Non giudicare è una delle cose più sagge che tu possa fare se vuoi vivere una vita felice. Lo diceva Gesù, lo dicono tanti saggi e filosofi e tutto sommato è l’invito di ogni religione.
Tuttavia ci sono due problemi:
- Da un lato oggi sembriamo convinti che sia naturale giudicare e impossibile non farlo.
- Dall’altro non è chiaro il motivo per cui non dovresti giudicare.
Ora ti spiego innanzitutto cosa vuol dire giudicare e come riconoscere se tu lo fai (molto spesso diciamo “io non sto giudicando, dico solo la mia opinione!“).
Quindi ti spiego perché tu non vuoi giudicare (anche se “ti scappa”) e come arrivare a non giudicare più.
Considera questo, e tra poco lo verificherai personalmente: non puoi diventare felice se continui a giudicare.
Cominciamo!
Che vuol dire giudicare una persona?
Giudicare una persona significa pensare di poterla definire con una o poche parole e credere che quella persona sia, tutto sommato, come tu la giudichi.
Giudichi qualcuno ogni volta che dici: “Francesco è intelligente“. Bene, questo è un giudizio.
Cosa significa?
Significa che stai attaccando un etichetta a quella persona.
Riconosci i giudizi perché iniziano sempre con il verbo “essere“.
Tu sei, lui è, noi siamo.
Immagina un barattolo di pomodori, o di marmellata.
Per sapere cosa c’è dentro quel barattolo leggi facilmente l’etichetta.
Quando giudichi qualcuno stai mettendo quella persona dentro un barattolo, e poi ci scrivi sopra “Stupido”, “intelligente”, “assassino”, “ipocrita”, “simpatico” e così via.
Inoltre giudicare significa rinchiudere qualcuno in una definizione e pretendere che quella persona sia limitata a quelle etichette che usi.
Quando fai così non vedi più quella persona, ma rimani immobile all’etichetta statica che hai attaccato.
Non vedi più la realtà, ti accontenti di guardare i tuoi filtri, le tue etichette, pensando che siano la realtà stessa.
Tra poco ti spiego 3 motivi per cui non dovresti giudicare: non farlo “perché è sbagliato” o perché lo dice una religione, è la peggiore delle motivazioni e non funzionerà.
Continuerai a giudicare e finirai per avere sensi di colpa ogni volta che lo farai.
Perché non si dovrebbe giudicare?
Non giudicare è la cosa migliore per te, per 4 ragioni:
- Tu non vorresti che gli altri ti giudicassero (il che significa che tu la ritieni una cosa negativa)
- Giudicare è un’illusione in quanto tu non hai nessuna idea di chi sia quella persona.
- Giudicare diventa un’abitudine che ti impedisce di capire la realtà e quindi ti riempie la testa di idee false e distorte.
- Giudicare ti rovina l’autostima.
Primo punto: tu non vuoi che gli altri ti giudichino.
Magari un tuo amico “è scemo”. Ma se dicessero a te la stessa cosa?
Potresti dire che “scemo” o “simpatico” o qualsiasi altra parola possa dire chi sei?
Se dico “bosco” cosa vedi?
Una macchia di alberi.
Ma hai mai pensato che alberi diversi hanno nomi diversi?
O che ogni albero ha diverse età, forme, colori.
Alcuni avranno degli insetti, altri un nido di uccelli, altri un nido ci scoiattoli (dipende ovviamente da che bosco è!)
Quanti pensieri fai ogni giorno?
Secondo alcune ricerche, migliaia.
E poi ci sono migliaia di emozioni che provi, decisioni che prendi.
Hai fatto migliaia di esperienze, visto cose, fatto errori, ottenuto successi.
E questo vale per me e per ogni altre persone in questo mondo.
Noi siamo letteralmente un universo di esperienze, idee, ricordi, scelte, emozioni, sensazioni… e tu pensi che sia possibile racchiudere tutto questo universo in un’etichetta?
Non giudicare significa renderti conto che a te non piace (quindi se giudichi fai qualcosa che tu ritieni negativo) e che non ha senso, perché nessuno giudizio sarà mai capace di esprimere davvero chi stai giudicando.
Però giudicare diventa un’abitudine.
Ti semplifica la vita: leggi l’etichetta e non devi più “aprire il barattolo” per vedere la realtà, cosa c’è dentro quel barattolo realmente.
Ma se ogni persona è un continuo divenire di esperienze, idee, pensieri, emozioni, significa che tu perdi tutto questo restano attaccato, o attaccata, a quell’etichetta.
Ogni giudizio è una semplificazione: non esistono persone stupide, ad esempio. Nessuno è stupido.
Magari diciamo qualcosa di stupido, ma chiunque lo faccia sa anche dire cose utili, divertenti, intelligenti.
Non giudicare è l’unico modo per conoscere davvero chi sei tu, chi sono gli altri e per capire la realtà per quella che è.
Chi giudica, semplicemente, si sbaglia.
Sempre?
Assolutamente sempre.
Per questo devi smettere di giudicare, non perché c’è una regola sacra che ti vieta di farlo. Anzi, questo, come detto, sarà sempre un pessimo motivo…
Chi giudica sarà giudicato?
Nel vangelo, ad esempio, posso leggere che “come giudicheremo, così saremo giudicati“.
Ora, se la leggi in senso dogmatico e rigido, potresti avere paura, se credi in Dio, che sia un “peccato” giudicare e che quindi farlo porterà a una punizione.
Pessimo approccio.
Ti dico chiaramente: anche chi non giudica sarà giudicato.
Da tutti, senza dubbio.
Non giudicare non può essere una scelta dettata dalla paura di qualche punizione, ma dalla consapevolezza.
Se cerchi di smettere di giudicare solamente perché qualcuno (ora ti dico chi) ti dice che non devi farlo, non riuscirai.
Continuerai a giudicare, ti sentirai in colpa perché “sai che è sbagliato”, questo farà emergere frustrazione e risentimento poi verso chi giudicherà te.
Io da alcuni anni ho smesso totalmente di giudicare. Come?
Te lo spiego tra poco, prima rispondo a un’altra domanda:
Chi dice di non giudicare?
Sicuramente la prima risposta è Gesù. Nel Vangelo non giudicare è un tema importante.
In Matteo, capitolo 7, c’è la famosa frase: “Non giudicate e non sarete giudicati“. Poi lo dicono in tanti.
Magari lo dicevano i tuoi genitori (magar poi giudicando anche loro).
Lo dicono tante persone che si pongono come modelli o guru, ma spesso sono belle parole prive di una profonda coerenza.
Come ti dicevo, però, non smetterai mai di giudicare solo perché provi a importelo.
Devi capire.
Come si fa a non giudicare?
Per non giudicare devi ritenere inutile farlo.
Come noti non ho scritto che devi considerarlo “sbagliato”, ma inutile.
D’altronde giriamo la questione: perché giudichiamo?
Perché si giudica?
Giudichiamo perché cerchiamo risposte.
Noi siamo costantemente in cerca di risposte giuste a migliaia di domande.
Ogni decisione che prendi è di fatto una risposta alla domanda: “Cosa è meglio fare adesso?”
Giudicare gli altri ci serve a stabilire come dovremmo comportarci con loro.
Se ti metto l’etichetta di “amico”, allora agirò con te con apertura, magari mi confiderò, condividerò del tempo, sarò aperto e disponibile.
Ma se l’etichetta che ti attacco è “inaffidabile”, allora sarò diffidente, tante cose mie personali le terrò meglio per me e non ti chiederò un supporto se ne avrò bisogno.
Noi giudichiamo per avere queste risposte, per stabilire cosa sia meglio fare in ogni situazione. E giudichiamo perché abbiamo paura di sbagliare e attraverso i nostri giudizi cerchiamo di capire la scelta giusta.
Quando smetterai di giudicare?
Quando capirai che è inutile, che giudicare non ti aiuta MAI a stabilire quale sia la cosa giusta da fare, ma ti fa commettere una quintalata di errori.
Per arrivare a questo devi capire che i giudizi hanno 6 grossi difetti che li rendono sempre sbagliati.
Come si fa a non giudicare gli altri?
Per non giudicare gli altri devi renderti conto che i tuoi giudizi su di loro non ti dicono chi sono loro e come comportarti, ma ti dicono cosa pensi tu, che paure hai e che pregiudizi ti porti in testa.
Come detto ci sono 6 elementi che rendono i giudizi totalmente inadeguati aa farti capire come comportarti.
1. I giudizi sono opinioni
Un giudizio è semplicemente un’opinione personale.
Quando giudichi una persona non stai dicendo chi è quella persona, ma stai dicendo che opinione hai tu di quella persona.
Noti la differenza?
Quando qualcuno giudica te, non dice chi sei tu, dice che opinione si è fatto di te.
Come?
2. I giudizi superficiali
Giudicare si basa solo e sempre su aspetti superficiali: azioni fatte, comportamenti, gesti, parole.
Ricorda sempre che giudichiamo con un solo obiettivo: capire come sia meglio comportarci in una determinata situazione.
Per farlo quini ti basi solo su quello che puoi vedere. Ma se invertiamo i ruoli, capisci che è molto superficiale.
Quando gli altri giudicano le tue azioni, sanno cosa pensavi in quel momento? Cosa provavi?
Conoscono i tuoi desideri, le tue paure, le tue speranze?
Hanno idea di quali esperienze ti hanno portato a fare certe scelte?
No, quando giudichiamo pretendendo di rinchiudere qualcuno in un barattolo, sotto un’etichetta, perdiamo tutto questo e ci basiamo solo su quello che possiamo vedere più facilmente.
Ogni giudizio è sempre superficiale, quindi non è molto utile per capire.
Ma non basta.
3. I giudizi sono statici
Ogni giudizio è anche statico, rigido, fisso.
Una volta attaccata la tua etichetta, non guardi più se quella persona cambia, cresce, si evolve.
Davvero tu saresti d’accordo se dicessi che sei la stesa persona di 1 anno fa?
Negli ultimi mesi non hai forse vissuto tantissime esperienze che ti hanno fatto crescere? Anche nel piccolo?
Ogni volta che tu leggi un libro o ascolti la riflessione di altre persone, o arrivi a nuove idee, o fai nuove esperienze.
Ogni volta tu cambi, anche poco, ma cambi.
Il giudizio è come una foto: se guardi una tua foto di 5 anni fa, potrei dire che tu sei esattamente quella foto?
O è la foto ad aver immortalato un istante della tua vita che risale a diversi anni fa?
4. I giudizi sono condizionati
Un altro problema è che ogni giudizio è condizionato da chi giudica.
Il giudizio dice tantissimo di chi lo pronuncia, poco o niente di chi viene giudicato.
Quando dico che Francesco è stupido, non sto dicendo nulla di Francesco.
Ma dico molto di come io guardo a Francesco, di cosa osservo per giudicarlo, di come stabilisco cosa sia stupido e cosa intelligente.
Il tuo giudizio parla di te, non di chi stai giudicando.
Anche eprché, essendo molto superficiale, non sai quasi nulla di chi stai giudicando!
Inverti sempre i ruoli se hai un dubbio: chi ti giudica ti conosce profondamente? Sa TUTTO di te?
OGNI pensiero, emozione, sensazione, idea, paura, esperienza che tu hai provato in OGNI istante della tua vita?
Non esiste nessuno al mondo che possa conoscerti così tanto da dire chi sei.
E nessuno al mondo potrai conoscerlo tu da poter dire chi è.
5. I giudizi seguono relativi
Inoltre i giudizi sono relativi, cioè dipendono non da chi viene giudicato, non solo da te che giudichi ma soprattutto dagli schemi che usi.
Quando dico che Francesco è stupido, lo faccio in base a cosa?
A un modello che ho in testa e che mi dice come dire se una cosa detta è stupida oppure no. Se una cosa fatta è ragionevole o meno, se quel comportamento è maturo o immaturo e così via.
Come vedi il giudizio non dice quasi niente di chi viene giudicato, ma parla del “giudice” e parla dei suoi schemi.
Ricordati il motivo per cui giudichiamo: stabilire cosa è giusto fare e come comportarci in goni situazione.
Dovresti quindi giudicare la realtà.
Ma se non ti riesce, perché invece di capire la realtà tiri fuori i tuoi schemi, allora inizia capire che è inutile giudicare?
E manca l’ultimo tassello.
6. I giudizi sono ciechi
Hai appena trovato un anello antico nel cassetto di casa tua.
Forse di tua nonna, forse di qualche altra persona anziana. Sembra d’oro.
E forse vale anche tanti soldi.
Così vai da un orafo e lo fai valutare.
Quello prende l’anello, si porta il monocolo sull’occhio e comincia a osservarlo attentamente. Lo analizza con cura, per diversi, lunghissimi minuti, osserva con molta attenzione l’anello.
Infine te lo porge e ti dice che è bigiotteria.
Già… il tuo anello “forse d’oro” non vale nulla.
Probabilmente ci resti male ma mentre stai per andartene, noti che l’orafo… è cieco!
Già, potrai mai fidarti del giudizio di un orafo che non ha nemmeno visto l’anello che avrebbe dovuto valutare?
Quando giudichiamo gli altri siamo come orafi cechi.
E lo sono gli altri quando giudicano noi.
Per questo non giudicare è la cosa giusta: perché non ti serve giudicare, non funziona, non otterrai quel che stai cercando.
Chiederesti all’orafo cieco di guidare la tua auto e accompagnarti da qualche parte?
No vero?
Quando giudichi non vedi nulla, però sei tu che guidi…
Ora ti spiego come si impara a non giudicare, prima apro una breve parentesi sul rischio di giudicare se stessi.
Come si fa a non giudicarsi?
Per non giudicarti devi capire che i tuoi giudizi, anche se riguardano te, sono sempre inadeguati a capire chi sei davvero.
Certo, di te conosci ogni pensiero (forse), ogni emozione (ma hai compreso l’indipendenza emotiva?) e ogni esperienza.
Ma proprio per questo non avrebbe senso giudicarti.
Proprio perché sei un universo, fatto di miliardi di stelle, e proprio perché le hai viste quasi tutte… che senso ha ridurre tutto a una o poche parole?
Nessuna etichetta potrà mai definire cos’è l’universo.
Infatti quando usa questa parola intendo TUTTO, e quindi alla fine non sto dicendo nulla dell’universo.
Qualsiasi giudizio su di te non ti dirà nulla di te, perché tu sei molto di più di qualsiasi etichetta tu scelga per giudicarti.
Ricorda questo: non giudicare è la cosa giusta non perché giudicare sia brutto. Ma solo perché giudicare è inutile e ti farà sempre sbagliare.
E se non giudichi che fai?
Come si impara a non giudicare?
Quando ci diamo degli obiettivi, bisogna che siano sempre posti in modo “positivo”.
Magari tu hai compreso che non serve giudicare e vuoi smettere.
Se stessimo facendo un percorso di coaching ti chiederei qual è il tuo obiettivo. “Non giudicare” mi dici.
“Bene” rispondo io” e “cosa farai invece di giudicare“?
Già perché dirmi che “non” farai qualcosa, significa che farai qualcos’altro.
Cosa?
Il segreto è proprio questo: non funziona il “non devo giudicare”, non ci riuscirai mai.
Cosa farai invece di giudicare?
Devi passare dal giudizio alla valutazione.
Invece di pensare che in quel barattolo ci sia sempre e solo quel che hai scritto sull’etichetta, devi valutarlo.
Prendi il barattolo, stacchi e butti l’etichetta, quindi lo apri e scopri cosa contiene.
Così non dirò che Francesco è stupido (etichetta sul barattolo), ma che Francesco ha detto una frase che secondo me non ha senso.
Noti la differenza?
Ricorda che riconosci che stai giudicando quando dici “lui è” o “lei è”.
Il verbo essere presuppone che tu sappia chi sono quelle persone.
E questo, come detto, è sempre falso.
Le persone “non sono”, ma diventano.
E diventano facendo, dicendo, agendo, scegliendo…
Devi passare dal verbo “essere” al verbo “fare”.
Osservare cosa dicono le persone, cosa fanno, come si comportano.
Se Luisa da uno schiaffo al figlio non “è violenta”, ha dato un ceffone al bambino. Probabilmente ha pensato che fosse il modo giusto per insegnargli a comportarsi bene.
Secondo me Luisa ha sbagliato, perché colpendo suo figlio non gli insegnerà forse a usare anche lui la violenza per insegnare qualcosa?
E Luisa sarebbe contenta si ricevere uno schiaffo o un pugno quando commette un errore?
(o quello che chi la colpisce considera un errore…)
Invece di giudicare Luisa, valuto cosa fa, cosa dice, cerco di capire che pensieri, paure, regole interiori la spingano ad agire in un certo modo.
E non chiudo più Luisa nel barattolo, ma osservo sempre cosa fa e la mia valutazione è continua.
Passi dal giudizio alla valutazione quando smetti di voler definire gli altri o te e inizi a osservare e valutare cosa fanno, dicono, pensano.
Come non essere giudicante
Altro elemento importantissimo è saper osservare la realtà nella sua immensa complessità, imparando a descrivere.
Prendi la foto qui sopra, sapresti descriverla nei minimi dettagli tanto che un’altra persona, che non può vederla, saprebbe dire esattamente cosa raffigura?
Ecco come giudicarla:
Nella foto c’è un bel cavallo marrone che sta facendo un salto bellissimo. Sopra il fantino è una bella ragazza. Il terreno dove saltano è spoglio e intorno si vedono pochi alberi. L’ostacolo è abbastanza alto e un po’ rovinato.
Noti che ho espresso dei giudizi?
Sul cavallo, sugli alberi, sul fantino, sull’ostacolo.
Ma una persona che non vede questa foto, sarà in grado di immaginarsela così come la vediamo io e te?
Proviamo a DESCRIVERLA bene, niente etichette, la realtà:
Nella foto c’è un cavallo che sta saltando un’ostacolo. Il cavallo è in volo, a mezz’aria, e in sella ha un fantino.
Il cavallo è marrone, ma ha una macchia bianca sul muso e una sulla zampa davanti, quella sinistra.
Il fantino è vestito di nero e sembra una donna, indossa un caschetto e ha una maglietta a maniche corte.
L’immagine li ritrae (il cavallo e il fantino) in un campo sterrato, con la polvere alle spalle dell’animale che si vede sollevarsi per il salto.
Sulla destra si notano alcuni alberi e uno lo si vede parzialmente a sinistra.
L’ostacolo che stanno saltando è una sbarra che potrebbe essere alta circa un metro, sorretta da 4 pilastri posti ai suoi alti, due per ogni lato.
Noti la differenza?
Conclusioni: quando è giusto giudicare?
Compreso che i giudizi sono totalmente inutili, perché a te dovrebbero dirti cosa è giusto fare, ma nella realtà non possono farlo, ora sai che puoi smettere di giudicare.
E non perché sia sbagliato, o sia peccato.
Perché capisci che non è la strada migliore per te, che è inutile e non ti serve.
A te serve capire, passare dal giudizio alla valutazione, dal giudizio alla comprensione di quello che accade.
Getta via ogni etichetta, apri tutti i barattoli in cui hai intrappolato finora cose, situazioni e persone.
Non è mai giusto giudicare, semplicemente perché ogni giudizio, se va bene, sarà sbagliato.
E se va male?
Se va male non te ne rendi neanche conto.
Ma a te, da oggi, andrà sempre bene 😉