Paura di impazzire: quando il pensiero negativo prende il sopravvento

Ho paura di impazzire” equivale proprio alla paura di perdere il controllo di sé stessi e della propria mente.

Soprattutto quando la nostra mente è sovraccarica di pensieri negativi, la medesima percezione diventa ostacolante per il nostro benessere.

Accettare l’ansia di non comprendere con esattezza cosa succede, è un primo passo per cominciare a farlo.

Lo so, probabilmente quest’ultimo passaggio non ti è proprio chiaro, non preoccuparti, lo chiarirò più avanti in questa guida.

Quello che voglio mostrarti oggi è ciò che ti serve realmente per eliminare il pensiero negativo legato alla paura di impazzire e tornare a vivere la tua vita in modo sereno.

Ansia e paura di impazzire: quando e perché le provi

Paura di impazzire - Ragazzo vestito da dottore con la mani sul viso

 

Tutto parte da una sola prerogativa: confusione mentale.

Quando la tua mente sembra essere un cavallo imbizzarrito e fuori dal tuo controllo, il pensiero negativo comincia a colpire tutte le aree della tua vita.

Lo stesso psicologo, Daniel Seligman, parla delle 3 “P” della visione pessimista:

  1. Pervasiva: copre poco per volta tutti gli ambiti della vita.
  2. Personale: pensi che il problema sei tu, le tue capacità (che credi di non avere), i tuoi limiti e i tuoi difetti.
  3. Permanente: pensi che il problema non si risolverà.

E questo succede spesso nel momento in cui stiamo affrontando un problema: abbiamo la percezione che nello stesso rimarremo chissà per quanto tempo, dimenticando, di fatto, che ogni difficoltà nella nostra vita, ha avuto un inizio e molto spesso, anche una fine.

 

Quali sono i sintomi più comuni quando si ha paura di impazzire

La paura di impazzire, proprio perché legata a qualcosa che esula dal nostro controllo, porta ad avere ulteriori pensieri negativi e conseguenze sul nostro corpo: proviamo emozioni negative e le stesse, generano una risposta a livello chimico, organico e neurale, mente e corpo sono strettamente collegati tra loro

Quindi, la prima cosa da apprendere, è proprio questa: non sono i sintomi a dirti cosa hai, ma è il pensiero che hai a generare gli effetti sul tuo organismo.

Per aiutarti a fare più tuo questo concetto, facciamo un piccolo esperimento: chiudi gli occhi, fai un respiro profondo, immaginati un muro completamente bianco davanti a te.

Riporta un ricordo nella tua mente, uno dei più piacevoli della tua vita.

Ora, immergiti in quel ricordo, rivivi tutti i particolari dello stesso: odori, movimenti, suoni, percezioni.
Con calma, scansiona ogni particolare del momento prendendo tutto il tempo che ti serve, senza fretta.

Come ti avverti?

Stai notando che a livello corporeo succede qualcosa? 

Magari il battito del tuo cuore è più veloce, il respiro è più lento o più affannato (dipende da cosa stai evocando tra i ricordi della tua mente), avverti brividi lungo la schiena e/o avverti una grande pace, gioia, rilassatezza.

Questa si chiama, chimica delle emozioni: ogni volta che riproponi uno scenario nella tua mente, la stessa non riconosce cosa è immaginario da cosa non lo è, semplicemente lo vive grazie ai tuoi input ossia, i tuoi pensieri.

È la stessa cosa che succede quando guardi un film commovente, horror, o d’azione: stai provando tristezza, paura o tensione per quello che vedi nonostante sia tutta una mera finzione, nulla di quello che vedi sta realmente accadendo eppure, provi emozioni e le stesse generano reazioni (o risposte) a livello fisico.

Quali sono queste risposte nel caso specifico del pensiero relativo alla paura di impazzire?

  • Tachicardia.
  • Sudore freddo.
  • Respiro corto e/o affannato.
  • Movimenti distratti.

Ed in casi di pensieri negativi reiterati:

  • Colon irritabile.
  • Reflusso gastroesofageo.
  • Acidità di stomaco.
  • Difficoltà a mangiare e/o digerire.

 

Quali conseguenze porta nel breve termine?

Il pensiero, quando viene alimentato, crea un “solco” all’interno del nostro sistema cerebrale ossia, una strada sempre più conosciuta perché alimentata dallo stesso pensiero più e più volte.

Immagina di trovarti davanti ad un tratto di spiaggia priva di orme.

Ora, individua un punto ben preciso e raggiungilo trascinando i piedi. Cosa accade?

Accade che da un punto ad un altro, si è creata una piccola stradina.

Ora, immagina di rifare la stessa operazione un centinaio, un migliaio di volte. Cosa accade?

Accade che scendi sempre più giù rispetto al livello iniziale insomma, scavi un percorso.

Questo è quello che accade esattamente alla tua mente ogni volta che alimenti e perpetui lo stesso pensiero più e più volte.

Sono gli stessi meccanismi che attiviamo nelle fasi di apprendimento.

Non è un caso che reazioni fisiche (tachicardia, affanno e ansia) possano arrivare anche all’improvviso o in momenti di maggiore stanchezza e prontezza come quando si è in procinto di svegliarsi al mattino o alla sera dopo una giornata intensa di lavoro.

È proprio la conseguenza del pensiero (consapevole o meno) che alimenti in modo frequente nella tua mente che ti ha permesso di sviluppare una strada tracciata, conosciuta e percorsa un milione di volte dalla tua mente.

 

Come superare la paura di diventare pazzo

Paura di diventare pazzo - ragazzo sale le scale

La primissima cosa che voglio invitarti a fare, per riprendere il controllo della tua mente, è renderti conto che la mente sei tu, che i pensieri sei sempre tu ad alimentarli e che in funzione di questo, tanta buona forza di volontà può aiutati a porre fine a tanta sofferenza.

Con questo non voglio dirti che scegli di stare male (anche se potrebbe succedere in alcuni casi), ma che la mente non è un’entità superiore che ti controlla, devi cominciare a farlo tu, consapevolmente.

La mente è un muscolo potente che può portarti alle stelle (inteso come benessere psico-fisico), ma anche alle stalle (inteso come malessere, perdita di facoltà cognitive ed intellettive) attraverso gli stimoli che gli dai e/o che permetti arrivino dall’esterno.

 

Le emozioni non sono una malattia

Per prima cosa, voglio collegarmi al concetto iniziale che ho espresso in premessa a questo articolo ossia, accettare l’ansia è un modo per cominciare a liberarsene.

Nessuna emozione negativa è sbagliata. 

La chiamiamo “negativa” perché ci fa star male ma questo non dice nulla sull’emozione stessa quanto, cosa pensiamo noi di una determinata situazione.

Non è sbagliato quindi, provare emozioni negative, e farci la lotta, non serve altro che ad alimentare il malessere.

Se arriva l’ansia o la paura e pensi: “Non vorrei provarla”, non fai che immergerti in essa.

L’approccio sano che dovresti cominciare ad avere verso qualunque emozione negativa (ma anche positiva) è chiederti:

“Come la sto generando? Come la sto creando? Cosa ci vedo di negativo, brutto, sbagliato in quello che vivo?”

Come ti dicevo, l’emozione parla più del tuo modo di vedere la realtà che della realtà stessa.

Mi capita di fare incontri di coaching con chi ha una forte paura di impazzire che arriva per cause diverse, ma che spesso sfocia in:

  • Perdita di attenzione e concentrazione, quindi.
  • Scarsa memoria sul lavoro, su avvenimenti passati e perfino
  • Sensazione di anaffettività e assenza di emozioni.

Tutto questo sembra essere una riprova rispetto alla paura stessa perché si fa esperienza tangibile di perdere il controllo di se stessi.

Tuttavia, come diceva Madame Curie, c’è solo da capire e non da avere paura.

 

Non c’è nulla di cui aver paura, c’è solo da capire

Facciamo un breve excursus su quello che potrebbe essere l’atteggiamento mentale rispetto ad un pensiero negativo quale ad esempio la paura di essere pazzo.

Dunque, arriva il pensiero e cominciamo a provare paura. Cosa facciamo di solito (erroneamente)?

Iniziamo a pensare sul pensiero stesso cercando di capire (nonostante siamo già immersi nella paura).

Cosa succede?

Accade che la paura chiama altra paura tanto che un pensiero che appare inizialmente irrazionale, comincia a prendere forma, sostanza e, valutando (con gli occhi della paura) vediamo e giudichiamo in modo negativo atteggiamenti, comportamenti, che abbiamo durante l’arco della giornata, provando che la paura ha motivo di esistere.

Ma questi sono pensieri su pensieri. E la realtà?

La prima cosa da comprendere è vedere con obiettività quali sono questi comportamenti, azioni, atteggiamenti che reputiamo negativi per noi.

Prendendo in esame i punti sopra esposti, uno per uno, possiamo iniziare a capire.

Ed ogni passo che segue preso in esame, ti sarà utile per tutti gli altri punti elencati, ma anche per quelli non presenti in elenco e che potresti riscontrare.

 

Punto n. 1: Eliminare il giudizio

Anziché pensare: “Vedi, così non va bene” e indirettamente pensare: “Se non riesco a concentrarmi temo che impazzirò” che equivale quindi all’atteggiamento di lotta di cui ti accennavo poco fa (da evitare!), la prima cosa da fare è pensare bene per capire.

Come?

Eliminando il giudizio, tanto per cominciare, e mettersi nella condizione di voler semplicemente raccogliere tutti gli elementi in modo oggettivo e acritico.

Mi rendo conto che molto spesso nei nostri confronti è davvero impegnativo farlo, siamo più propensi ad essere amorevoli, comprensivi verso gli altri che verso noi stessi…educazione.

Per ovviare a questo problema, la domanda che potrebbe aiutarti a ritrovare la mancata lucidità e oggettività è: se fosse una mia cara amica o un mio caro amico a dirmi che perde l’attenzione e la concentrazione, cosa gli direi?

Poco probabile che gli diresti: “Vedi, segno che stai per impazzire”.

Credo che saresti più propenso a voler capire per poter essere d’aiuto nei migliori dei modi, con qualche domanda tipo:

  • In quali occasioni precise hai notato che manchi di concentrazione?
  • Dove era la tua mente mentre facevi quella determinata cosa? Cosa pensavi?
  • È tutto il tempo in quella situazione che non sei rimasto concentrato o solo per istanti?
  • E cosa succedeva tra un istante ed un’altro?

Come vedi, indirettamente, dal punto numero 1 “eliminare il giudizio”, ne abbiamo fatto uno ulteriore: precisione, raccolta dati per capire.

 

Punto n. 2: È vero?

Ora la domanda che ti aiuta a stabilire un contatto con la realtà è: è vero?

Quindi, è vero che se hai dimenticato cosa ti ha detto il collega in quel momento della giornata, stai diventando pazzo? O forse la mente era altrove, distratta, stanca?

È vero che se stai notando un calo di memoria, tutto si collega nella direzione del diventare pazzo o, proprio perché assorbito dal pensiero negativo, in quanto distratto, non ricordi bene alcune cose?

Ed è sempre vero che non ricordi le cose? Oppure tante le ricordi (dov’è il frigo, la mia camera, come ti chiami, dove lavori, chi sono i tuoi genitori, quanti anni hai, quando sei nato,…) e altre no?

 

Punto n. 3: Riprendere il controllo e la lucidità della tua mente (a piccoli passi)

Se il meccanismo è:

Arriva il pensiero quindi, provi emozioni negative quindi, cerchi di capire, ergo, provi altre emozioni negative ti chiedo: ha senso continuare a stare in questo loop?

Se vedi che fino a questo momento non ti ha portato alcun beneficio, interrompilo subito!

Per farlo, credo che hai bisogno di 2 aspetti importanti:

  1. Strumenti adatti ad interrompere il pensiero negativo.
  2. Un buon motivo per farlo.

Riguardo il punto numero 1, di sicuro, lo strumento più efficace che posso offrirti, è quello relativo alla rete di protezione.

Di seguito, hai un breve video che ti mostra quali sono questi strumenti nel dettaglio e come utilizzarli.

 

Per ciò che riguarda il secondo punto, ossia, avere un buon motivo per farlo, vorrei poter spendere due parole sull’argomento.

Hai mai pensato perché le serie tv funzionano tanto bene?

Si, per le trame accattivanti, scene entusiasmanti, ma se ci fai caso in modo molto attento, ciò che fa funzionare molto bene una serie tv, sono i finali.

Quei finali che non si chiudono completamente e che ti lasciano “sospeso” con una domanda: “Come andrà a finire questa storia?”

Questo atteggiamento di “sospensione”, lo ritroviamo anche in musica.

Prova ad ascoltare con calma una scala musicale dal “do” al “si” in ordine crescente.

Fermandosi su quel “si”, nella nostra mente, si attiva uno stato di tensione causato dal non compimento della scala ossia, non riprendo a respirare in modo tranquillo se non sento suonare il “do” successivo a quel “si”.

Rispetto a questo fenomeno mentale (a cui potrai farci caso da qui in avanti), si è svolto nel 1927 un vero e proprio esperimento psicologico.

Parliamo dell’effetto Zeigarnik.

Effetto che prende il nome, appunto, dalla psicologa ricercatrice lituana, Bluma Zeigarnik.

Esso riassume come, in un atteggiamento di non comprensione e di non consapevolezza dei nostri meccanismi mentali, viviamo in uno stato di tensione fino a quando non vediamo risolversi una determinata questione.

Motivo per cui, molto spesso, nonostante l’esperienza ti abbia insegnato che continuare a pensare non ti serva a nulla se sei in uno stato emotivo negativo, continui a farlo: vuoi concludere quella situazione.

Ora che sai, però, cosa ti trattiene dal voler sperimentare con convinzione la rete, puoi decidere di controllare tu il pensiero e scegliere cosa è più sano per te.

Ora credo che hai un buon motivo per farlo.

E non preoccuparti, è solo questione di tempo: Grazie alla lucidità mentale che acquisisci attraverso la rete di protezione, puoi tornare a pensare e risolvere chiudendo la questione “irrisolta”.

Come? Osservando con più lucidità e precisione ogni elemento e trovare delle soluzioni pratiche per risolverle.

 

Punto n. 4: 4 ingredienti fondamentali per stare bene 

Ciò che vedo, attraverso i percorsi di coaching che facciamo, e che diventa necessario spiegare non è solo  l’efficacia della rete ma anche perché la mente a volte si rifiuta di usarla.

Quello che noto è che spesso evitiamo come la peste il sacrificio.

Eppure, qualsiasi attività richiede un minimo sforzo, davvero qualsiasi.

Il punto, secondo il mio parere, è comprendere cosa rende il sacrificio una risorsa preziosa ed utile per crescere e stare bene.

Se nel sacrificio penso alla privazione, al fatto che mi manchi qualcosa, allora, difficilmente riuscirò a sottopormi a quel piccolo sforzo.

Se invece, penso al sacrificio come una somma da investire in banca che mi torna con gli interessi del 90% e più, col cavolo che aprire il portafogli per versare in banca la vedo come una privazione!

E cosa rende possibile un cambio di prospettiva?

La riprova.

Quando ti fermi per usare la rete anche solo per un minuto e noti che per 30 secondi riesci a rimanere completamente concentrato su essa, allora, sono 30 secondi di vittoria sulla paura.

Sono 30 secondi che ti permettono di credere in te stesso e cominciare ad investire con più fiducia.

Ma non basta aver sperimentato quei 30 secondi in un dato momento della settimana.

Devo poter contare sulla costanza.

Anche questo fa parte del nostro processo di apprendimento.

Ricordi la strada sulla sabbia?

Ogni volta che riproponi alla mente quei 30 secondi in modo costante, poco per volta, diventano 60 e poi sempre di più, fino ad essere la tua costante modalità di approccio, ossia: concentrazione e focus.

Ecco perché è importante che non manchino 4 ingredienti fondamentali:

  1. Costanza
  2. Disciplina
  3. Sacrificio
  4. Fiducia (osservando e riconoscendo i piccoli sforzi positivi)

 

Paura di impazzire: conclusioni finali

Ansia e paura di impazzire - faccia paura su uovo

Abbiamo visto che la paura di impazzire non nasce da una sintomatologia ma anzi, nasce da un pensiero che genera emozioni negative e le stesse hanno una ripercussione a livello fisico.

Proprio perché generata dal pensiero, la paura non può essere compresa con gli occhiali della paura stessa, ma ha bisogno di obiettività, per poter valutare ogni atteggiamento, comportamento che ostacola il naturale processo di crescita e serenità.

Abbiamo visto quanto è importante rivalutare la parola sacrificio, e come vale la pena investire del tempo quotidiano costante per applicare gli esercizi ed interrompere il loop di pensieri negativi.

Abbiamo compreso cosa finora probabilmente ti ha ostacolato nel deciderti ad usare con fiducia questo strumento, quale la rete, e come la “tensione” di un problema non risolto sia spesso la causa del problema stesso o la benzina che alimenta le emozioni negative.

Inoltre, abbiamo valutato assieme come approcciarsi in modo oggettivo verso se stessi immaginando una persona a cui teniamo particolarmente e l’approccio che potremmo avere verso di essa.

La paura di impazzire, come qualsiasi altra paura, si alimenta di confusione, incertezza e tanta debolezza mentale.

Più impari a prendere il controllo della tua mente, decidendo di dirigere i tuoi pensieri dove scegli tu, usando la rete, più impari a non immergerti e identificarti nei pensieri e nelle emozioni.

Da una mente lucida, possono arrivare soluzioni altrettanto chiare ed efficaci soprattutto, reali e concrete, legate alla realtà: l’unica cosa che conta davvero per stare bene.




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