Odio i miei genitori: come liberarti dal dolore e dalla sofferenza

“Odio i miei genitori” non è semplicemente la frase che potremmo dire quando siamo adolescenti e ci scontriamo con madri e padri che non comprendono i nostri diversi punti di vista.

“Odio mia madre” oppure “odio mio padre” non è solo un sfogo. Odiare una persona è il segnale di un malessere profondo che, se non capito, distruggerà chi odia, non coloro che sono odiati.

Viviamo spesso un modo conflittuale il rapporto con i genitori e finiamo per provare, se non proprio odio, almeno risentimento, amarezza, delusione nei loro confronti.

E questo accade anche se siamo adulti e i nostri genitori anziani, o addirittura morti.

Oggi voglio spiegarti come puoi liberarti di queste emozioni che avvelenano prima di tutto te e capire come trovare serenità nei confronti dei tuoi genitori.

Con o senza il loro contributo 😉

  1. Odio i miei genitori: come nasce e perché lo provi.
  2. Odiare una persona: come liberarti della sofferenza che ti porti dentro.
  3. Come vivere una vita felice malgrado i tuoi genitori.

Quello che ti insegnerò oggi può trasformare la tua vita e permetterti di vivere in modo positivo anche se i tuoi genitori non vorranno mai cambiare il loro modo di vivere e di agire.

Questa profonda libertà è una forza enorme che ti spiegherò come acquisire e usare al meglio.

Prima di iniziare ti consiglio il mio test sulle emozioni.

 

Odio i miei genitori: come nasce e perché lo provi

Odio i miei genitori

Amare significa desiderare il meglio per qualcuno.

Se ti amo voglio che tu stia bene e sia felice, che tu possa sperimentare gioia e amore nella tua vita. Voglio il tuo benessere, la tua serenità, che ti possa realizzare e vivere appieno.

Odiare è qualcosa di totalmente opposto. L’odio non è indifferenza, distacco, disinteresse.

L’odio è distruzione.

Se odio la mia famiglia significa che vorrei distruggerla.

Odiare una persona significa volere il suo male, la sua sofferenza, desiderare per lei tutto quello che noi non vorremmo mai sperimentare.

Odiare qualcuno significa desiderare per lui il peggio possibile.

E spesso l’odio può portarci anche ad agire per infliggere questo “peggio”, per provocare dolore (fisicamente) o sofferenza, per ferire gli altri.

Quando odiamo, subentra una volontà di distruzione che ha un solo scopo: annientare l’altro.

E se anche non agiamo, il semplice desiderio è devastante. Per noi, prima di tutto.

Non dobbiamo mai dimenticare che ogni emozione negativa, odio in prima fila, provoca malessere dentro di noi.

Se odi qualcuno, se ti arrabbi con qualcuno, sei sempre tu la prima persona che sperimenta l’effetto negativo di queste emozioni.

L’odio fa stare male te.
E non è affatto detto che faccia stare male anche le persone che odi.

Anzi, spesso l’odio avvelena te e lascia del tutto indifferenti gli altri, che continuano a vivere la loro vita magari senza nemmeno sapere che cosa provi e pensi.

Se i miei genitori mi odiano saranno i primi a stare male, e io posso difendermi benissimo senza ricambiare questo odio.

Odiare è un sentimento devastante perché non è solo un’emozione, ma un modo di pensare e vivere la vita. Tra poco lo capirai meglio.

La domanda è: per quale motivo arriviamo a odiare qualcuno? Perché possiamo desiderare distruzione per una persona?

Io credo ci siano 3 motivi fondamentali, e credo che in uno di questi, o in più di loro, ritroverai anche le ragioni del tuo odio per i tuoi genitori.

 

 

1. Sofferenza: i miei genitori mi odiano!

I miei genitori mi odiano

La prima ragione per cui potresti odiare i tuoi genitori consiste nella sofferenza che vivi e che ritieni derivi da come loro si comportano nei tuoi confronti.

Ognuno di noi, e tu di certo non fai eccezione, vuole essere felice. Tu vuoi provare gioia, entusiasmo, allegria, vuoi stare bene e vivere una vita positiva e bella.

Puoi arrivare a odiare chi te lo impedisce, anche, o forse soprattutto, se questa persona è chi, in teoria, dovrebbe aiutarti a diventare felice.

Considera questo, altrimenti non comprendi l’importanza di questo punto: tu desideri essere felice più di qualsiasi altra cosa.

Pensa alle cose più preziose della tua vita: persone, relazioni, possibilità, principi.

Tutto ciò che per te ha valore in questo momento, lo ha per una sola ragione: tu credi sia importante per stare bene e che ti renderà felice.

Che sia oggi o domani, magari ti aspetti di stare bene in un’altra vita dopo i sacrifici che stai sopportando, o pensi la gioia sarà il premio tra qualche anno per il tuo lavoro.

Ciò che per te vale, è importante perché lo consideri capace di renderti felice.

La felicità è, senza dubbio, la cosa più importante del mondo per ognuno di noi perché nessuno vuole vivere una vita intera di infelicità e sofferenza.

Non avrebbe senso.

Possiamo quindi arrivare a odiare, a voler distruggere, chiunque ci impedisca di vivere una vita felice.

 

2. Limiti alla nostra libertà: odio la mia famiglia

Odio la mia famiglia

Strettamente collegato al tema della sofferenza, è quello della libertà personale: puoi arrivare a odiare i tuoi genitori se ti tolgono la libertà di vivere la tua vita.

Se la felicità è ciò che desideri sopra ogni cosa, la libertà è indispensabile per arrivare a questa felicità.

Se i nostri genitori diventano i nostri carcerieri, limitano le nostre scelte, ci bloccano dal prendere le nostre decisioni, è molto probabile che proveremo emozioni negative nei loro confronti.

Parlo spesso con persone che hanno subito le scelte di madri o padri che comandavano e non lasciavano libertà di vivere la propria vita.

È molto difficile che un prigioniero ami chi lo tiene chiuso in prigione. Se i tuoi genitori rappresentano questo, se intrappolano la tua vita nei loro limiti, nelle loro regole, odiarli è facile.

Spesso le persone che mi dicono di essere felici che un genitore padrone sia morto si sentono in colpa per questo pensiero. Ma non ha senso.

Infatti il problema non è se sia giusto essere felici della morte dei propri genitori, ma capire che se loro rappresentano per noi un carceriere è inevitabile desiderare la nostra libertà.

Se vivi tua madre, o tuo padre, come la persona che ti tiene in trappola, è inevitabile che nascano emozioni negative come la rabbia, il risentimento, il rancore e l’odio.

Tra poco ti spiegherò anche come trasformare questi pensieri senza moralismi o reprimere emozioni che oggi senti dentro di te.

Ma ricorda che se qualcuno ti nega la libertà e vivi questa persona come un carceriere, inevitabilmente l’odio sarà dietro l’angolo.

 

 

3. Colpevoli della nostra vita insoddisfacente: odio mia madre (o mio padre)

Odio mia madre

Forse questa è la vera ragione di fondo: arriviamo a odiare qualcuno se lo consideriamo colpevole della nostra infelicità, cioè di farci vivere una vita che non ci piace.

Se i tuoi genitori sono causa della tua sofferenza, significa che sono colpevoli della tua vita infelice.

Se i tuoi genitori sono carcerieri che ti tolgono ogni libertà, significa che sono colpevoli della tua vita infelice e piena di insoddisfazione e amarezza.

Non puoi amare il colpevole della tua sofferenza, non puoi che odiare, alla lunga, chi consideri colpevole di negarti la felicità che desideri più di ogni altra cosa.

Odierai sempre una persona che pensi sia colpevole della tua infelicità. Ed è proprio da questo che dobbiamo partire se vuoi liberarti di questo odio e di questa sofferenza.

Se da un lato non puoi cambiare i tuoi genitori, dall’altro non ne hai neanche bisogno: puoi eliminare questa sofferenza anche senza il loro aiuto.

In realtà dipende da te e per capirlo devo spiegarti come funzionano le nostre emozioni e quanto pesa davvero il tuo passato.

 

 

Odiare una persona o liberarti della sofferenza che ti porti dentro?

Odiare una persona

Siamo abituati a credere che le nostre emozioni siano la conseguenza di quello che ci accade.

  • Tua madre ti sgrida e tu provi delusione perché ti ha rimproverato.
  • Vinci un concorso e provi gioia perché hai ottenuto un successo.
  • Tuo padre non ti lascia fare quello che vuoi e provi rabbia perché non puoi scegliere.
  • Il tuo partner ti ama e provi felicità perché ricevi il suo amore.

Ovviamente potrei farti molti esempi ma non credo serva.

In realtà, però, tutto questo è sbagliato e pensare che le nostre emozioni siano la logica e inevitabile conseguenza di quello che ci accade è falso.

Sembra vero, lo so, ma è comunque falso.

Le tue emozioni non dipendono da cosa ti accade, ma da cosa ne pensi e da come lo vivi. Si chiama indipendenza emotiva (leggi questa pagina!).

In pratica non è quello che succede a farti emozionare, ma il tuo giudizio.

Non provi emozioni positive di fronte a situazioni positive. Le provi solo se tu pensi che siano qualcosa di buono per te. E lo stesso vale per quelle negative.

Non ha alcuna importanza se quel che stai vivendo sia davvero qualcosa di buono per te. Ciò che conta in fatto di emozioni, l’unica cosa che conta, è il significato che tu dai a ogni evento.

Le mie parole possono ferirti solo se tu le consideri un’offesa, altrimenti non avranno alcun peso su di te.

Non ti capita mai di trovarti in situazioni in cui altre persone hanno reazioni emotive diverse dalle tue? Hai mai riflettuto su come non tutti reagiamo allo stesso modo pur in situazioni uguali?

Per quale motivo, di fronte a un grave pericolo, alcuni entrano in crisi, altri scappano, e altri ancora agiscono con coraggio e restano lucidi?

La risposta è questa: non conta cosa accade ma cosa ne pensi e come lo vivi. Leggi la pagina che ti ho suggerito poco fa, è fondamentale capire questo.

Ma ancora più importante, forse, è comprendere che il passato non provoca emozioni.

Mai.

Dal momento che le tue emozioni sono il frutto di come tu giudichi quello che accade (positivo o negativo per te), l’emozione è sempre presente.

Il passato non conta.

Se oggi provi rabbia per un episodio avvenuto qualche anno fa, questa emozione non sta in quel fatto, ma nel ricordo che ne hai adesso.

Se oggi lo vivi in modo negativo ti arrabbierai, ma se cambiasse la tua visione di quello che accadde, se oggi pensassi in modo positivo a quell’episodio, allora non proveresti più emozioni negative.

Ho scritto una guida per spiegarti come eliminare le ferite del passato.

Questo è fondamentale perché il nostro odio per qualcuno è legato a fatti e vicende vissute con quella persona. Se odio mia madre è perché la consideriamo colpevole della mia sofferenza.

Non conta però cosa fa lei, cosa dica o come si sia comportata finora con me, in passato. Se la odio è per quello che io, oggi, penso di lei.

In realtà tu non puoi portarti dentro emozioni come la rabbia o la sofferenza. Ogni emozione nasce e muore ora, nel giro di pochissimo tempo.

Ho scritto una guida per spiegare come eliminare la rabbia repressa: leggila perché ti mostra bene come nasce l’idea che possiamo reprimere un’emozione.

Non accade mai questo, non conta il passato o i gesti di tua madre o tuo padre. Quello che conta è cosa pensi oggi di loro.

Qualunque cosa ti abbiano fatto, quale che sia il tuo rapporto con i genitori, l’odio non è la conseguenza di queste azioni, ma di cosa pensi tu di tutto quanto.

Uno dei miei autori preferiti si chiama Leo Buscaglia e sui genitori scrive una cosa meravigliosa nel suo libro Vivere, amare, capirsi: Sapete cosa vi hanno fatto i vostri genitori? Il meglio che potevano fare. Il meglio che sapevano fare, molto spesso l’unica cosa che sapevano fare.

Non voglio “giustificare” gli errori che i tuoi genitori possano aver commesso con te, e so bene che i genitori possano essere a volte fonte di azioni terribili verso i propri figli.

Voglio spingerti a capire.

Salvo casi che sono comunque eccezioni, infatti (penso ad abusi per esempio), quasi tutti i genitori fanno del loro meglio e cercano di dare il massimo.

Il punto chiave è capire che la tua sofferenza e il tuo odio non stanno nei comportamenti dei tuoi genitori, nei loro errori e nelle loro mancanze, ma in cosa pensi tu, oggi.

Le emozioni negative fanno stare male te, prima di tutto. Te che le provi. Liberarti dalla sofferenza e dal rancore è impossibile se non ti rendi conto che sei tu a creare queste emozioni.

E non devi farlo per forza, nessuno ti costringe a crearle 😉

L’odio che possiamo provare per i nostri genitori nasce, come detto, dal considerarli colpevoli della nostra infelicità, carcerieri della nostra vita.

E questo non è forse un giudizio?

Siamo noi che scegliamo di vivere una vita in cui loro diventano colpevoli dei nostri problemi e del nostro malessere.

Il punto cruciale è proprio questo: fino a quando vedrai nei tuoi genitori dei colpevoli per la tua infelicità, non potrai che provare sentimenti negativi per loro.

Nessuno ama il proprio carceriere.

Per liberarti di questa sofferenza non serve che i tuoi genitori cambino, devi invece assumerti la responsabilità della tua vita smettendo di darne a loro la colpa.

 

Pessimo rapporto con i genitori: come vivere una vita felice nonostante tutto

Rapporto con i genitori

Prima ti ho invitato a leggere la mia guida sull’indipendenza emotiva. Questo è un tema fondamentale perché se non hai tu il “controllo” sulle tue emozioni, starai sempre male.

Se ti rendi conto che la tua gioia, così come la tua rabbia o la tua sofferenza, sono frutto di come vivi quello che accade, dei tuoi pensieri, allora capisci che nessuno ha il potere di fati del male.

A ferirci non sono mai le cose che accadono o le parole che sentiamo, ma come le viviamo. Capendo questo arrivi a liberarti del malessere di cui incolpi oggi i tuoi genitori.

 

Assumerti la responsabilità delle tue scelte

La prima cosa che devi fare è assumerti la responsabilità della tua vita, perché fino a quando vedrai gli altri come colpevoli di fartene vivere una che non ti piace, continuerai a subire e non potrai mai essere felice.

Responsabilità significa, prima di tutto, prendere le tue decisioni.

Qualunque sia la tua età devi renderti conto che siamo sempre liberi di scegliere e che l’ultima parola su ogni nostra azione o decisione spetta sempre a noi.

Nessuno può costringerti a fare qualcosa.

Se non vuoi ascoltare l’ordine di tuo padre, puoi farlo, se non vuoi farmi un favore puoi farlo, se non vuoi fare un regalo a un amico per Natale, puoi farlo.

Tu decidi sempre, ma questo comporta che ti assumi la responsabilità delle conseguenze di ogni tua scelta.

Se tuo padre vorrà punirti per non aver fatto come ti diceva, non puoi impedirlo, se me la prendo quando non sei disponibile, non puoi impedirmelo, se il tuo amico ti allontana per il regalo non ricevuto, non puoi impedirlo.

Assumerti la responsabilità della tua vita significa capire che sei tu a scegliere cosa fare o non fare, ma che ogni tua azione (o non azione) avrà conseguenze e reazioni che non puoi controllare o decidere.

Se non accetti questa responsabilità, non sarai mai veramente libero, o libera, di vivere la tua vita senza subire le decisioni degli altri.

  • I tuoi genitori possono vietarti di uscire il sabato sera, ma tu puoi trovare un modo divertente di trascorrere la serata a casa tua senza starci male.
  • I tuoi genitori possono negarti i soldi per comprare qualcosa che desideri, ma tu puoi trovare una soluzione diversa, fare a meno di quel che volevi acquistare e vivere bene ugualmente.
  • I tuoi genitori possono criticare le tue decisioni facendoti sentire in colpa per le tue scelte, ma tu puoi capire che è il loro punto di vista e fare comunque le tue scelte.
  • I tuoi genitori possono decidere di non rivolgerti la parola per un tuo comportamento, e tu puoi accettarlo, restare tranquillo, o tranquilla, e aspettare che gli passi.

Questi sono solo alcuni esempi con cui sto cercando di farti comprendere la cosa più importante: puoi decidere della tua vita, sempre.

Se ti assumi la responsabilità delle tue scelte, e delle loro conseguenze, scoprirai che siamo padroni della nostra vita. E da qui arrivi al punto chiave: creare la tua felicità.

 

 

Creare la propria felicità

La mia ricetta per la felicità

Se la felicità è un’emozione, e ognuna dipende da cosa pensi e non da cosa ti accade, allora capisci che niente ti può impedire di essere felice.

Come detto prima, i tuoi possono tenerti in camera il sabato sera, ma sei tu che decidi se trascorrerai quelle ore provando rabbia per “l’ingiustizia” subita, o facendo qualcosa di piacevole e divertente.

I tuoi amici possono preferire altre persone alla tua compagnia, ma sei tu a decidere se soffrirai per una loro scelta (tu non hai mai preferito qualcuno ad altri?) o se deciderai come trascorre il tuo tempo diversamente, facendo qualcosa che ti piace e ti entusiasma.

Non ha importanza dove ti trovi, se sei in casa, in un locale vuoto o alla festa dell’anno: la felicità non ha niente a che vedere con la situazione e la presenza degli altri, ma solo con il tuo atteggiamento.

Questo potere, quello di decidere se essere felice, è così enorme che nessun genitore potrà mai toglierlo al proprio figlio.

MAI.

Nessuno può privarti della capacità di vivere una vita felice.
Solo tu puoi farlo.

Se ti ricordi che alla base dell’odio per qualcuno, per i tuoi genitori in particolare, sta la paura che loro siano causa della tua infelicità, allora ti rendi conto che non ha senso vivere così la tua vita.

Loro, come nessun altro, hanno il potere di renderti infelice.

E non devi aspettare di poter fare qualcosa che ti faccia stare bene: l’entusiasmo devi metterlo tu nelle cose che fai, la gioia e l’allegria sono scelte che non capitano ma dipendono da te.

Ecco alcuni consigli preziosi:

  1. Impara a sviluppare un sano ottimismo: vedere la realtà in modo positivo ti darà il potere di scegliere la felicità quando preferisci.
  2. Impara a comunicare in modo diverso: per litigare, si deve essere in due e tu puoi rivoluzionare ogni tua relazione “semplicemente” cambiando il tuo modo di comunicare.
  3. Scopri cosa ti impedisce di essere felice: non è ciò che accade, come detto, ma il tuo approccio alle cose.
  4. Non farti fregare dalla soddisfazione e dal piacere: queste cose non sono positive come pensi e ti terranno lontano dalla felicità vera che cerchi.
  5. Impara a vivere con allegria: ridere è fondamentale se vuoi vivere una vita felice.
  6. Costruisci dentro di te le tue certezze: una percorso di crescita personale è indispensabile per liberarti dall’odio e dal rancore.
  7. Cerca l’amicizia vera: impara a costruire relazioni positive con tutti gli altri.
  8. Ama te stesso, o te stessa: starai sempre male e sarai sempre in balia delle scelte (a volte sbagliate!) degli altri se non impari ad amarti davvero.
  9. Non avere paura della solitudine: se la temi e cerchi di evitarla, starai sempre peggio.
  10. Sviluppa una sana autostima per eliminare la paura dei giudizi degli altri e imparare ad avere fiducia nelle tue capacità.
  11. Impara a fidarti degli altri: la fiducia non confonderla però con l’ingenuità e non devi per questo assecondare gli altri.

Queste sono alcune delle guide che ho scritto nel sito per offrirti ulteriori strumenti concreti.

L’odio scompare quando ti rendi conto che i tuoi genitori non possono negarti la felicità. Che nessuno può negarti la felicità.

Rimane un ultimo passo, forse il più importante, ma anche, ovviamente, il più difficile e impegnativo.

 

Perdonare chi ci fa del male

L’unica vera cura all’odio, alla rabbia e al rancore è il perdono.

Se hai odiato qualcuno, se provi risentimento per come ti hanno trattato, solo riscoprendo l’amore verso questa persona, con il perdono, potrai davvero diventare felice.

L’idea che l’indifferenza sia la strada giusta è un errore.

Essere indifferente significa continuare a provare emozioni negative al punto che dell’altra persona non ti interessa nulla.

L’indifferenza è una trappola, il perdono è la soluzione a ogni dolore.

Considera che questo è un tema complesso a cui ho dedicato una guida molto ricca che ti suggerisco di leggere.

Ci sono due cose importanti da capire bene:

  1. Perdonare non significa continuare a subire. Perdonare è una questione emotiva, mentale, per cui comprendi che la tua felicità non dipende dalle azioni degli altri e arrivi a comprendere l’infelicità che si trova dietro ogni azione violenta ed egoista.
  2. Perdonare non ti impone di restare in una condizione di pericolo, anzi: devi allontanarti da situazioni dannose per te. Amare significa volere il bene degli altri, e puoi amare anche se prendi le distanze da qualcuno che, per i suoi limiti, tende a farti del male.

Il perdono è comunque un percorso, un lavoro che devi considerare una meta da raggiungere nel tempo: non ha senso importelo adesso.

Devi prima assumerti la responsabilità della tua vita ed eliminare tutte le emozioni negative che provi oggi. Solo dopo arriverà anche il perdono.

E amare, perdonare, non significa mai subire o restare vulnerabili. Ho anche spiegato come difendersi dalle persone cattive.

E se vuoi un consiglio per iniziare a mettere in pratica i primi due passi (responsabilità ed eliminare le emozioni negative), lascia un commento e ti darò volentieri una mano.





5 Verità sulla tua vita

Ci sono 5 verità che ti riguardano da vicino e che in questo momento stanno decidendo chi sei, se sei felice, perché hai trovato il mio sito. In 5 semplici domande ti aiuterò a scoprirle, capirle e dominarle.

Fai subito il test ⇓


Ricevi aggiornamenti
Notificami
guest

158 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Maria
Maria
Ospite
11 mesi fa

Salve Giacomo:)
Purtroppo non mi trovo d’accordo con lei su quasi nulla !
Il comportamento delle persone da fuori influenza tantissimo tutti noi!!!
Purtroppo mi tocca dire che me par tutto business questo facendo credere alla gente cose di essere immune a tutto!bah

Anna
Anna
Ospite
11 mesi fa

Veramente un articolo senza senso e finito malamente.
Il nostro atteggiamento nei confronti degli eventi della vita può essere utile fino ad un certo punto. Il malessere che proviamo proviamo nasce quasi esclusivamente dai fatti esterni e gli eventi negativi esterni che ci accadono e ci fanno stare male eccome. Questi incidono tantissimo su di noi e ci deprimono.La parte finale dell’articolo poi ci fa pensare che dobbiamo attenerci alle regole dei genitori: se non puoi uscire sabato sera allora passa una bella serata in casa. Ma stiamo scherzando?Ma che consiglio è? del tipo ubbidire in silenzio . La verità è che non ha senso fare figli se non si è capaci di fare i genitori e aprirsi di più ai figli . La maggior parte dei problemi derivano dalla famiglia e penso che Freud ne abbia parlato già esaustivamente

Anna
Anna
Ospite
In risposta a  Giacomo Papasidero
11 mesi fa

Si ho letto e guardato tutto.
Sicuramente fare vittimismo e dare la colpa agli altri non è una soluzione per vivere bene e su questo sono d’accordo.
I genitori spesso , anche se lo fanno per il nostro bene, sbagliano e ci possono far star male limitando la libertà.
Su questo siamo tutti d’accordo
Ciò che lascia perplessi invece è questa epoca dell’individualismo e dell’io eroico che ci fanno credere di essere.
Non è assolutamente vero che nessuno ci può rovinare la vita e non è nemmeno vero che tutto dipenda da come noi reagiamo alle cose . Il controllo delle emozioni non lo abbiamo sempre , e per fortuna è cosj.
Perché l’essere umano , è fatto anche biologicamente , per non avere il controllo di tutto e questo per mezzo degli ormoni. E lo dico da biologa scienziata .Se non fosse per questo non esisteremmo nemmeno.
Questo articolo, secondo me, può potenzialmente far sentire le persone poco comprese e anche in difetto. Non siamo perfetti e non abbiamo il pieno controllo delle emozioni ed è giusto cosi . Molte sofferenze derivano dall’esterno e dalla mano di altre persone causando spesso traumi. Poi che stia a noi reagire sono d’accordo. Ma non sono d’accordo di questa imperturbabilità d’animo.
Non a caso Shopenauer diceva che quando l’uomo si innamora è lo zimbello della natura. La natura umana è fatta anche di questo e non siamo eroi.
con questi articoli invece si fa credere che le persone siano incapaci

Elvira
Elvira
Ospite
1 anno fa

Provo del rancore verso i miei genitori perché mi hanno in qualche modo portato alla chiusura di una mia relazione sentimentale.

Elisa
Elisa
Ospite
1 anno fa

Buongiorno ho letto il suo articolo ma non riesco a trovarmi d’accordo su tutto.Probabilmente perché sono ancora troppo coinvolta dall’ennesima discussione con mia madre.Premetto mantengo per coscienza un rapporto molto superficiale e distaccato con i miei genitori,non mi importa il dolore che possono avermi provocato in passato,se sono così oggi se ho raggiunto i risultati che ho raggiunto devo,per assurdo,dire grazie anche al loro darmi sempre le spalle.
Anzi no,quando l aiuto c’è stato è stato prima ampliamente sottolineato e poi rinfacciato.Non parlo di aiuti economici,da quando siamo sposati io e mio fratello siamo definitivamente stati rimossi dallo stato di famiglia.
Anche quando ne abbiamo avuto bisogno abbiamo trovato indifferenza .
Meglio!
Siamo riusciti comunque e da soli.E comunque il loro modo di agire mi ha portato a pensare che se loro sono così un motivo ci sarà,il motivo che io mi sono data è che hanno involontariamente stimolato il mio cambiamento e la mia crescita personale e professionale.
Non mi reputo una persona migliore di loro,molto probabilmente sto anche io sbagliando qualcosa con i miei figli,ma un errore sicuramente cercherò di non commettere mai, quello di farli sentire amati a scadenza o in cambio di favori o sottomissione.
Si dice che essere genitori è difficile,ma essere figli di genitori con cui la comunicazione è stata totalmente annullata perché ogni parola, ogni virgola,ogni punto viene analizzato e utilizzato come arma di ritorsione contro i figli.

  1. Genitori che più che alla sostanza pensano alla forma,alla gente ,ottusi cechi al dolore e ormai si è trasformato in rassegnazione ,sono così e non si può sperare di cambiare la situazione,un rapporto che non è vero ma è di circostanza come loro preferiscono, affinché la gente ci giudichi la famiglia del mulino bianco,salvo poi essere gli Addams.
Manuela
Manuela
Ospite
2 anni fa

Può essere utile scrivere un diario in cui ci sforziamo di trovare il lato positivo in quelle situazioni che ci sembrano sfavorevoli?

Megumi Campanella
Megumi Campanella
Studente
In risposta a  Manuela
2 anni fa

molto utile, Manuela 🙂

io lo chiamo “caccia al tesoro” 😉 e più che di un diario si tratta di scrivere su una colonna la situazione che trovi impegnativa e accanto, nell’altra colonna tutti quegli aspetti che le ruotano intorno ma che sono positivi.

Più che sforzarti dovrai osservare. Osservare bene. E vedrai che man mano ti verrà in automatico e sarà la cosa più naturale del mondo 🙂

Laura
Laura
Ospite
2 anni fa

Salve Signor Giacomo
Io sono una mamma odiata dalla figlia credo che sia di una crudeltà assurda sopportare l’odio l’indifferenza e l’arroganza di una figlia! Solo perché durante la loro crescita si danno delle regole, certamente a volte giuste e altre volte anche sbagliate perché nessuno insegna come fare i genitori, perciò si fanno anche errori! ma certamente si pensa sempre al bene del figlio mai al male.Io preferirei morire non vedere che mia figlia mi odia vivo sempre con l’angoscia è un dolore al cuore, siamo sicuri che le vittime siano i figli? Vorrei tanto risolvere la situazione ma purtroppo mi trovo un muro d’avanti che mi allontana dicendomi le cose peggiori che si possano dire ad una mamma e io soffro soffro soffro ?

aida
aida
Ospite
In risposta a  Laura
1 anno fa

secondo me dovresti parlarle con calma, perché se pensi che ti odia ci sarà un motivo, che magari per te è sembrato come se le stessi facendo del bene ma per lei no, per risolvere ogni problema c’è bisogno di comunicazione, e se non vuole ascoltarti, cerca di acquistare la sua fiducia o parlare in un momento in cui lei è serena

1 4 5 6