Paura delle persone: perché la provi e come superarla

Avere paura delle persone è un’emozione “a condizione”.
Questo vuol dire che si prova solo in determinati contesti e per specifici motivi (che vedremo più avanti).

Quello che voglio mostrarti in questa guida, è una visione più ampia del problema.

Se sei tu a viverla, potrai sperimentare ogni passo con fiducia.

Se chi la prova è una persona che conosci, che ami e temi possa perdersi il bello che c’è stando tra la gente, allora, sarà un ottimo spunto per aiutare con amore.

Vincere la paura di stare tra le persone, si può!

Essa ha il potere di condizionare e controllare solo fino a quando non impari a conoscerla, non sai perché nasce e cosa puoi fare per spezzarla.

 

Chi ha paura della gente?

paura della gente

Avere paura degli altri è un’emozione naturale.

Com’è naturale non provarla.

Quindi, la prima cosa che ti invito a fare, è fluire nel processo di lettura come un osservatore attento e curioso.

La curiosità priva di giudizi verso se stessi, le proprie emozioni, è la prima tappa fondamentale che ti permette di venire a contatto con la realtà, con te stesso, per meglio comprendere e agire.

Oggi si parla spesso di ansia sociale.

Come ad indicare uno stato emotivo che si prova quando si è in mezzo alla gente. 

Qui vorrei aprire una parentesi: l’ansia, è importante chiarirlo, non è una malattia.

In pochi casi, come spiega lo psichiatra Allen Frances, essa sfocia in una vera patologia e per questo va affrontata in un percorso terapeutico. 

Chiudo parentesi.

Chi vive questo stato emotivo, spesso usa darsi l’aggettivo (quindi, giudizio) di asociale.

Prima di continuare la lettura, ti invito a fare un esperimento.

Fermati due minuti e pensa, anche a voce alta, rispondendo a questa domanda: 

Cosa vuol dire asociale?

Fatto? (Sembro Giovanni Muciaccia ai tempi di Art Attack! 😀)

Bene, ora affrontiamo insieme il vero significato della parola.

Secondo il sito Treccani, asociale vuol dire: “Privo di sentimento della socialità, insensibile ai motivi e ai problemi sociali”.

Noti nulla di diverso?

Nell’accezione comune, una persona “asociale” è spesso identificata come fuori luogo, non all’altezza delle situazioni, non in grado di stare tra le persone.

Ma come vedi, il vero significato è tutt’altro.

Ecco perché, è molto importante eliminare ogni forma di giudizio per potersi avvicinare alla comprensione 😉

Quindi, alla domanda chi ha paura della gente?

Rispondo con molta determinazione: ha paura della gente chi pensa di essere in pericolo davanti ad alcune circostanze e pensa di non saperle gestire.

 

Paura o fobia? Chiariamo le differenze

Nel linguaggio comune, spesso, si usano termini distorti, specialmente con riguardo alla salute mentale.

Noto che sempre più persone sono abituate a diagnosticare o auto-diagnosticare un disturbo mentale o una patologia con estrema leggerezza.

Il risultato che otteniamo da una società che ci “abitua” a parlare in termini di natura psicologica, è che spesso ci si identifica dentro un quadro ben definito e circoscritto.

Questo approccio, limita la visione e la percezione delle “aperture” oltre i confini del famoso quadro che abbiamo di noi stessi.

Di fatto, ci limita nel pensarci in modo obiettivo e quindi, ad agire con determinazione e curiosità verso nuove esperienze.

Per questo, quando parliamo di avere paura delle persone, spesso, viene  utilizzata la parola fobia della gente.

Dunque, che differenza c’è tra la paura e la fobia?

Anche per questo, ci viene in contro il nostro amato Treccani.

Cos’è la paura?

Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso”

Mentre, cos’è la fobia?

In psichiatria, disturbo psichico consistente in una paura angosciosa destata da una determinata situazione, dalla vista di un oggetto o da una semplice rappresentazione mentale”

Vedi quanto è importante lasciar andar a chi di competenza le dovute diagnosi?

Avere fobia delle persone, è molto diverso da averne paura.

E qui, chiaramente, ti parlerò della paura a cominciare dal nostro test gratuito per misurarla in te.

 

Come si dice quando hai paura delle persone?

Giusto per non farci mancare un quadro generale di informazioni, se ti stai chiedendo qual è il termine per indicare la paura delle persone, sappi che viene identificato con la parola antropofobia.

Tuttavia, vorrei farti riflettere nuovamente sull’importanza del non identificarsi in un quadro ben specifico e rischiare di perdersi nel significato del termine.

Antropofobia, infatti, è anch’esso un termine usato in psichiatria per indicare le caratteristiche di un disturbo mentale.

Abbiamo visto la differenza che vi è nel significato dei termini paura e fobia.

L’antropofobia, quindi, è un disturbo psichico che dovrà essere necessariamente diagnosticato da uno psichiatra e trattato con un percorso terapeutico.

Leggendo il significato del termine, credo di confermare con assoluta certezza che essa è diagnosticata in rari casi e che al contrario, si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di una paura molto forte che va compresa ed affrontata.

Sempre Treccani, infatti, al significato della parola “antropofobia”, ci restituisce questo significato: “Morbosa sensazione d’angoscia di alcuni psicopatici di fronte a una persona”.

Direi, molto distante dai comuni e moderni problemi legati alla paura delle persone.

Quindi, occhio al significato vero del termine e a come ci si identifica in esso.

 

Quando hai paura degli altri?

paura degli altri

Fatto questo excursus breve ma significativo, chiarendo l’accezione terminologica di paura e fobia, passiamo a parlare della paura degli esseri umani.

Qualcosa di molto più comune al giorno d’oggi e che sicuramente, per quanto ostacolante, disturbante e condizionante, può essere superata.

Intanto, quando hai paura degli altri?

Prima di rispondere alla domanda, è necessario comprendere un aspetto fondamentale: gli altri, chi?

È poco probabile che tu abbia paura delle persone in generale.

È molto più probabile, invece, che tu abbia paura di alcune persone specifiche come ad esempio chi non conosci, persone dell’altro sesso o che hanno determinate caratteristiche, che si trovano in determinati luoghi e che ti fanno pensare ad immaginari negativi.

Quindi, hai paura degli altri (persone specifiche), quando pensi che queste possano farti del male e non sai come proteggerti.

Ecco perché la soluzione che pare più immediata e ovvia, è quella di evitare le situazioni di pericolo e/o minaccia.

Eppure la chiave sta nella comprensione.

 

Perché abbiamo paura delle persone

fobia delle persone

“Perché mi da fastidio stare in mezzo alla gente?” questa, una domanda frequente.

Potresti avere paura degli altri dopo aver fatto esperienze negative, magari, le stesse, ti hanno segnato in qualche modo ed hai interiorizzato il concetto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.

Potresti provare paura degli altri, semplicemente, leggendo fatti di cronaca, vedendo video su cosa potrebbe accadere in determinati contesti.

Ancora, potresti provare paura delle persone perché hai ascoltato esperienze negative di qualcuno che conosci.

Oppure, potresti provare fastidio di stare in mezzo alla gente perché non ti senti a tuo agio, pensi di essere osservato o giudicato in qualche modo.

Si ha paura delle persone perché non abbiamo imparato a conoscerci veramente.

Una conoscenza che sfocia in una profonda sicurezza interiore, tale da permetterci di affrontare le situazioni della vita, anche le più impegnative.

 

“Ho paura delle persone”: dove la provi?

Potresti provare paura delle persone in contesti specifici come mezzi pubblici, luoghi pubblici e affollati come una stazione dei treni o un aeroporto.

In generale, la provi nei luoghi e nelle circostanze in cui temi qualcosa di specifico.

Essa ti protegge da possibili minacce più o meno consapevoli.

Insomma, temi la tua incolumità, la tua sicurezza.

 

Avere paura delle persone: cosa fare?

ho paura delle persone

Avere paura delle persone, come detto all’inizio, è naturale.

Ma è anche naturale il contrario.

Considera che non si nasce con questo tipo di paura, ma si apprende.

L’esperienza, ciò che diamo da mangiare alla nostra mente, il modo con cui pensiamo ed elaboriamo alcuni concetti e noi stessi, sono veicoli che ci portano in una direzione o nell’altra.

Come ogni tipo di paura, anche la paura delle persone va solamente compresa.

Quando comprendi, nulla ti è estraneo e nulla è capace di controllarti.

Quindi, se hai paura delle persone, sappi che i passi che sto per riportare, saranno un valido aiuto per comprenderla prima e superarla poi.

Infatti, come hai appreso inconsapevolmente meccanismi di difesa poco utili che ti hanno portato a questo tipo di paura, puoi, ora, consapevolmente, decidere di cambiarli.

 

Come si cura la fobia sociale

Diverso è se parliamo di fobia.
Come detto, è un disturbo di tipo psichico che va affrontato con un medico specialista e con un percorso psicoterapeutico.

Essendo Mental Coach, non mi occupo di disturbi mentali.

Posso invece aiutarti a superare la paura in quanto emozione e fornirti strumenti pratici ma efficaci per cominciare a compiere i primi passi.

 

Diventare osservatori curiosi privi di giudizio

Il primo passo da fare, lo avevo accennato in precedenza, è rivestire il ruolo di osservatore.

In generale, è un approccio che consiglio per ogni aspetto della tua vita.

Diventare osservatori curiosi, vuol dire essenzialmente, raccogliere dati oggettivi, non opinabili, al fine di confrontarli e comprendere.

Vedila un po’ in questo modo: ogni volta che valuti te stesso, la realtà, di fatto, stai dando un giudizio per cui, ti precludi della possibilità di capire.

Quando al contrario, ti poni in atteggiamento da “eterno scolaro”, ossia di colui che vuole imparare senza sapere di conoscere (scusa il gioco di parole), ti affacci ad una finestra.

La visuale che vi è oltre la finestra è infinita, si tratta di cogliere per imparare, di osservare per apprendere.

La curiosità in questo processo è un’alleata preziosa.

Al poeta Sufi Rumi è attribuita una citazione che da senso e compimento a quanto ti ho appena detto: Ben oltre le idee di giusto o sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù

Perciò, io sono qui, dall’altro lato della finestra, nel campo.

Eliminiamo ogni forma di giudizio e avventuriamoci con curiosità e meraviglia in questo campo 🙂

 

Sperimentare le marce della Ferrari

Lasciamo stare per un attimo il campo.

Immagina di avere una Ferrari, una macchina molto potente capace di raggiungere alte velocità.

Ci entri dentro ma non sai come usarla. Accendi il motore, ingrani la prima e per paura, rimani sulla terza (ancora perdi il controllo, non si sa mai).

Con la mente è la stessa cosa.

Hai come dono naturale uno strumento potente che puoi rendere tuo alleato semplicemente imparando a guidarla, come faresti con una Ferrari.

Come si impara a guidare e rendere la nostra mente un’alleata e non un nemico da cui difendersi?

Quante volte mi è capitato di leggere qualcosa come “il cervello ci inganna”!?

Quando leggo articoli simili, magari con scritto “la scienza lo conferma” senza riportare un’adeguata informazione degli esperimenti fatti, penso che ci precludiamo la bellezza del vedere il campo.

Il cervello non ci inganna, la mente siamo noi e ciò che la mente fa, in automatico il più delle volte, lo ha appreso!

Esperienza, cultura, interessi, scambi culturali, credenze religiose, film, libri e musica, ogni cosa plasma la nostra percezione del mondo, di noi stessi e della vita che ci circonda.

Di tutto questo però siamo poco o per nulla consapevoli e finiamo per pensare e credere che la mente ci auto-saboti.

Ma chi ha dato da mangiare a questi stimoli? Noi 🙂

La Ferrari (la mente), è nostra, è parte di noi e possiamo e dobbiamo imparare a guidarla.

Fino a quando penseremo che sia qualcosa di esterno, sconosciuto e minaccioso, delegheremo ad altri il potere di dirci cosa fare o non fare.

Questo è il modo per vivere dietro una finestra, chiusa.

Tanto per iniziare a sperimentare cosa vuol dire imparare a prendere il controllo della nostra macchina super potente, voglio invitarti a fare un esperimento, ora, insieme.

Descrivimi la piazza del tuo paese e pensa a cosa hai mangiato 3 giorni fa a pranzo.

Dimmi un po’, ce la fai a concentrarti contemporaneamente su entrambe le cose?

Io direi di no.

Questo vuol dire due cose:

  1. La nostra mente non è fatta per essere un multi tasking;
  2. Se sei davvero concentrato su qualcosa, il resto dovrà aspettare.

Ti porto questo esempio molto pratico per dimostrarti che impegnare la mente in qualcosa di costruttivo, ci permette di spezzare il pensiero che genera ansia e paura.

Impegnarsi in modo costruttivo, volontariamente su qualcosa, ci permette di conoscere tutte le marce della Ferrari e cominciare a pensare che una guida niente male possiamo anche farla.

Magari, costeggiando la strada che si trova proprio nel nostro campo inesplorato 🙂

Nella nostra Scuola, usiamo degli strumenti semplici ma molto efficaci per ritrovare la calma e la lucidità.

Soprattutto, ci allenano a prendere sempre più confidenza con la nostra mente e sperimentare che non è niente di così estraneo a noi stessi, anzi!

Sperimentiamo che, come ogni forma di allenamento ben fatto, anche questo deve poter essere portato avanti con costanza, concentrazione, attenzione e fiducia.

Questi strumenti sono racchiusi in quello che noi chiamiamo esercizi della “rete di protezione”.

Ne trovi diversi in questa pagina.

Di sicuro, il più quotato tra gli esercizi annoverati nella rete, è quello di fare calcoli a mente.

Comincia con qualcosa di semplice come 12+15 e sperimentati poco per volta nel renderlo più sfidante con l’aggiunta di ulteriori operazioni come divisioni e moltiplicazioni.

Noterai che se fatto bene, con concentrazione, la mente è impegnata solo su quello.

E dimmi un po’, se sei tu a decidere quando e come concentrare la mente, chi è che la governa?

Potresti obiettare dicendo che i pensieri negativi a volte sono più forti e fai fatica a concentrarti.

Vero, perché molto probabilmente hai abituato la tua mente a starci tanto tempo in quei pensieri.

Per questo è necessario l’allenamento.

Se vai in palestra perché intendi partecipare ad una maratona o ad un campionato e vuoi raggiungere determinati risultati per vincere, non vai dall’allenatore dopo una prima sessione a dirgli: “C’ho provato a fare mezz’ora di tapis roulant, ma sono troppo pigro” 

O vuoi vincere, o vuoi rimanere dove sei, non ci sono alternative.

O vuoi stare nei pensieri negativi e provare quindi emozioni negative, privandoti della vista e dell’’esperienza che potresti fare oltre quella finestra, o intendi liberartene.

E se vuoi stare bene, è necessario che sperimenti la rete, ti alleni ad usarla con costanza.

Potresti pensare di mettere un promemoria ogni ora ad esempio e fermarti ad usarla per 1 minuto per poi aumentare il tempo poco per volta.

Come farai a sapere se hai acquisito un’ottima padronanza della rete di protezione?

Quando davanti ad un pensiero negativo, intrusivo ed invalidante, applicandola, ti accorgi di averlo spezzato, di aver saputo dirigere la mente dove tu hai scelto di farla andare.

Solo a quel punto, potrai passare dal tapis roulant ai pesi e agli attrezzi 😉

 

Attiva lo “Street View”

Se vuoi recarti in un posto, anche virtualmente, oggigiorno, abbiamo la moderna tecnologia che ci permette di entrare in una strada precisa, di un paese preciso di ogni parte del mondo.

Se provi ad aprire Google Earth, hai la possibilità di scegliere una parte del globo terrestre da vedere.

Se ad esempio scelgo l’Islanda, Google mi porta esattamente a vedere un parte del globo, lì dove appunto, è collocata l’Islanda 🙂

Non solo, inizio a leggere il nome delle città più importanti.

Ora, supponiamo di voler vedere la capitale: Reykjavík.

Se clicco con il mouse sulla città, le immagini satellitari mi restituiscono la tipologia di paesaggio, dov’è collocata e la strada principale che l’attraversa.

Più provo a zoommare l’immagine, più mi appaiono più chiari i particolari delle strade.

Ma l’esperienza più bella arriva se attivo lo “Street View”, ossia, sposto l’omino in una strada qualsiasi della città e mi muovo per le vie per visitarla 😀

Ora, vedo i segnali stradali, le persone che costeggiano le strade, vedo le case, i monumenti, i palazzi e i musei. Vedo gli alberi e i centri commerciali.

Come vedi, la visuale è passata dal generale al particolare.

Quando siamo a contatto con le nostre paure, qualsiasi esse siano, dobbiamo entrare nella nostra mente nella modalità “Street View” e chiamare per nome tutte le generalizzazioni.

Per esempio, quando parliamo di avere paura delle persone, la prima domanda da porsi è: quali persone?

  • Perché di quelle si e di altre no?
  • Cosa temo, esattamente?
  • In quali contesti avverto questa paura?
  • Perché in alcuni contesti si ed in altri no?

Inizia con il fare un elenco dettagliato.

Perché un conto è pensare di avere paura delle persone (generalizzazione), un conto è di determinate persone in determinati contesti.

Ogni singola situazione può essere compresa e affrontata, singolarmente.  

 

Positivo o negativo?

Generalmente, la paura si alimenta di una visione negativa e pessimistica della vita, degli altri, di se stessi e del mondo in generale.

Il problema, in questo caso, è che siamo poco obiettivi e, come ti dicevo prima, ci limitiamo perché pensiamo di sapere ma in realtà, non sappiamo affatto.

Oppure sappiamo, ma non proprio tutto.

Io penso che non basta una vita intera per conoscere la vita, il mondo, la realtà che ci circonda, tanto vale non riempirsi di pregiudizi e affacciarsi all’opportunità di sperimentare e capire.

Durante le sessioni di coaching, mi piace spesso prendere l’esempio del palloncino.

Ogni volta che la tua mente divaga su un pensiero negativo, giudicante, soffi aria nel palloncino.

Più ci soffi, più il palloncino diventerà grande tanto da occupare la tua visuale, avrai una vista limitata ed esclusiva a quel palloncino.

Se è nero, anche se ti giri a destra e sinistra, vedrai solo nero.

Quello che devi fare, è prendere un ago, punzecchiare il palloncino e imparare a vedere tutta la realtà.

Se ad esempio pensi che la gente agisca per tornaconto, sia egoista, giudicante, perché l’esperienza, la società, ti hanno mostrato questo, punzecchia con l’ago questo palloncino chiamato pregiudizio.

Osservati con sincera curiosità, senza agire, ma con il solo scopo di vedere.

Inizia a “cercare l’oro” che vi è in ogni persona che incontri.

  • Quale qualità riconosci?
  • Quali sono i suoi punti di forza?
  • Quali sono i suoi pregi?

Davanti al pregiudizio, chiediti se è vero, cosa lo dimostra, se hai prove certe e se ci sono eccezioni.

Quando ragioni per generalizzazione, inquadri tutto in una fattispecie di persone e ti privi della comprensione.

Quando inizi ad osservare un’altra parte, quella positiva, ampli il tuo sguardo a 360 gradi.

Non togli ciò che non è sano, ma non escludi ciò che lo è.

Non è falso buonismo, ma oggettività e realismo.

Impara a trovare il positivo estendendo la tua visione del mondo e di te stesso.

Anche qui, uno degli esercizi più efficaci che proponiamo nella scuola è il vedere positivo

Un promemoria ogni ora che ti ricordi di fermarti e trovare qualcosa che per te è positivo o utile in quel momento e perché lo è.

Chi generalmente è abituato a navigare nei pensieri negativi, alimentando quindi la visione pessimistica, troverà impegnativo fare questo esercizio.

Personalmente, per esperienza, penso che più una cosa lo trovo impegnativa, più penso che sia proprio al caso mio perché è un punto in cui devo lavorarci per migliorare e non farmi controllare.

Quindi, abituati ad associare alla fatica la vittoria: un passo verso te stesso.

 

Differenza tra fiducia e delega

Quando ti ho proposto l’esercizio di cercare il positivo in ogni persona che incontri, ti ho anche detto di rimanere in modalità curiosità.

Una specie di “raccolta dati” prima di agire.

Nella nostra vita, senza renderci conto consapevolmente, tutte le nostre azioni sono guidate da un preventivo giudizio o analisi della situazione.

Questa modalità di pensiero/valutazione, ci porta ad agire e scegliere cosa fare.

Quando parliamo di avere paura delle persone (ricorda di inserire quali e dove in particolare), abbiamo effettuato un processo di valutazione.

Nel momento in cui spalanchiamo la famosa finestra, iniziamo a guardarci intorno e capire di quali colori è fatto il mondo (non ve ne sono solo due: o è bianco o è nero), allora possiamo scegliere cosa fare.

Molto spesso, proviamo paura delle persone perché tendenzialmente, tendiamo a delegare qualcosa di noi: la nostra sicurezza, l’opinione che gli altri si fanno di noi.

La differenza determinante nelle relazioni, a qualunque livello si parli, è data dalla comprensione di cos’è delegare e cos’è offrire fiducia.

  • Posso dare le chiavi della mia casa ad un ladro quando sono in vacanza?
  • Posso confidare i miei segreti ad una persona che tende a raccontare a me quelli degli altri?
  • Posso delegare compiti significativi per me ad una persona che non da lo stesso valore, non ha le mie stesse competenze?
  • Posso farmi dire da una persona, anche la più fidata, chi sono io, se solo io mi sono vissuta per 24 ore al giorno da quando sono nata?

Si, posso, ma questa è una grossa delega.

In questo modo, sì, che dipenderà dall’azione degli altri la mia serenità.

In questo modo, sì che sarò insicura e non saprò chi sono, realmente.

Avere fiducia, al contrario, è riconoscere gli aspetti positivi, le qualità di quella persona, vedere nell’altro la mia stessa unicità e importanza.

Avere fiducia vuol dire che quegli aspetti positivi, non solo imparo a riconoscerli, ma anche a saperli rivalutare ogni volta che tenderò a giudicare.

Avere fiducia vuol dire dare la possibilità all’altra persona di essere chi vuole essere e sceglie di essere senza che questo leda in qualche modo la mia sicurezza e l’amore che posso offrire.

 

Amare rende felici, non deficienti

Di poche cose ho assoluta certezza nella vita, ed una tra quelle è che siamo nati per amare, non c’è altro.

Amare è come respirare: se non lo fai, muori.

Quando nei percorsi di coaching andiamo a caccia di emozioni positive e negative, tutte le volte che troviamo l’amore, quello vero, genuino e gratuito, la persona sperimenta la gioia vera, autentica e profonda.

Spesso però si è portati a credere (devo dire, purtroppo) che amare vuol dire divenire fragili, manipolabili, ingenui.

Ma quello, non è amore!

Io trovo che amare, non solo è un’arte che bisogna apprendere, sperimentare, ogni giorno, ma è anche una delle arti più impegnative.

Pensaci: davanti ad una provocazione, è più facile rispondere o rimanere in silenzio?

Amare è impegnativo, riprova del fatto che chi lo sceglie nella propria vita, ha scelto la strada della forza.

 

Previeni e sperimentati un passo alla volta

Amare è anche saper dire di no, con fermezza, sapersi amare salvaguardando se stessi, volere il bene dell’altro e non la sua approvazione.

Per cui, quando parliamo di avere paura delle persone, dopo aver compreso di chi, in quali posti e cosa guardi ampliando la tua visuale, sperimentati, poco per volta.

Per sperimentarti, previeni.

Se hai paura di passare per una stazione di notte perché sai che è frequentata da persone che vivono nella paura, non ha senso esporti.

Diverso è invece, se hai paura delle persone in un mezzo di trasporto pubblico in pieno giorno: 

  • Chi temi, esattamente?
  • Che faccia cosa? 
  • Cosa potresti fare nel caso in cui accadesse? 
  • Dove porti il tuo sguardo, la tua attenzione mentre sei lì? 
  • Sul giudizio o sulla curiosità?

Costruisci ogni passo con determinazione, fiducia e a piccoli step, sperimentati.

 

Paura delle persone: considerazioni finali

paura delle persone

La paura è un’emozione che se non la si comprende, è ostacolante, limitante.

Essa ci mette in una gabbia che però, se ti avvicini per conoscerla. scopri che è fatta di nuvole; non ha sostanza.

Qualsiasi siano le esperienze che ti hanno portato a vivere la paura di stare tra la gente, sappi che è una strada a doppia mandata.

Non esiste una paura che abbia il potere di controllarti se non sei tu a volerlo.

Così come ci sei arrivato a provarla, puoi uscirne.



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