Oggi parliamo di un libro che ho trovato estremamente interessante e che sono certo piacerà anche a te. Imparare l’ottimismo, di Seligman.
Rileggendolo per scrivere questa guida, ho anche notato come ci siano tantissimi spunti molto pratici per poter migliorare la nostra vita. Ne ho fatto nuovamente tesoro 😉
Alcune delle cose che condividerò oggi con te potrebbero darti informazioni mai prese in considerazione, ma se consideri che parliamo di uno degli psicologi più importanti, vedrai che non sono affatto follie.
Tra l’altro l’ottimismo non è auto illusione, ma la capacità di osservare la realtà in modo più completo.
Nel libro Seligman intende il pensiero positivo in senso negativo, come se fosse un modo per ignorare i problemi e pensare che tutto va bene.
Inoltre sostiene che a volte devi osservare la realtà e non essere ottimista. Intendiamoci: se non sei ottimista le realtà non la vedrai mai in modo chiaro.
Per capire meglio come la penso io sull’ottimismo leggi la mia guida per pensare positivo senza illusioni »
Prima di iniziare ti dico che parleremo anche di depressione.
Io sono un mental coach e non me ne occupo mai, ma leggendo questo libro credo che sarà interessante condividere con te le ricerche di Seligman, che ha dedicato tantissimi anni a studiarla.
In compenso ho da qualche giorno scoperto il blog di un giovane psicologo che ho trovato molto interessante. magari, sul tema depressione, puoi anche dargli un’occhiata.
Andiamo al sodo, perché le pagine che sto per condividere con te sono davvero interessanti!
Imparare l’ottimismo: ottimisti si diventa
Seligman è famoso nel mondo della psicologia per la sua teoria dell’Impotenza appresa.
[…] è la reazione di rinuncia, la risposta di abbandono che segue al credere che qualsiasi cos tu possa fare non è importante. […] il pessimismo non è fisso è immutabile.
In sostanza funziona che se tu affronti una situazione e va male cerchi una spiegazione. Ma una spiegazione la cerchi sempre, di fronte a qualsiasi evento.
Cerchi di dare un senso, un significato.
Il modo in cui lo fai è definito da Seligman stile esplicativo ed è quel che determina l’ottimismo o il pessimismo.
In sostanza puoi trovare delle spiegazioni per cui hai il potere di agire e cambiare le cose, o altre per cui non puoi fare nulla e qualsiasi tentativo sarà comunque inutile.
Il pessimista, quindi, è tale perché crede (anche se si sbaglia) di non poter risolvere un problema o che non abbia senso quello che fa. Qualsiasi cosa faccia.
La cosa importante da capire è che non si nasce pessimisti, ma lo si diventa perché impariamo a pensare di non avere soluzioni o che quello che facciamo non serva.
Ma ora tieniti forte: sai cosa Seligman definisce ultimo stadio del pessimismo? La depressione!
Ecco cosa dice:
[…] ora potevamo considerare come causa della depressione la credenza nella futilità delle proprie azioni.
Fondamentalmente la depressione è quindi uno stato di pessimismo al massimo livello per cui pensi che qualsiasi cosa tu possa fare sarà inutile e non servirà a nulla.
Seligman riporta le parole di Ellis, psicologo che arriva a questa conclusione:
[…] laddove altri vedevano un conflitto nevrotico profondo, vedeva semplicemente un inadeguato modo di pensare […] chiedeva ai pazienti di smettere di pensare in maniera sbagliata e di cominciare a pensare in maniera corretta.
Ma la cosa che ha attirato molto la mia attenzione, con tutto quello che si dice oggi della depressione, è la conclusione di uno psichiatra, Tim Beck.
La depressione, sostenne coraggiosamente, non consiste né in un malfunzionamento della chimica cerebrale, né in rabbia rivolta all’interno. È un disturbo del pensiero cosciente.
Ossia la depressione è connessa all‘impotenza appresa di cui parla Seligman, un modo di pensare se stessi e le proprie capacità, la convinzione che tutto, fino anche la nostra stessa vita, sia inutile.
In pratica considera che oggi la depressione è vista come una malattia del cervello dovuta a uno squilibrio chimico.
Seligman chiarisce però che la depressione ha tre forme. Una normale, comune. E poi quelle che vengono definiti disturbi depressivi.
Questi possono essere la depressione unipolare e quella bipolare.
La prima differisce dalla depressione normale solo, sostiene Seligman, per la quantità e intensità dei sintomi.
La distinzione è superficiale, prosegue, e dal suo punto di vista non condivide l’opinione diffusa che considera la depressione normale una “demoralizzazione” temporanea e quella unipolare come malattia.
Come combattere la depressione secondo Seligman
Il nostro ragionamento era chiaro. La depressione deriva da abitudini del pensiero conscio che si formano nel corso della vita.
Cambiano tali abitudini si può curare la depressione.
Lo stesso autore si chiede se il pessimismo causi la depressione o magari non sia vero il contrario, e cioè che le persone depresse diventino per questo pessimiste.
Difficile, ammette lui stesso, arrivare a una conclusione chiara, e l’unica strada che lui ritenne utile era verificare se la terapia usata per modificare il pensiero pessimista fosse efficace.
Ecco le sue conclusioni:
[…] la terapia cognitiva funziona specificamente rendendo i pazienti più ottimisti. Previene la ricaduta perché gli individui acquistano un’abilità che possono utilizzare continuamente, senza dover dipendere da farmaci o medici.
Seligman dice chiaramente che la radice del problema è il pessimismo. E il legame tra pessimismo e ruminazione, ossia continuare ad avere pensieri negativi.
Ecco come succede che il pessimismo si trasformi in depressione:
In primo luogo c’è una minaccia contro la quale si crede di essere impotenti.
In secondo luogo, si cerca la causa della minaccia e, se si è pessimisti, la spiegazione a cui si giunge è permanente, pervasiva e personale.
A questo punto ci si aspetta di rimanere impotenti anche in futuro e in mote situazioni. Un’aspettativa conscia che è l’ultimo legame nella catena, quello che attiva la depressione.
Che vuol dire permanente, pervasivo e personale?
Permanente significa che siamo convinti che quel problema non si risolverà. Il pessimista vede un problema come una questione senza tempo che non finirà mai a non lo abbandonerà mai.
Personale significa che riguarda te. Se sei pessimista il problema sei tu, sono le tue capacità insufficienti, i tuoi limiti, i tuoi difetti.
Così non solo il problema non risolverà, ma non ti abbandonerà mai perché dipende da te.
Infine il pessimismo è pervasivo, perché intacca tutti i settori della tua vita e il problema che hai nella coppia, per esempio, mina le tue sicurezza in ambiti come il lavoro o le amicizie.
Così il pessimista si convince di non poter fare nulla poiché il problema è lui, non cambierà mai e distruggerà tutto.
Torniamo così all’impotenza appresa, perché impariamo, spiega Seligman, a convincerci che non possiamo cambiare le cose e che non abbiamo le capacità di affrontare le minacce che vediamo intorno a noi.
A questo punto Seligman spiega come Imparare l’ottimismo offrendo una serie di esercizi molto semplici ma efficaci per cambiare lo stile esplicativo che ci dirige verso l’ottimismo o il pessimismo, e poi, eventualmente, la depressione.
Il metodo Seligman lo chiama ABC.
Consiste nell’individuare la connessione tra un evento difficile, un problema ad esempio, la nostra convinzione a riguardo e le conseguenze che questo comporta su di noi.
Seligman consiglia di annotare le situazioni che vivi, i tuoi pensieri, cioè cosa credi stia succedendo e poi le conseguenze, cioè i sentimenti che provi.
Questo devi poi aggiungere la comprensione della tua credenza, di quello che è il tuo giudizio su ciò che accade, capendo se è vero quello che tu credi reale.
Seligman suggerisce di discutere queste situazioni attraverso quattro approcci possibili.
Per discutere efficacemente si possono seguire quattro modalità:
- Prove.
- Alternative.
- Implicazioni.
- Umiltà.
Le prove devono permetterti di verificare se quello che pensi sia vero. Cercare le prove che quel che pensi sia sbagliato o almeno non del tutto vero.
Le alternative rappresentano la ricerca dei tanti motivi per cui qualcosa è andato storto. Se ricordi il pessimista si considera colpevole.
Tu opteresti iniziare a considerare tutti i fattori che hanno influito sulla situazione negativa che hai vissuto.
Le implicazioni sono le conseguenze: se qual cosava male, cosa succederà realmente? Accadrà o è solo una minaccia che potrebbe rivelarsi infondata?
L’umiltà, infine, fa riferimento alla ricerca di qualcosa di buono nelle situazioni avverse che ci capitano e anche alle possibilità di cambiare le cose.
Posso fare qualcosa per migliorare la situazione? Come?
Il libro è ricco di esempi su come utilizzare questo approccio e molti spazi per fare tu, in prima persona, questo genere di lavoro su eventi che hai vissuto.
Parla poi anche di come insegnare l’ottimismo ai bambini, per donarlo come educazione alle nostre future generazioni.
Pensaci: perché non crescere un bambino già ottimista e pronto a fronteggiare qualsiasi sfida, invece che dovergli spiegare tutto dopo averlo rialzato da terra?
Conclusioni
Abbiamo parlato di come Imparare l’ottimismo e di depressione.
Non è cosa che mi interessa personalmente, sono un mental coach e non mi occupo di disturbi mentali.
Anche se Seligman dice chiaramente che la “depressione normale” non è un disturbo mentale o una malattia da curare con la terapia.
Ho voluto consigliarti questo libro perché parla di ottimismo, offre una visione interessante della vita e anche della depressione, una delle malattie oggi più diffuse.
Ovviamente se pensi di avere una depressione devi parlare con uno specialista, uno psicologo o uno psichiatra, o uno psicoterapeuta.
Ma fallo usando la testa, considerando che anche nel campo scientifico ci sono opinioni diverse (non tutti gli psichiatri credono alla teoria dello squilibrio chimico, per esempio, e alcuni sostengono che non esitano prove scientifiche che lo dimostrino!).
Non devi subire una cura, devi capire ed essere protagonista, perché il medico è un consulente al tuo servizio, per aiutarti, non per darti ordini.
Sono certo che le pagine di questo libro ti offriranno l’occasione di metterti in discussione e comprenderti meglio.
Vai in libreria e compralo oggi stesso, se lo hai letto e non avevi pensato a quello che ti ho detto rileggilo, con occhi nuovi.
E se vorrai condividere cosa ne pensi, mostrarmi i tuoi dubbi e confidarmi le tue scoperte e intuizioni, lascia un commento, sarò felice di notare spunti che, anche dopo più letture, mi sono sfuggiti 😉