Qualche mese fa ho letto un libro che s’intitolava “Perché siamo infelici”: non nascondo di aver condiviso davvero poche di quelle idee che spesso sembravano dire chiaramente che siamo infelici perché questa è la nostra natura.
De Mello, al contrario, sostiene che siamo nati per essere felici e che è la felicità la nostra vera natura.
Io concordo con lui: siamo felici perché scegliamo di esserlo, perché siamo nati per esserlo. L’errore è fraintendere la felicità.
Ho già scritto cos’è la felicità spiegando che si tratta di una condizione interiore che non coincide con l’assenza di dolore o problemi, né con la piena soddisfazione di tutti i nostri desideri.
Al contrario sono proprio le nostre pretese a renderci infelici.
Riflettevo su questo pochi giorni fa, mentre leggevo un libro che parlava di amore, felicità di come essere pienamente umani, e mi è balenata alla mente, anche per alcune esperienze di persone che conosco, una cosa importantissima: siamo infelici perché scegliamo di esserlo.
Perché siamo infelici? Perché lo scegliamo noi!
La vita, ho pensato, scorre come fosse un enorme fiume carico d’acqua.
Ognuno di noi ha una barca su cui attraversare questo fiume possente e navighiamo sulle sue acque.
Accade che molti di noi rifiutino la direzione della corrente o il paesaggio oppure il clima, si oppongano letteralmente alla vita e facciano di tutto per cambiare direzione.
Afferrano le rocce per fermare la barca perché non sono soddisfatti della, si aggrappano a qualsiasi cosa perché pretendono che il fiume scorra diversamente.
Più si sforzano più faticano, si fanno male, soffrono, ma non possono impedire al fiume di scorrere.
Alcuni, tristemente, decidono di porre fine al viaggio perché non sono contenti.
Seguire il fiume non vuol dire necessariamente fare un certo lavoro, seguire una certa scuola o raggiungere il successo.
Il fiume che rappresenta la vita in questa metafora non stabilisce per tutti una direzione ma un percorso: la vita scorre come un fiume e noi, sulla nostra barca, possiamo decidere di assaporare questo viaggio ogni giorno, navigando sulle acque, oppure fare il possibile per fermare la barca.
Qualunque sia la scelta, il fiume continua a scorrere.
Sei infelice perché rifiuti la realtà
Siamo infelici perché ci aggrappiamo a qualcosa per non vivere: ci rifiutiamo di vivere perché pretendiamo che i nostri desideri siano realizzati.
Ci opponiamo alla vita perché esigiamo che tutto si adegui a noi, che le persone ci soddisfino, che gli eventi realizzino i nostri desideri.
L’infelicità è la conseguenza della nostra scelta di non vivere, di rifiutare la vita in tutto quello che comporta.
Problemi, difficoltà e gioia, soddisfazione, sconfitte e successi, confusione e allegria.
Siccome non siamo padroni dell’universo e delle leggi del mondo, ci rifiutiamo di vivere se non possiamo controllare tutto e tutti, e siamo infelici perché opponiamo resistenza.
Saresti già felice se iniziassi ad amare
Potremmo navigare serenamente sulla corrente, utilizzando i remi per far si che la barca scorra meglio.
Potremmo avvicinarci ad altre barche e organizzare feste e banchetti condividendoli con tutti quelli che in quel momento sono in viaggio.
Potremmo avvicinarci agli altri e condividere la nostra gioia, sostenerli se sono in difficoltà chiedere e dare aiuto.
Mentre il fiume scorre, possiamo scegliere di amare e goderci il viaggio, oppure opporci alla vita ed essere infelici.
Vivere non vuol dire però accontentarsi, ma amare il viaggio qualunque sia il paesaggio che vediamo, qualunque siano le condizioni del tempo.
Siamo infelici perché rifiutiamo la vita, e questa è una nostra scelta. Peccato che tanti conclamati esperti non l’abbiano capito nemmeno loro 😉