Mental coaching sportivo: quando allenare il corpo non basta

Cos’è è il mental coaching sportivo e a cosa serve?

Secondo te, può un calciatore poco concentrato attingere al massimo del suo potenziale durante una partita? 

E può un atleta offrire la sua migliore prestazione in una gara, in preda all’ansia da risultato?

O piuttosto é solo attraverso una mente calma e concentrata che ogni professionista dello sport può tirare fuori il meglio di sé in occasione di una gara?

Non solo.

Pensa anche a tutta la fase preparatoria dell’allenamento. 

Mente e corpo sono strettamente connessi e una mente calma favorisce indubbiamente, in ogni fase della preparazione atletica, un risultato migliore.

Per questo oggi voglio parlarti dell’importanza del Coaching in ambito sportivo.

 

Cos’è il mental coaching sportivo?

Mental coaching sportivo

Il mental coach che opera in ambito sportivo è un professionista che si occupa di allenare la mente dell’essere umano che c’è dietro ogni atleta.

Sì, perché ancora prima che essere un calciatore, un pugile, una tennista, lo sportivo è un essere umano. 

Che come te, come me, prova delle emozioni, ha un suo vissuto, vive delle difficoltà, ha i suoi sogni e le sue ambizioni e si interfaccia continuamente con i limiti e gli ostacoli che possono impedirgli di raggiungerli.

Recenti ricerche scientifiche dimostrano tra l’altro il ruolo fondamentale che la mente ricopre nel benessere e nella salute anche fisica di ognuno di noi.

Quante volte una situazione di stress emotivo influenza negativamente la salute a tal punto da dare origine a disturbi somatici di varia natura e gravità?

L’ho sperimentato personalmente per cui posso confermartelo: dalle cefalee ai disturbi muscolo-scheletrici, alla debolezza generalizzata, disturbi gastrici, disordini alimentari e tanto altro.

E allenare e rafforzare quello che non ho ombra di dubbio nel definire l’organo più importante di un essere umano, il cervello, non può che permettere a un essere umano, in questo caso uno sportivo, di offrire davvero il meglio di sè.

 

Mental Coaching sportivo: le origini

Prima di tutto, un po’ di storia.

Sapevi che la figura del Mental Coach nasce proprio in ambito sportivo?

Siamo negli Stati Uniti intorno agli anni ’70, precisamente in un campo da tennis.

Le sue origini sono infatti legate agli insegnamenti del coach e saggista Timothy W. Gallwey, autore del libro “The Inner Game of Tennis“, pubblicato nel 1974.

Tradotto in italiano con il titolo “Il gioco interiore del tennis“, contiene il metodo che Gallwey aveva sviluppato in seguito alle sue intuizioni e che avrebbe successivamente influenzato anche il coaching legato alla vita di tutti i giorni, compreso il coaching aziendale

L’avversario che ciascuno ha nella sua testa è più forte di quello che sta dal lato opposto della rete, sosteneva Gallwey.

E di questo aspetto parleremo più avanti, quando vedremo la fondamentale importanza di allenare la mente alla concentrazione e alla calma.

 

Coach sportivo e allenatore: differenze e aspetti in comune

Facciamo ora chiarezza su un aspetto importante, anche per comprendere meglio i differenti ambiti in cui operano le diverse figure professionali che preparano un atleta, sia in fase di allenamento che durante la sua gara, partita o competizione.

Mi riferisco alla differenza sostanziale tra l’allenatore e il mental coach sportivo.

Abbiamo già visto che l’obiettivo del Mental Coach é quello di allenare la mente dell’atleta.

L’allenatore, invece, spesso chiamato anche “mister”, prepara il singolo atleta (o la squadra, a seconda dei casi),  alla competizione curandone soprattutto l’aspetto fisico e tecnico.

Ne cura il potenziamento, l’agilità e la resistenza muscolare, attraverso tutta una serie di allenamenti graduali e mirati, ma anche la motivazione e le strategie tecniche.

Aspetti che poi tutti insieme convergono verso un unico risultato finale: vincere.

Esibendosi in un’eccellente performance durante la gara, la competizione o la partita.

Un interessante aspetto in comune che hanno sia l’allenatore che il coach, è che entrambi conoscono la strada attraverso cui guidare l’atleta o la squadra per ottenere il risultato finale, che hanno ben chiaro nella mente.

Nel caso dell’allenamento fisico e tecnico, tuttavia, la strada da seguire è molto più precisa e costituita da step ben definiti e in una ben determinata successione, pur tenendo naturalmente conto dell’unicità di ogni singola persona.

(Non dimentichiamo infatti, che l’atleta è, prima di tutto, un essere umano e come tale ha una sua unicità anche nelle sue caratteristiche fisiche)

Nell’allenamento mentale, invece, pur avendo il coach ben chiaro l’obiettivo da far raggiungere all’atleta, non sempre gli indica in modo esplicito “che cosa fare”.

Lo mette piuttosto nelle condizioni per poter scegliere lui stesso di fare ciò che deve per ottenere quel risultato.

Lo stesso Gallwey, nell’allenare i suoi tennisti, utilizzava un metodo che definiva “non didattico“.

Non spiegava, ad esempio, “come tenere la racchetta” o “come colpire la pallina” ma invitava soprattutto il tennista ad osservare.

Osservare, nel caso della racchetta, la sua posizione.

Non giudicare se quella posizione fosse giusta o sbagliata.

Semplicemente osservare che cosa accade colpendo la pallina da quell’angolazione.

Quando, attraverso un’attenta osservazione senza giudizio, comprendi che cosa stai facendo e quali risultati ne conseguono, potrai man mano correggerti in modo molto più fluido e naturale che non se ti venisse “imposto”.

Per questo, anche nella nostra Scuola, insistiamo sempre con i nostri Studenti, sull’importanza e la bellezza del “capire”.

Il Coach non dà consigli, non suggerisce né tanto meno impone che cosa fare, ma offre tutti quei preziosi strumenti attraverso cui la persona possa, da protagonista, scegliere la propria strada.

 

Qual é il ruolo di un mental coach nello sport?

coach sportivo

Innanzitutto, un Mental Coach sportivo può seguire sia un singolo atleta che un’intera squadra, ma può anche lavorare direttamente con gli allenatori.

Frequenti sono, infatti, gli allenatori che chiedono di essere affiancati e seguiti loro stessi da un Mental Coach, per poter affinare quelle capacità di leadership indispensabili per guidare una squadra.

Il punto di partenza, sia che si lavori con il singolo atleta che con la squadra che con gli allenatori, è quello di definire insieme gli obiettivi.

Di seguito i più comuni:

  • lavorare sulla concentrazione e l’attenzione, allenando e rafforzando la mente.
  • imparare a gestire le emozioni.
  • imparare a gestire l’ansia da prestazione.
  • imparare a gestire lo stress anche in fase di allenamento.
  • superare alcuni blocchi che impediscono alla singola persona di attingere al suo pieno potenziale.

Nel caso, poi, in cui alleni un’intera squadra, il Mental Coach ha anche il compito di guidare il Team a muoversi verso un obiettivo comune condiviso da tutti i suoi componenti, aiutandoli a costruire quella visione condivisa in cui abbandonare l’”io” in funzione del “noi”. 

 

Come allenare la mente per lo sport?

Coach sport

Il Mental Coach, non solo nell’ambito sportivo ma anche in altri come ad esempio il Life Coaching o il business coaching, lavora fondamentalmente su quattro fasi:

  1. La definizione dello stato attuale: analisi accurata della situazione di partenza.
  2. La fase delle domande: attraverso domande spesso anche scomode il Coach guida la persona a comprendere e comprendersi sempre più in profondità.
  3. La definizione dell’obiettivo o stato finale e della strada da percorrere per arrivarci.
  4. La costruzione, insieme alla persona, delle azioni precise e concrete da mettere in atto quotidianamente per arrivare all’obiettivo.

Gli ultimi due punti  vengono definiti di comune accordo insieme al cliente e costituiscono, in particolare l’ultimo, la parte “pratica” dell’intero percorso, quella che chiamiamo “allenamento”.

E il primo passo (anche noi con i nostri Studenti insistiamo molto su questo punto, senza il quale tutto il lavoro successivo risulta poco efficace) è quello di imparare a governare la mente, allenando la concentrazione e l’attenzione.

 

Come migliorare la concentrazione nello sport?

Hai presente la differenza che c’è tra quando sei completamente concentrato nell’attività che stai svolgendo e quando invece la tua mente è in (gran) parte distratta da mille altri pensieri?

É proprio ciò di cui parla Gallwey nel suo “The Inner Game of Tennis“.

A volte il vero gioco non si svolge sul campo da tennis (o di calcio, o di basket o su una pista di pattinaggio) ma nella tua mente.

Al suo interno si svolge un vorticoso gioco interiore fatto di pensieri, ansie, paure, aspettative, in un susseguirsi spesso continuo e disordinato.

Poniamo che tu sia un atleta (magari se stai leggendo questa pagina lo sei davvero ma anche se non pratichi sport è identico): quante volte ti concentri sul risultato finale e sull’eccellenza della tua prestazione?

E quanto invece riesci a lasciare la tua mente completamente ferma sull’istante che stai vivendo?

Gallwey diceva ai tennisti di fissare i punti di cucitura della palla, concentrando tutta la loro attenzione su questi.

Guardare la pallina non è difficile, ma quanto può essere impegnativo restare totalmente focalizzati sulle sue cuciture?

I giocatori spesso notavano che, nel riuscire a tenere la mente focalizzata su quei particolari, la pallina appariva persino più grande, per cui risultava poi molto più facile fare un ottimo tiro.

Ma soprattutto, con la mente perfettamente allineata con l’obiettivo da colpire, era cessato tutto quel chiacchiericcio mentale che prima impediva loro quella calma che è il requisito essenziale per un’ottima prestazione, precisa ed efficace.

Anthony De Mello, nel suo “Messaggio per un’Aquila che si credeva un pollo” scrive, a questo proposito:

“Quando l’arciere tira senza ambire a un premio particolare, ha tutte le sue capacità; quando tira per vincere una fibbia d’ottone, è già nervoso; quando tira per un trofeo dorato, diventa cieco, vede due bersagli, e perde la testa.

Le sue capacità non sono andate perdute, ma il premio lo turba. Per lui è importante! Pensa più a vincere che a tirare, e il bisogno di vincere gli toglie la sua abilità.

E, se hai un po’ di pazienza, su questo aspetto fondamentale, ci arriveremo tra un po’.

 

I principali ostacoli che incontra un atleta

Quali sono i principali ostacoli che incontra un atleta sia in fase di allenamento sia nel momento in cui si sta svolgendo la sua competizione?

Riflettendoci con calma, ho individuato i seguenti punti che, tuttavia, come vedremo di seguito, sono strettamente interconnessi:

  • Il bisogno di essere perfetti.
  • La paura di fallire.
  • Le aspettative sul risultato.
  • Puntare tutto sulla propria carriera.

(in realtà ce n’è anche un altro, ma lo tratteremo a parte)

Vediamoli insieme con ordine.

 

Il bisogno di essere perfetti

Non a caso parlo di “bisogno”.

Raramente si tratta di una sana aspirazione all’eccellenza (in questo caso, a portare avanti, giorno dopo giorno un eccellente allenamento, fisico e mentale, che produrrebbe poi come effetto collaterale la disputa di una splendida gara).

Si tratta piuttosto di una necessità spesso legata alla paura del giudizio degli altri, alla paura di non valere abbastanza o al timore di deludere le aspettative di persone importanti come familiari, amici, gli stessi compagni di squadra o l’allenatore che ha investito tanto tempo e tanto lavoro.

 Come spiega molto bene Serena, una dei Mental Coach della nostra Scuola, in questo articolo sul perfezionismo, la perfezione non esiste, in quanto altrimenti, semplicemente, non saremmo esseri umani.

La perfezione non è di questo mondo.

Che cosa significa questo?
Dal momento che non esiste,
inseguire la perfezione significa essere necessariamente votati al fallimento e all’infelicità.

Gli obiettivi che un perfezionista si pone, spesso sono irrealistici e irraggiungibili, e soprattutto non mantenibili nel tempo.

Se un giorno disputerai una gara fantastica, non è affatto detto che sarà così tutte le altre volte.

Potrà sempre esserci un atleta che correrà più veloce di te.

Così come potrebbero subentrare circostanze esterne, magari atmosferiche, su cui non hai assolutamente controllo (pensa a dei calciatori che giocano su un campo da calcio con un terreno troppo duro o troppo bagnato).

 

La paura di fallire

Un altro aspetto che emerge frequentemente è quello legato alla paura del fallimento. Anch’esso indubbiamente legato strettamente al condizionamento dal giudizio degli altri.

In una società in cui ci insegnano che per essere amati ma anche apprezzati e riconosciuti, dobbiamo necessariamente essere persone brillanti e vincenti, il fallimento appare come uno spauracchio da evitare a tutti i costi.

Così un atleta, anzichè concentrarsi nel dare il meglio, ha la mente focalizzata su tutto quello che potrebbe andare male e di certo questo non lo mette nelle migliori condizioni per tirare fuori il massimo delle sue potenzialità.

 

Le aspettative sul risultato

E se disputare “bene” una gara significasse necessariamente vincere la medaglia d’oro o vincere la partita?

Se fosse imprescindibile il primo premio per sentire di non aver fallito?

Ricordo ancora un episodio di quando ero alle medie.

La mia professoressa di inglese, sempre così gentile e affettuosa, mi urlava contro inviperita, rimproverandomi per un compito in classe andato, secondo lei, malissimo.

Non sono tanto, però, le urla e la mia sensazione di profonda mortificazione, ad essermi rimaste così impresse, quanto la sua frase finale, pronunciata sempre urlando con rabbia: “Ti metto 6 a questo compito!”. 

Quella era, per lei, la punizione.

La sufficienza!

Che per tanti miei compagni di classe era una grande aspirazione 😀

Questo per farti capire come spesso, “far bene” o essere “vincenti” equivale al voto più alto, alla medaglia d’oro, all’arrivare primi in una competizione.

Primeggiare sugli altri.

Ma dimmi una cosa: è realistico pensare di poter sempre essere i primi?

E, soprattutto, in tutto questo, l’amore per la materia che studi, lo sport che pratichi, l’arte attraverso cui ti esprimi, dove vanno a finire?

E ancora, a che cosa ti serve davvero essere il primo o la prima?

E di questo ne riparleremo più avanti 😉

 

Puntare tutto sulla propria carriera

Ed eccoci a quello che considero in assoluto l’aspetto più insidioso tra gli ostacoli che può incontrare un atleta professionista: investire tutto nella propria carriera sportiva.

Che cosa significa?

 Significa che lo sport non è più solo una parte importante della vita di un atleta, ma finisce per sovrastare e fagocitare tutti gli altri ambiti della sua esistenza.

 Quando ciò accade, significa che il suo valore stesso come persona inizia a dipendere dalle sue performance agonistiche.

Significa che non esiste più la persona ma solo l’atleta famoso da cui tutti si aspettano grandi cose.

Significa che il risultato di ogni gara, di ogni partita, diventa questione di vita o di morte.

Nella nostra Scuola identifichiamo questo processo come La Trappola del Bisogno

Giacomo lo spiega bene in questo video tratto dal nostro programma “Felicitಓ.

 

Più qualcosa è importante per te, più energie investi, fino ad arrivare al punto in cui per te non esiste nient’altro e tutto il resto perde importanza.

Il tuo unico obiettivo diventa ottenere quella cosa, in un circolo vizioso senza fine perché più investi e più hai paura di non ottenere quel risultato o che questo possa non durare.

Nella nostra Scuola insegniamo ai nostri Studenti che nessun obiettivo, neanche il più nobile o glorioso o eccelso potrà mai rendere felice un essere umano.

Raggiunto un obiettivo (sempre che lo si raggiunga), subentrerebbero ben presto l’insoddisfazione e la smania di raggiungerne subito un altro o la paura di perdere quanto ottenuto.

La vera Felicità è invece uno stato di perfetto equilibrio e serenità in cui poter star bene a prescindere da situazioni e risultati.

Soltanto così, anche in ambito sportivo, un atleta può dare il meglio di sé in una gara, libero dall’ansia del raggiungimento di un determinato risultato, perché ad esso non sarà legata la sua felicità né tanto meno la sua identità.

La fonte della sua felicità sarà l’amore con cui vive lo sport che ama allo stesso modo di ogni altro ambito della sua vita.

 

Come motivare un atleta: quando manca un ingrediente essenziale

E se a mancare è la motivazione? (ecco l’altro aspetto di cui ti accennavo prima)

Una delle funzioni del Coach sportivo nell’immaginario comune è forse proprio quella del motivatore.

Vediamo però se tutto questo ha davvero senso.

Che cos’é la motivazione?

È, molto semplicemente, il motivo, profondo e radicato dentro di te, per fare quello che fai.

Potremmo anche dire che è il motivo per cui inizi a fare quello che fai e che, in maniera più o meno consapevole, scegli di continuare a fare ogni singolo giorno.

Se questo motivo tu non ce l’hai o non ce l’hai più, o comunque non nella misura in cui l’avevi all’inizio, ha davvero senso che una persona, per quanto autorevole, per quanto esperta, per quanto animata dalle migliori intenzioni cerchi di “motivarti” dall’esterno?

Potrebbe anche funzionare, e anche essere utile sul momento, ma quanto durerebbe?

Il Mental Coach invece ti aiuta a trovare tu stesso quel motivo profondo per cui vorrai continuare a scegliere di continuare a dare il massimo in ciò che fai.

Attenzione: sottolineo “vorrai” e non “dovrai”.

Un ottimo motivo non è mai dettato dall’esterno, non è mai un dovere, come neanche un bisogno

Un ottimo motivo è dato da una comprensione profonda della realtà e successivamente da una scelta consapevole. 

Noi diciamo sempre ai nostri Studenti (sì, la nostra è una vera e propria Scuola e preferiamo chiamare Studenti le persone che scelgono di fare un percorso con noi) che la vera motivazione profonda che ci accomuna tutti è essere felici.

E non sarà mai un traguardo, o l’ottenimento di un premio, o l’approvazione e l’ammirazione degli altri a renderti felice.

Niente di ciò che sta fuori di te potrà mai renderti davvero felice.

  • Come detto prima, potresti non ottenerlo (e non lo controlli).
  • Potresti non ottenerlo sempre, (e anche questo non lo controlli).
  • Potresti ottenerlo ma, passata l’euforia del momento, accorgerti che non ti basta, che infondo non sei davvero felice.

Ecco perché insegniamo ai nostri Studenti che la vera “vittoria” é tutt’altra cosa 🙂

 

Alla luce di tutto quello che abbiamo visto, che cosa significa dunque vincere, nello sport (come anche nella vita)?

Mental coach sportivo

Parlando di obiettivi, noi diciamo sempre ai nostri Studenti di “dimenticarsi completamente dell’ obiettivo” una volta che questo è stato definito.

E naturalmente non è affatto diverso per uno sportivo.

Noi insegniamo che l’obiettivo (che potrebbe essere, in questo campo, quello di vincere una partita o un incontro, o disputare una gara o una prestazione eccellente) serve per avere un punto di riferimento, una direzione verso cui muoversi.

Un obiettivo senza una meta finale non è un obiettivo ma solo un buon proposito, e sarebbe nebuloso e poco efficace.

Ma, una volta definito, la tua mente deve concentrarsi completamente nel processo per arrivarci, a quel risultato. 

(Ecco anche perché, come detto in precedenza, è così importante rafforzare la mente e allenarla la mente alla concentrazione)

Il risultato finale, come abbiamo visto, non è completamente sotto il tuo controllo.

L’unica cosa che puoi controllare al 100%, oltre alla tua mente, è ciò che fai e come lo fai, ogni singolo giorno, per arrivarci.

Il risultato sarà così un piacevole effetto collaterale di tutto l’impegno, la passione, la cura, l’entusiasmo e l’amore che avrai messo e che continui a mettere in ogni singolo momento.

Parlando di risultati, inoltre, ti faccio una domanda: a te interessa arrivare primo in una competizione, vincere la medaglia d’oro, o piuttosto divertirti durante la tua performance, mentre fai ciò che ami?

Ricordo quando tornavo a casa da scuola dopo che un insegnante ci aveva riconsegnato i compiti in classe.

Oltre alla puntuale domanda di mio padre: “Che voto hai preso?”, a essermi rimasta impressa era quella successiva: “E gli altri quanto hanno preso?”(riferendosi soprattutto ai più bravi della classe)

Ho ancora davanti agli occhi la sua espressione soddisfatta e fiera di me quando ero io ad aver preso il voto più alto, e l’impercettibile e malcelata delusione quando era stato qualcun altro ad ottenere un risultato migliore.

Non ci hanno insegnato che i paragoni, quelli sani, dovremmo farli soltanto nei confronti di noi stessi. 

Per vedere se oggi abbiamo fatto meglio di ieri per cercare di fare ancora meglio il giorno dopo 🙂

Proprio ieri, parlando con Gianluca, un altro Mental Coach della Scuola di Indipendenza Emotiva, riflettevamo sulla frase di Nelson Mandela che entrambi amiamo molto: “Io non perdo mai: o vinco o imparo”.

Lo stesso vale per un atleta.

Che cosa significa, infatti, vincere?

Significa essere felici, profondamente felici e in pace con se stessi, consapevoli del proprio valore che non dipende dal risultato di una performance.

La vera gara la vinci con te stesso quando ami ciò che fai.

Quando giochi per giocare e non per vincere.

Quando vivi i tuoi errori come una meravigliosa opportunità per crescere e migliorarti.

Solo allora non avrai paura di fallire.

Perché vincerai comunque: vincendo o, ancora meglio, imparando 🙂

 

Appendice: come si diventa mental coach sportivo?

Mental Coach sportivi

Per diventare mental coach sportivo non ci sono titoli con valore legale in Italia, ma molte scuole di coaching propongono corsi e programmi di formazione.

Le basi fondamentali le puoi acquisire anche nella nostra scuola, seguendo il nostro corso per Mental Coach, che ti darà gli strumenti chiave per svolgere questa professione.

 

Quanto guadagna un mental coach sportivo?

I costi si aggirano da 80 a 250 euro per una singola sessione, fino a svariate migliaia di euro in presenza di società sportive, atleti professionisti, squadre che utilizzano il servizio di Coaching nel lungo periodo.

 

Come trovare un mental coach?

Lo hai già trovato 🙂

Nella nostra scuola offriamo la possibilità di avere un Mental coach a tua disposizione, che ti allenerà a sviluppare la tua indipendenza emotiva, ossia la capacità di vivere ogni situazione o difficoltà con calma, serenità e fiducia.

Il nostro obiettivo è aiutarti a sviluppare in modo efficace, rapido e profondo, le competenze e capacità con cui diventare più forte di tutto.

Cosa intendiamo?
Che saprai affrontare e risolvere qualsiasi problema e raggiungere qualsiasi obiettivo.

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