Grazie.
Qualche giorno prima di scrivere questa pagina ho tenuto un seminario dedicato alle 10 leggi della felicità.
E la gratitudine è una parte importante di quella che chiamo “Legge della presenza“, ossia la capacità di concentrarci e valorizzare quello che abbiamo.
Mentre noi, di solito, siamo abituati a pensare sempre a quello che ci manca.
Saper dire grazie significa riconoscere quel che di positivo è presente, adesso, nella nostra vita.
Non in modo formale, ma sentito.
Non un grazie che esce semplicemente dalle tue labbra, ma uno che parte davvero dal tuo cuore.
Oggi voglio parlare proprio di questo, mostrandoti un video che rende molto bene l’idea dell’importanza della gratitudine, e attraverso esperienze reali di chi, quel grazie, lo ha imparato a vivere nei modi più diversi sulla propria pelle.
- La gratitudine è un miracolo misterioso (con ciuffi di pelo e occhi verdi).
- Ringraziare in modo sincero o meccanico e formale?
- Il potere della gratitudine.
- La Riconoscenza è la memoria del cuore.
- Dire grazie e stare bene senza sforzarti neanche (con video pratico).
- L’abitudine di dire grazie ti renderà felice?
Bene, iniziamo!
La gratitudine è un miracolo misterioso
Di Alessandra Barigazzi.
Da qualche tempo ho una cucciola di cane e, dopo un po’, rendendomi conto della difficoltà di gestirla da sola, ho avviato un’esperienza di condivisione del cane (io l’ho battezzata dog-sharing) con una famiglia di moldavi.
Il nostro primo incontro è avvenuto così: ero andata a casa loro perché avevo letto un annuncio in cui mettevano in vendita una bicicletta ed io avevo bisogno di una bicicletta.
Avevo con me la cagnetta (Mulan) e, quando l’ho fatta scendere dall’auto ho visto quattro paia di occhi verdi illuminarsi.
Così, mentre mi mostravano la bicicletta, ho trovato il modo di provare a proporre loro di tenere di tanto in tanto la cagnolina, soprattutto nei giorni in cui io resto fuori casa per lavoro più ore e mi dispiace saperla a casa sola per tanto tempo.
Hanno accettato con entusiasmo e dopo un primo giorno in cui la cucciola è rimasta a casa loro, timidamente mi hanno chiesto se potessi portarla anche il giorno successivo.
Quando sono andata a riprendere Mulan il secondo giorno, la signora mi ha regalato delle verdure del suo orto e l’ha fatto in un modo che mi ha commosso. Non per qualche gesto esteriore, ma per il modo in cui mi ha porto quei pomodori e quei cetrioli, ho capito che mi stava proponendo un legame.
Fatto di stima e di rispetto.
Mulan è andata da loro ancora una o due volte ed ho capito che tutti e quattro i moldavi erano già pazzi di lei.
Poi sono partiti per le vacanze in Moldavia e dopo un interruzione di alcune settimane, ho riaccompagnato la mia cucciola da loro.
Quando, nel pomeriggio sono tornata a riprenderla, ho visto che le avevano messo una mollettina molto elegante per tenerle il ciuffo di peli discostato dagli occhi.
Poi il papà moldavo ha tagliato con le forbici un ciuffo di peli in cui si era annodata da una settimana un’erba che non si riusciva a togliere.
Ci siamo fermati un po’ a chiacchierare e la figlia di otto anni era interessatissima e faceva domande su tutto quello che dicevamo.
Ad un certo punto la mamma è entrata in casa perché la piccolina di undici mesi si era svegliata e, quando quest’ultima, ancora un po’ stordita dal sonno, è stata messa a sedere sul davanzale ed ha visto Mulan, di nuovo il suo visetto tenero e paffuto si è illuminato ed ha espresso una gioia ed un affetto incredibile per la cagnolina.
E quegli occhietti verdissimi che luccicavano…
La mamma, di solito un po’ seria, quasi imbronciata (credo che sia perché si sente insicura nella lingua italiana) mi ha informata con orgoglio infantile del fatto che Mulan, quando l’ha vista stamattina, l’abbia subito riconosciuta.
Non so, sarà per tutti quei capelli color del grano e quegli occhi color dell’erba fresca che brillano d’amore per Mulan, sarà per il posto bellissimo in cui vivono, pieno di ossigeno, di alberi e di ville con grandi giardini, sarà perché sento forte il loro desiderio di condividere, ma tutte le volte che torno da casa loro sono piena di gratitudine.
Per il miracolo dell’incontro di cuori che si toccano.
Misteriosamente.
Lo chiamo miracolo e lo considero misterioso perché è qualcosa che non potremo mai acquistare o barattare in alcun modo, ma solo riceverlo in dono.
E proprio per questo non potremo mai fare nulla che ce lo garantisca (come, appunto, comprarlo) ma non potremo nemmeno mai dire che sia impossibile che ci succeda di nuovo.
A me scalda sempre il cuore un gesto d’amore.
La gratitudine è sempre un gesto d’amore.
Perché se è sincero quel “grazie” che pronunci, o senti dentro pur non trasformandolo in parole, è sempre amore.
Certo, a volte lo diciamo solo formalmente, perché si impara così.
E lo spiega bene Serena, raccontando anche di come suo papà, al contrario, non è mai stato tipo dai “grazie facili”!
Ringraziare in modo sincero o formale?
Di Serena Sironi.
Se penso a cosa ci viene insegnato fin da piccoli, una tra le prime cose che mi vengono in mente è di certo “dire grazie”.
Ci insegnano a dirlo per ogni cosa ci viene donata. Non sta bene non ringraziare ci dicono.
A volte pare obbligatorio che in certe situazioni le persone ci debbano fare un dono, a costo di farlo controvoglia e senza il minimo interesse per chi lo riceverà.
A volte chiedo alle persone di dire un grazie vero a qualcuno. Lo faccio perché imparino ad aprirsi, ma spessissimo vado a sbattere contro questo scoglio.
Gli viene facile perché tanto ci sono abituate a ringraziare meccanicamente, ma si tratta di un grazie superficiale che non ha nulla a che vedere con l’apertura.
Mio papà non mi è mai stato uno dal “grazie facile”.
Per lui questa parola ha un peso e non si spreca a caso.
Un giorno d’inverno, molto stanca dopo aver lavorato tutto il pomeriggio nel bosco con lui, ho proposto di trovarci, noi e la mamma, per fare una partita a “scarabeo”.
Questo era un rituale quasi quotidiano che fa molto piacere soprattutto a lei, mentre a me e mio papà non interessa granché. Ma in fondo, perché no?
Potevo farlo, potevo donare un momento di felicità alla mia famiglia e la cosa mi dava gioia.
Così, quando dopo la partita ci siamo salutati, gli occhi di mio papà luccicavano, sembravano parlare e dalla sua bocca è uscito un “grazie” vibrante e autentico che ha lasciato la sua impronta in fondo al mio cuore.
Avevo amato mia mamma tenendole compagnia, e lui, aiutandolo ad aiutarla. E questo ha migliorato la sua vita in quel momento.
Questo grazie tra me e mio papà è stato costruito nel tempo e ha rappresentato il culmine di un percorso in cui abbiamo cominciato ad aprirci e fidarci reciprocamente cominciando da timidi, piccoli passi. A partire dal coraggio di aprire le mie braccia e stringerlo in un abbraccio.
Fino ad allora, il mio grazie era stato di circostanza, che, nonostante mio padre, ero stata educata a dire. La scuola, gli amici, la televisione e la cultura in generale.
Ora che ho imparato ad avere fiducia in me e negli altri ringrazio sempre in modo profondo, vero e pieno di significato. Ringrazio tutto e tutti, perché, fidandomi, a tutto e tutti lascio la possibilità di passare dal mio cuore e di migliorarmi nel profondo. Nel bene e nel male.
Dipende da me permettere che le cose mi migliorino, perché io, amando, ho imparato a dargli l’opportunità di farlo.
Così, allo stesso modo, ringrazio una magnifica alba, ma anche ogni difficoltà per avermi permesso di diventare migliore.
Ringrazio un fiore, ma anche ogni errore che ho commesso e senza cui non avrei imparato.
Ringrazio la bellezza di ogni cosa, ma anche il dolore per avermi temprato e le offese perché se non ci fossero state non sarei la persona forte che sono orgogliosa di essere diventata.
Ringrazio anche ciò che prima avrei ritenuto ingiusto, perché ogni cosa può migliorarmi se ho fiducia che lo possa fare, cogliendo, io, l’opportunità che vi si nasconde.
Ringrazio ogni fatto per essere accaduto, ogni cosa o persona per essersi intromessa nella mia vita. Ringrazio Dio per averla messa sul mio cammino.
Ringrazio me per essere stata capace di migliorare me, migliorando lei.
Un grazie profondo ci mette in connessione profonda con ciò che ringraziamo, attraverso il fatto di amarlo.
Starà agli altri aprire le porte all’amore, ma tu fai in modo che chi ti troverà sul suo cammino potrà alzare gli occhi al cielo ringraziando di averti incontrato.
Già, ringraziare di averti incontrato.
E a volte gli incontri ci sembrano qualcosa di casuale.
Ma io al caso non credo.
La riconoscenza è la memoria del cuore
Di Deborah Cavalieri.
Una delle mie frasi preferite è “la riconoscenza è la memoria del cuore”.
Si, una memoria che ci permette di ricordare l’amore che ci è stato donato gratuitamente.
Nella riconoscenza non troviamo solo una reazione ad un gesto gentile ma è l’atteggiamento di chi accoglie quello che viene dall’esterno, sia dagli altri che dalla vita e lo apprezza come una cosa positiva.
La gratitudine è la risposta del cuore ai doni della vita.
Ma siamo onesti, il più delle volte siamo lontani da viverla e tutt’altro che aperti ai doni che la vita ci presenta. Camminiamo in giro con i paraocchi e siamo ciechi verso la grandezza e la bellezza che ci sta accanto e ci circonda.
Con i pensieri siamo ovunque ma non dove siamo in quel preciso istante. Diamo per scontato la cura e l’affetto delle altre persone e crediamo anche di avere il diritto a tutte le risorse più importanti della vita:
- Sull’acqua potabile non appena apriamo il rubinetto.
- In un appartamento caldo quando accendiamo il riscaldamento.
- Sugli scaffali pieni quando entriamo in un supermercato.
Dimentichiamo quanto siamo privilegiati e che ci sono innumerevoli persone in tutto il mondo che non hanno accesso a questi beni.
A differenza dei nostri genitori e nonni che conoscono o conoscevano i periodi di privazione e che in seguito non hanno mai pensato di buttare via un pezzo di pane, noi non abbiamo mai dovuto sperimentare la fame.
Ma come possiamo insegnare ai bambini che vivono in tanta prosperità, di essere grati per qualcosa di cui non abbiamo mai dovuto fare a meno?
Come possiamo imparare a valorizzare ciò che è diventato così naturale per noi?
La gratitudine nasce nella consapevolezza di molte piccole e belle cose nella vita. Più riusciamo a vivere “qui e ora”, meglio possiamo percepire e godere dei doni che la vita ci offre in ogni momento.
- Come sarebbe se iniziassimo nuovamente a lasciarci sorprendere e incantare dalla vita?
- Se cercassimo deliberatamente situazioni e persone per le quali possiamo essere grati?
- Fossimo felici delle tante piccole cose che arricchiscono la nostra vita ogni giorno?
- Non dessimo per scontato niente e nessuno?
- Ringraziassimo le persone che ci accompagnano con cura e amore?
La gratitudine non l’impariamo dai libri.
La gratitudine c’è l’insegna la vita e le persone che incontriamo nel nostro viaggio attraverso la vita. Le persone più grate le ho trovate tra quelle che si sono dovute privare o la loro vita era in pericolo.
Chi cerca esempi di gratitudine li troverà in coloro che non hanno perso la fiducia nella vita, anche in tempi difficili. In queste persone io personalmente ho trovato cuori aperti e caldi e con grande empatia per la sofferenza degli altri. Queste persone sono la prova che la gratitudine è la chiave per una vita felice.
“La gratitudine porta gioia, la gioia amore, l’amore ci porta alla luce. Quella è la sua potenza. Ringraziare costantemente, ci apre gli occhi alla vita e ai suoi doni. Pian piano ci apre il cuore e la nostra vita si trasforma, cambiano le persone attorno a noi, i luoghi, le emozioni e le sensazioni… Tutto cambia.
Vedrete un mondo nuovo, pieno di colori mai nemmeno immaginati. Per quanto possiate essere scettici cambierà la vostra vita, il vostro modo di guardare le cose, l’aria che vi circonda” (Ivan Nossa)
Forse può sembrare assurdo, patetico, superficiale e poco concreto iniziare a ringraziare proprio quando non se ne ha voglia, ma cosa hai da perdere?
Ringraziare vuol dire dedicare se stessi all’apertura e all’espansione del proprio cuore. Immergersi in questa consapevolezza ci lascerà sorpresi di come cambierà la qualità dei propri giorni.
Grazie: non devi sforzarti, devi aprire gli occhi!
Durante l’incontro di cui parlavo all’inizio ho proposto proprio l’esercizio della gratitudine, funziona così.
Trovi 5 cose per cui provi gratitudine e per cui potresti dire “grazie”.
Le scrivi e ogni mattina appena ti alzi e ogni sera prima di andare a dormire, rileggi questo elenco.
Ogni sera, poi, appena letto, aggiungi sempre una nuova voce all’elenco.
Abbastanza semplice.
Io per renderlo più facile consiglio alcune idee, e le puoi vedere in pochi minuti, nel video che ho registrato in quella diretta.
E per concludere, ecco cosa scrive Gianluca a proposito di gratitudine e abitudine, due cose che vanno spesso in direzioni opposte.
Sono grato, dico grazie, e questo mi rende felice
A me piace osservare i bambini piccoli.
Mi diverte capire come scoprono il mondo attorno a loro, come studiano che cosa possono fare con il proprio corpo, come si rapportano con le persone che incontrano o gli animali che scoprono.
Quello che mi colpisce di più è l’attitudine dei bambini ad entusiasmarsi per tutto quello che vedono senza mai abituarsi.
Mi ricordo che durante il periodo delle feste natalizie mia figlia, di 1 anno e mezzo, si entusiasmava per ogni luce che vedeva. Non si stancava mai. Per ogni luce o decorazione esprimeva lo stesso entusiasmo e batteva le mani:
“Che belle, grazie!”
Io cercavo di rispondere sempre sottolineando anche il mio entusiasmo anche se dopo la ventesima luce facevo più fatica ad esprimere un un entusiasmo sincero 🙂
L’entusiasmo di mia figlia durava per tutto il periodo di Natale e ritornava ogni anno così come poi l’ho rivisto nel mio secondo figlio.
Oggi i miei figli sono cresciuti, Amano ancora le luci di Natale e continuiamo a fare un gioco insieme: vince chi riesce a vedere più luci. L’entusiasmo non è più uguale a tanti anni fa.
Mi sono domandato: perché crescendo l’entusiasmo cambia, generalmente diminuisce o si annulla?
La risposta che mi sono dato è questa: l’abitudine.
L’abitudine è il dare per scontato ciò che mi circonda.
Quando sono entusiasta di quello che osservo io provo felicità.
Perché sono felice?
Perché sono grato: riconosco e sono consapevole di avere un dono di valore rispetto al quale io non ho neanche molti meriti il più delle volte.
Quando non riesco a vivere nella consapevolezza e nella capacità di osservare i doni che mi circondano non provo felicità, ma noia o ansia di trovare quello che non ho.
Faccio degli esempi concreti:
– quando sono raffreddato o ho il mal di gola mi accorgo di quanto sia bello stare bene.
– quando sono solo per molto tempo mi accorgo di quanto sia bello godere della compagnia di amici, familiari…
– quando rimango senza lavoro mi ricordo di quanto fosse bello avere un lavoro che mi impegnava e mi consentiva di guadagnare;
– quando muore una persona cara mi accorgo di quanto era bello potere vivere vicino a lei, ascoltare le sue parole o abbracciarla.
Mi sono domandato: come faccio a non accorgermi dei doni che ho solo quando li perdo?
La risposta è: ringraziare ogni giorno, ogni momento per i doni che ho.
Se capisco che nulla è scontato, nulla è dovuto, nulla è per sempre allora rendo grazie e provo felicità ogni giorno.
In fondo io dico grazie tutte le volte che ricevo qualcosa che non mi è dovuto. Se penso che mi è dovuto difficilmente ringrazio?
Ad esempio io capisco l’importanza e la bellezza di respirare quando mi viene un attacco di asma… quando mi passa e riprendo a respirare bene allora ringrazio e provo una grande felicità perché capisco che potere respirare non è scontato né dovuto.
Questo vale per la vista, l’udito, l’olfatto, il potere camminare o godere della compagnia di un amico…
Come farlo?
Ci si può allenare “imparando” la gratitudine e lo si può fare tramite un percorso che puoi iniziare anche subito con un semplice esercizio: esercitati a ringraziare le persone che ti circondano per ogni gesto di attenzione che ricevi da loro.
Quando lo fai sorridi e guardale negli occhi.
Due video, diversi esercizi, la consapevolezza che dire grazie puoi farlo solo con le labbra, aprendoti, come scriveva Gianluca, alla noia e all’abitudine che toglie gusto alla tua vita, o col cuore.
Imparare a dire grazie non significa pronunciare la parola, ma riconoscere l’immenso dono con cui hai a che fare ogni giorno: la tua vita.
E a questo punto, a nome anche di tutti coloro che hanno scritto le parole che hai letto, ti dico GRAZIE.
Per aver letto questa pagina, per la fiducia che hai nel seguire quello che faccio, ma soprattutto per ogni sorriso e gesto d’amore, per ogni grazie sincero che, magari anche grazie a quello che hai visto e letto oggi, vorrai donare a tua volta al mondo.
Grazie.