: essere un ottimo genitore.
Educare i bambini diventando ottimi genitori
Per essere ottimi genitori basta veramente poco o, se vogliamo, veramente molto: basta amare i propri figli.
Io credo che non sia molto quello che serve per essere un buon genitore, ma che sia tanto complicato e complesso trovare padri e madri all’altezza del loro compito, della loro missione.
Sto dicendo che amare è qualcosa che s’impara a fare e che molti, la maggior parte purtroppo, non impara mai nella propria vita.
Si crede che per essere genitori sia necessario saper dosare i premi e le punizioni, che si debba saper imporre una certa disciplina, che si debba ottenere obbedienza e rispetto dai propri figli, che li si debba educare a rispettare regole e norme per vivere nella nostra società adattandosi nel modo migliore.
Si dà priorità all’educazione, alla conoscenza, al dovere e si perde di vista ciò che veramente dovrebbe essere lo scopo di ogni genitore: amare i propri figli.
Amare vuol dire comprendere, accettare, rispettare, ascoltare, apprezzare, incoraggiare, perdonare, essere sinceri e onesti, essere umili, generosi.
Sembra così scontato eppure è così raro vedere dei genitori che sanno amare i propri figli.
Essere genitore significa cercare sempre di comprendere i figli, nei capricci, nelle “fisse” del momento, nelle difficoltà che hanno.
Comprendere e ascoltare significa non imporgli di essere chi crediamo sia meglio per loro diventare ma lasciarli liberi di esprimere se stessi.
Significa non pretendere che ci diano soddisfazioni (a scuola, nello sport, nelle relazioni o in qualsiasi altro campo) ma aiutarli a essere felici e liberi.
Significa insegnare loro a pensare con la propria testa, a essere liberi e sicuri di sé, ad amare.
Essere genitori comporta la nostra capacità di perdonare gli sbagli che commettono, di rispettare la loro unicità e non considerarli, a qualunque età, incompleti, incapaci o semplicemente inferiori.
Avere fiducia in loro, credere nelle loro capacità e dimostrarlo con il nostro comportamento.
Essere genitori esige da noi l’impegno ad amare incondizionatamente e senza alcuna pretesa, a essere sinceri con loro senza ingannare, mentire o manipolare, comprendendo che i bambini hanno spesso più comprensione, sensibilità e intuito di quasi tutti gli adulti.
Essere genitori significa amare i propri figli: non umiliarli, non prevaricarli con la forza, non costringerli a fare quello che diciamo noi solo perché lo diciamo noi.
Comportarci con loro come vogliamo che loro si comportino con noi, non sminuirli oppure offenderli, non perdere la pazienza con loro, cercare sempre di comprendere e rispettare le loro idee, anche se non le condividiamo.
Essere genitori esige che impariamo ad amare e questo significa, come minimo, comportarci con loro così come noi vorremmo venire trattati dagli altri.
Esige anche fiducia in se stessi.
L’amore basta per essere genitori perfetti, ovvero capaci di amare e insegnare ad amare.
Qualsiasi manuale possa dare consigli, trucchi, strumenti per diventare buoni genitori, sarà inutile se non siamo capaci di amare i nostri figli in modo autentico.
Così come confondiamo spessissimo l’amore con il bisogno, altrettanto crediamo che per essere genitori basti avere figli ubbidienti e disciplinati.
Conclusioni
Se ci pensi, tutto quello che un figlio potrebbe volere è esattamente quello che tu potresti volere: essere felice.
Devi dare libertà e offrire occasioni per crescere e non dipendere da te, sin da piccoli.
Devi offrire senso di responsabilità, senza punizioni, minacce o sensi di colpa.
Credi nei bambini, credi nelle loro capacità, insegna che possono fare tutto se si impegnano, che ogni problema ha una soluzione.
Penso che l’amore sia tutto per educare i bambini nel modo migliore.