“Occorre rischiare la vita per cose senza senso, superare i propri limiti per arrivare da nessuna parte, oltrepassare il muro del suono dell’inutilità e darsi un gran da fare a vuoto…siamo costretti a dare un senso all’assurdo per giustificarne l’esistenza”.
Matthieu Ricard scrive questo nel suo libro “Il gusto di essere felici” per spiegare l’assurda pretesa di un continuo stimolo emotivo per vivere pienamente.
Oggi la parola più utilizzata è “divertimento”.
- Se non andiamo al mare durante l’estate come possiamo divertirci?
- Se non usciamo tutte le sere a passeggiare in tondo nelle città piene di colori e persone.
- Se non usciamo il sabato per andare tra i negozi affollati (lamentandoci della confusione).
- Se non beviamo qualcosa di alcolico mentre siamo in compagnia dei nostri amici.
- Se non andiamo in discoteca a ballare.
- Se non tiriamo alzati fino all’alba almeno quando l’indomani non lavoriamo (e a volte anche se dobbiamo farlo).
- Se non abbiamo un partner.
- Se non andiamo veloci in autostrada.
- Se non proviamo emozioni travolgenti facendo cose fuori dal comune, come potremo divertirci?
Vivere pienamente: non è questione di quantità
Vivere pienamente è sempre più spesso confuso con un’ansia di divertirsi che affonda le sue radici nella nostra incapacità e paura di restare a osservarci e scoprirci.
Siamo sempre in preda ad un’attività febbrile da compiere, abbiamo continui impegni e siamo sempre sotto stress: lavoro, amici, uscite, svaghi, andare a destra e a sinistra.
Dire che sabato sera restiamo a casa a riposarci e leggere un libro è un’eresia oggi.
Fermarci nello stesso posto non solo per avere il tempo di una foto ma per osservarlo con calma a lasciarci rapire da colori e profumi non si fa di solito.
Crediamo che vivere pienamente significhi vivere tanto: viaggiare tanto, avere tanti amici e tanti impegni, fare tanto sesso, uscire tanto per passeggiare, parlare tanto e con tante persone, avere tanta fretta, fare troppe cose anche contemporaneamente.
Vivere con lentezza
Scegliere di rallentare il ritmo, di vivere con lentezza sembra uno spreco ti tempo: il tempo è forse la cosa che oggi sembra più preziosa e, per assurdo, più ci sforziamo di risparmiarlo, più ne dobbiamo “ammazzare” con attività spesso fini a se stesse.
Vivere pienamente vuol dire, invece, imparare ad amare, riscoprire che la bellezza di un luogo è sempre nuova, anche se lo viviamo ogni giorno, ritrovare il tempo per sorridere a chi incrociamo lungo la strada, per parlare senza fretta e non delle solite banalità.
Vivere pienamente vuol dire rallentare, ascoltare noi stessi e imparare ad ascoltare chi siamo veramente, scoprendo la nostra unicità invece di nasconderla per essere accettati.
Vivere pienamente significa liberarci del bisogno degli altri e imparare a stare con noi stessi, ad apprezzare la solitudine. Significa anche dare un nuovo valore al tempo e non vivere tanto, ma vivere bene.
Tornare a vivere assaporando le cose che contano
Possiamo imparare a vivere pienamente se ci rendiamo conto che il valore delle cose non è quasi mai proporzionale al costo che hanno in denaro, ma è qualcosa che posseggono di per sé: rispetto, amore, pazienza, calma, bontà, altruismo, sincerità, comprensione, stima, fiducia, perdono, correttezza, sensibilità, gentilezza, condivisione, semplicità.
Per vivere pienamente dobbiamo comprendere che non sono le emozioni improvvise, da cui finiamo per dipendere, a definire la qualità della nostra vita, ma la capacità di apprezzare la nostra esistenza sempre, a cominciare da dove siamo adesso.