Sentirsi soli: come trasformare un problema in un’opportunità

Viviamo in un mondo globalizzato dove le distanze si accorciano sempre di più, i Social ci offrono opportunità diverse di confronto e contatto anche con culture diverse.

Basta accedere da un piccolo dispositivo elettronico per avere nuovi amici, informazioni, notizie.

Eppure, si estende a macchia d’olio una piaga sociale molto viva e sentita per tanti.

Parliamo della solitudine o meglio, del sentirsi soli.

C’è differenza tra sentirsi soli ed essere soli?

Perché ci si sente soli?

Perché non si riesce a bastarsi da soli?

Se stai passando questo momento della tua vita, vorrei cogliere l’opportunità di offrirti il mio aiuto attraverso questa guida, sperando possa aiutarti a comprendere meglio e volare oltre quel muro della solitudine che ti blocca.

Se ti va, lascia un commento in fondo alla pagina, sarei felice di risponderti.

 

Che cosa vuol dire essere soli?

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Essere soli, oggettivamente parlando, vuol dire non avere compagnia.

Ma quando, questa oggettività, diventa un problema?

Quando pensi che sia una condizione pessima che:

  • Ti limita in qualcosa.
  • Ti manca qualcosa per stare bene, di conseguenza
  • Provi emozioni negative.

Da questa serie di dinamiche parte l’accezione negativa dello stare soli: sentirsi soli (l’equivalente di “Se sono solo, non va bene”).

Ma è sempre così?

Basta guardarsi un po’ intorno: ci sono persone che stanno bene da sole e persone che vivono male la solitudine.

Ci sono persone che stanno bene in compagnia e persone che si sentono comunque da sole stando tra la gente, in famiglia, in coppia.

Quindi, la prima cosa da comprendere, è che il problema non è non avere nessuna compagnia.

Il problema sta nelle 3 prerogative che ti ho indicato prima ossia, pensi che ti limiti in qualcosa, che ti manchi qualcosa e di conseguenza, provi emozioni negative.

Non solo, provando emozioni negative, è molto probabile che non avverti la necessità di fare un passo “oltre il blocco” e così finisci per isolarti interiormente ancora di più sfociando in stati di forte tristezza tanto da diventare pervasiva.

Andando alla ricerca di qualche frase carina da riportare nell’articolo, mi sono imbattuta in una premessa molto importante di aforisticamente.

L’autore ricorda come in lingua inglese, la stessa condizione oggettiva (stare da soli) può essere interpretata in due modi diversi e quindi, avere due parole diverse per esprimerla:

Solitude” come scelta di essere soli, l’uomo che sta bene con se stesso mentre,  “loneliness” sta a significare condizione di negatività e sofferenza nello stare da soli.

In italiano, quando diciamo di essere soli, molto spesso interpretiamo la situazione in modo negativo e già questo elemento, la dice lunga su alcuni aspetti che vedremo più avanti.

 

Sentirsi soli, chi stabilisce cosa provi?

Magari non ci fai caso, ma di tanti comportamenti, reazioni che mettiamo in atto davanti a situazioni diverse, siamo condizionati oltre misura.

Crediamo di essere liberi quando in realtà la cultura, l’educazione, ci forgiano a dovere e ci dicono quando sorridere, piangere, stare male.

Per questo aspetto molto importante, ci viene in aiuto Paul Ekman, psicologo statunitense divenuto famoso grazie alle sue ricerche scientifiche, pioniere nel riconoscere le emozioni enfatizzando le espressioni facciali.

Co-autore insieme al Dalai Lama e lo psicologo Daniel Goleman di “Emozioni Distruttive” dichiara:

L’esperienza sociale influisce sugli atteggiamenti emotivi, crea regole su come sentire e su come manifestare quello che si sente, sviluppa e affina occasioni specifiche destinate a suscitare rapidamente un’emozione” (Pag. 330)

In sostanza, hai appreso cosa determina cosa ti fa stare bene e cosa ti fa stare male senza sceglierlo.

Ora fermati un attimo, se ci pensi, tu vuoi solo una cosa nella vita: essere pienamente felice, o no?

Ogni azione che compi, in maniera diretta o indiretta, consapevole o meno, va verso quella direzione.

Ora, rispondi sinceramente a questa domanda: se tu fossi pienamente felice, (e con pienamente intendo davvero pienamente) staresti ancora male all’idea di stare da solo o da sola?

E qui arriva il punto cruciale: capire qual è il vero problema.

 

Solitudine: capire il vero problema senza più stare male

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Come si fa a superare la solitudine? Come sentirsi meno soli?

Per superare questo profondo stato di malessere che ti porta a sentirti solo, è necessario fare un “processo al contrario” e ti spiego come farlo. 

Partiamo dall’emozione: solitudine (intesa in tono negativo), ok.

Quando la provi?

Molto probabilmente quando:

  • Sei da solo o da sola in casa (in situazioni specifiche magari).
  • In compagnia (tra la gente, in famiglia, con il proprio partner).
  • In alcuni momenti specifici del giorno o della notte (appena svegli, nel letto)

Bene, ora inizia a comprenderti meglio: a cosa pensi in queste circostanze?

Molto probabilmente la mente sta macinando pensieri come: “Sono solo”, “Sono triste”, “Mi sento sola e depressa”.

Da qui in avanti, fai molta attenzione perché ti fornirò degli strumenti preziosi per iniziare a vivere in modo sereno qualsiasi momento della tua vita.

 

Punto numero 1: poni attenzione alla qualità dei tuoi pensieri

Inizia a porre grande attenzione alla qualità dei tuoi pensieri.

Non solo quando avverti questo senso di solitudine negativa, ma anche durante tutto l’arco della giornata:

  • Pensi a tutto quello che non va in te, intorno a te e nel mondo?
  • Pensi che non hai nessuna possibilità di vivere felice dopo tante volte che ci stai provando?
  • Pensi alle cose e le persone che non ci sono più?
  • Pensi che ogni piccola azione che fai sia un problema e le vivi male?

Questi sono solo alcuni esempi di pensieri negativi che potresti avere durante l’arco di una giornata, per settimane e poi mesi.

 

Sentirsi solo: una strada tracciata più volte

Devi sapere che quando elaboriamo continuamente gli stessi pensieri, la nostra mente traccia un percorso vero e proprio finendo per essere la strada più battuta per te.

Mi spiego meglio.

Immagina una collina piena di fiori, erba e alberi. Ora, pensa che dovrai spostarti da un punto “a” ad un punto “b” attraversando la radura incontaminata.

Poco per volta, un passo dopo l’altro, man mano che avanzi, stai tracciando una strada che collega i due punti. L’andata sarà più impegnativa perché è la prima volta che la percorri.

Ma il ritorno sarà più facile e, volta per volta, più fai lo stesso percorso, più non necessiti di tagliare erba, spezzare rami ed evitare rovi, perché la strada sarà sempre più spianata.

Con i nostri pensieri, succede la stessa cosa. Motivo per cui, quando alimenti lo stesso (o gli stessi) pensieri in maniera ripetuta per più volte al giorno, la mente percorre la strada che conosce (che hai tracciato per lei) anche di notte.

Soprattutto, quando si è meno vigili, riposati e consapevoli.

Per allenarti a tracciare una nuova strada, è necessario che:

  1. Diventi consapevole dei tuoi pensieri.
  2. Inizi a spezzarli per percorrere una strada nuova.

Per diventare consapevole dei tuoi pensieri, (punto numero 1), puoi fare un semplice esercizio:

Metti una sveglia che ti faccia da assistente personale, se ti piace l’idea, immaginala come una segretaria al tuo servizio 🙂

Una sveglia ogni ora dove porti questa semplice domanda: a cosa stavo pensando prima che mi suonasse la sveglia?

Se vuoi, puoi anche scrivere quei pensieri su un foglio, sarà una sorta di “svuota sacco” per alleggerire il fardello che ti porti in testa.

 

Spezzare i pensieri di solitudine

Fatto questo, passiamo al passo numero 2 ossia, spezzare quei pensieri.

Perché spezzarli? 

Perché devi fare in modo che quella strada che hai tracciato in precedenza, torni a fare spazio ai vecchi rami, fiori ed erba.

Ora, dobbiamo tracciarne una nuova fatta di possibilità, di opportunità.
Come se nascessi una vita nuova, oggi!

Come spezzarli?

Ti offro due semplici esercizi di concentrazione (a disposizione ne abbiamo davvero tanti e non basterebbe un articolo per elencarli tutti) per aiutarti a farlo:

  1. Calcoli a mente. Dovrai fare calcoli complessi a mente, niente tabelline, conto alla rovescia.
    Un esempio: 13+22, il risultato lo moltiplichi per 2, poi aggiungi 37, dividi per 3 e così via.
  2. Descrivi un oggetto qualsiasi in modo estremamente minuzioso, come se dovessi farlo riprodurre da una persona che si trova dall’altro capo del mondo e non può vederlo.

    Un esempio: il libro che ho sulla scrivania davanti a me in questo momento,  è alto circa 22 cm, lungo 10 cm, profondità 4 come, la copertina e il bordo sono di colore rosso (un tono più vicino ad un bordeaux).Ha le scritte bianche, scritte in stampato minuscolo. Il nome dell’autore (Allen Frances) è scritto con carattere stile “Georgia” mentre il titolo in “Arial” grassetto, più o meno ad 1/3 della copertina, centrato.

    Posso continuare, scriverei l’intera pagina solo descrivendo il mio libro, ma mi fermo qui.
    Come vedi, questo impiega necessariamente tanta attenzione.

    Sperimentalo subito con qualsiasi oggetto ti trovi davanti, uno solo.

Lo scopo di questi esercizi è: allenare la tua mente a portarla dove vuoi tu.

Altrimenti, più la lasci libera di vagare, più ritornerà sulla famosa strada già tracciata e tornerà il malessere del sentirsi soli.

Fatto questo, passiamo al passo numero 2 🙂

 

Punto numero 2: cosa temi?

Ora, fatto il passo iniziale ossia, quello che pone le fondamenta allo step successivo, passiamo alla comprensione del vero problema.

Ti pongo una domanda: Cosa pensi riusciresti a fare (e che ora non fai) se non fossi da solo o da sola? Come ti sentiresti?

Vediamo, potrebbe essere:

  • Sarei più sereno nei momenti di sconforto, avrei qualcuno che mi aiuta a tirarmi su il morale.
  • Mi sentirei più al sicuro andando a mangiare una pizza fuori a cena.
  • Sarei capace di scegliere davanti ad una mia insicurezza perché avrei qualcuno che mi aiuta a comprendere che strada prendere (direzione).
  • Sarei più motivato o motivata avendo qualcuno che mi sprona a fare sempre meglio.
  • Mi sentirei le spalle coperte perché c’è qualcuno che si prende cura di me.
  • Viaggerei con più tranquillità perché so che non solo solo o sola.

Di cose, ne possiamo elencare davvero un’infinità e sono alcune di natura emotiva (sicurezza, direzione), altre di natura molto pratica (viaggi e ristorante).

Come vedi, quindi, il vero problema, non è la solitudine, ma ciò che non riesci a fare a causa di questa situazione (che di per sé è neutrale).

Quindi, potresti aver paura di non riuscire a:

  • Tirarti su il morale da solo nei momenti difficili.
  • Mangiare una pizza da solo (paura del giudizio degli altri?).
  • Prenderti la responsabilità delle tue scelte ed eventualmente accettare di poter sbagliare.
  • Motivarti da solo.
  • Prenderti cura di te.
  • Viaggiare da solo.

Allora, se riuscissi a fare tutto questo in modo autonomo, sereno, insomma, se fossi pienamente felice, penseresti ancora che stare da soli è molto triste?

 

Punto numero 3: la solitudine è necessaria all’amore

Un uomo deve possedere un piccolo luogo nascosto dove poter essere se stesso senza riserve. Solo nella solitudine si può conoscere la vera libertà
Michel de Montaigne

Non si può stare bene da soli, si deve

Sostanzialmente per i motivi che abbiamo visto finora.

Se davvero vuoi amare una persona, devi poter contare sull’essenza dell’amore stesso: la gratuità.

Nel momento in cui realizzi che una compagnia ti serve per stare bene (prendendosi cura di te al posto tuo, facendoti compagnia in attività che non faresti da solo, per sfogarti, dirti cosa fare o non fare, motivarti), ti rendi conto che non stai amando, ma stai usando.

E tu, stai ipotecando la tua felicità ad un’altra persona.

In questo pseudo-amore, sorgono grandi sofferenze perché in qualsiasi momento potremmo pensare che l’altro non stia soddisfacendo un nostro, personale, bisogno (tante volte inconsapevole).

E nel momento in cui l’altra persona dovesse smettere, per tantissimi motivi, di dare quello di cui avevo bisogno, inizio a stare male anziché pormi in un atteggiamento di comprensione andando a cercare altrove ciò che ci serve… per non sentirsi soli!

 

Come combattere la solitudine

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Perciò, voglio offrirti una strada alternativa, diversa. Un modo per cogliere la solitudine come un’opportunità per amare davvero te e gli altri.

Un modo per coltivare rapporti sinceri, duraturi e forti.

Non parteciperò mai a manifestazioni contro la guerra. Chiamatemi quando organizzerete una manifestazione per la Pace!”
Madre Teresa di Calcutta

Questa citazione di Madre Teresa, mi è di grande ispirazione. 

Molto spesso siamo propensi a lottare contro qualcosa per mandarlo via, farlo sparire, debellarlo. Quando è la lotta a dare più forza alla cosa stessa.

Impiegando un dispendio di energie enorme, le stesse che potremmo utilizzare per costruire qualcosa di nuovo.

Fatto il nostro excursus, compreso qual è il vero problema, come iniziare ad affrontarlo per vivere serenamente e amare la solitudine?

In primis, possiamo dedurre cosa non bisogna fare, come ad esempio:

  • Cercare nuovi contatti sui Social.
  • Stare davanti alla tv in attesa che qualcosa cambi.
  • Distrarti con attività dannose.

Quello che puoi fare, invece, è prendere dei punti in elenco e cominciare a chiederti: come posso superare la paura di… o la difficoltà a…?

Prendiamo come spunto, il punto primo dell’elenco: tirarti su il morale in momenti difficili.

Stila una vera e propria lista di attività che potresti fare, parole che potresti rivolgerti.

In un periodo piuttosto lungo della mia vita, ho sperimentato delle difficoltà davvero grandi per me, ma sono riuscita a restare serena e fiduciosa.

Tra le tante cose, quello che mi ha aiutata a stare bene e mantenere calma, lucidità e forza sono state:

  • Passeggiate in solitaria tra la natura.
  • Ho riciclato una scatola, abbellita, colorata e dentro, inserivo canzoni, colori, frasi, gesti positivi che avevo notato durante ogni singolo giorno.
  • Leggevo libri che mi aiutano a crescere.
  • Facevo attività sportiva.
  • Mi dedicavo alle mie passioni (in primis, la musica, poi mi sono dilettata nel disegno, nella pittura e nella fotografia).

Sono solo degli spunti che ti offro e sono attività sane che svolgo ancora oggi.

Stila la tua lista, agisci e procedi allo stesso modo per ogni punto e poco per volta, un passo alla volta, affronta le tue paure, le tue difficoltà.

Il risultato non tarda ad arrivare, apprezzerai la solitudine come un silenzio da ascoltare e non un vuoto da riempire e questo, farà tutta la differenza del mondo.

(lo ammetto, questa frase l’ho presa da una canzone che mi piace per il suo contenuto, ti invito ad ascoltarla 😉 ).

Il miracolo più bello e il dono d’amore più grande che possiamo offrire a noi stessi, è amare la nostra compagnia per poi offrirla agli altri, senza alcun utile.

Quando nei percorsi di coaching scorgo questi piccoli miracoli e stimolo la persona a renderlo vivo, mi rendo conto che tutto è possibile per coloro che ci credono!




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