A molte persone un abbraccio mette a disagio.
Altre amano gli abbracci.
Mi è sempre rimasta impresso un racconto di Leo Buscaglia in cui lui, insegnante, aveva l’abitudine di abbracciare nel campus della scuola ogni persona, anche se non la conosceva.
Un giorno abbracciò una donna che poi, disse lui, ogni volta che lo vedeva lo evitava per non dover ritrovarsi abbracciata di nuovo. Non c’era malizia negli abbracci di Buscaglia, ma solo voglia di condividere il proprio entusiasmo per la vita e per le persone.
Lui sapeva benissimo che non tutti avrebbero gradito questo suo modo di porsi, ma era anche convinto che le bellezza di un abbraccio valesse il rischio di non essere gradito da tutti.
Oggi voglio farti osservare questo gesto sotto tanti aspetti, grazie a diverse esperienze e punti di vista. Ecco cosa ti offro:
- Scopriamo come l’abbraccio sia la manifestazione d’amore più potente.
- Che fare se non hai nessuno che ti abbracci (con video dimostrativo).
- Come abbracciare senza contatto fisico (perfetto in tempo di covid-19).
- Come godere di ogni abbraccio senza sentirne il bisogno.
- Come imparare ad abbracciare “come si deve”.
- Il mio abbraccio preferito.
Cominciamo dall’esperienza di Gianluca e suo figlio.
Abbracciarsi è una delle manifestazioni d’amore più potenti
Per lavoro sono spesso fuori casa e l’altro giorno sono rientrato dopo 4 giorni di assenza. Mio figlio, appena ho aperto la porta di casa, mi è corso incontro e mi ha abbracciato forte.
In quel momento ero stanco, avevo la zaino di lavoro sulle spalle e la valigia in mano. Non vedevo l’ora di posare tutte le cose e farmi una bella doccia.
Mio figlio ha sconvolto i miei programmi e mi ha abbracciato fortissimo.
Ho lasciato la valigia ed ho ricambiato l’abbraccio stringendo forte mio figlio.
Grazie all’abbraccio mi sono rilassato, ho sorriso, ho chiuso forte gli occhi e mi sono gustato il momento pienamente, ho detto a mio figlio che gli volevo un sacco di bene, gli ho chiesto come stava e l’ho riempito di baci senza mai lasciare l’abbraccio.
Insieme abbiamo riso e ci siamo stretti ancora più forti.
L’abbraccio è durato molti secondi ed è stato intensissimo. In quel momento ho provato una grandissima felicità.
Ero stanco, assonnato, ma ho provato una felicità enorme.
Mi sono chiesto il perché.
L’abbraccio secondo me è una delle manifestazioni concrete dell’amore più POTENTE che ci sia.
Quando ricevo e dono amore io sono felice e nell’abbraccio due persone si donano reciprocamente il proprio amore. E’ una potenza straordinaria di felicità.
Sopra ho scritto due persone. Ma sbaglio.
L’abbraccio può avvenire anche tra più persone.
Mi viene in mente quando mio figlio era piccolo.
Ogni volta che io e mia moglie ci abbracciavamo lui correva fortissimo verso di noi, chiamava anche mia figlia e ci abbracciava tutti urlando: ABBRACCIO DI FAMIGLIA!
E tutti e quattro ci abbracciavamo fortissimo ridendo come dei pazzi.
L’abbraccio ha una potenza straordinaria: la potenza dell’amore che rende felici.
La potenza dell’abbraccio riguarda anche gli animali. Lo stesso effetto si po’ provare quando si abbraccia un cane, un gatto, un cavallo…
Quanto saremmo tutti più felici se scegliessimo di abbracciare per decine di secondi una o più persone.
Io voglio essere felice ed ho capito che io abbraccio troppe poche volte perché corro, perché sono sempre impegnato a fare altro e anche perché in fondo ho un po’ paura di abbassare le mie difese aprendo le braccia.
Ma ho sperimentato che quando scelgo di abbassare queste difese, aprendomi all’abbraccio, è bellissimo: io accolgo l’altra persona e l’altra accoglie me.
Intorno a me ogni giorno vedo molte persone infelici.
Se impariamo ad abbracciarci sono convinto che saremo più felici.
Con l’abbraccio io dico all’altra persona: tu per me sei importante, mi fido di te ed abbasso le mie difese, ti accolgo, ti sto vicino e puoi contare su di me.
Non sempre è facile: senso del pudore, paura di abbassare le proprie difese e di farsi scoprire vulnerabili.
Ho letto che gli effetti positivi dell’abbraccio sono stati riscontrati anche a livello scientifico. Se un abbraccio è sincero e dura per diversi secondi (almeno 20) si produce un effetto terapeutico sul corpo e la mente.
Un abbraccio sincero produce l’ossitocina (un ormone) e delle endorfine che forniscono un un’intensa sensazione di calma e benessere e rinforza i legami. Ci fa sentire più forti perché amiamo e ci sentiamo amati.
Perché non vivere la felicità abbracciando di più?
Io ho deciso di farlo e FUNZIONA!
Ti suggerisco un esercizio molto semplice: ogni giorno impegnati ad abbracciare almeno due volte per più di 20 secondi due o più persone.
Scegli tu i momenti.
Quando sarai allenato il numero degli abbracci e vedrai che sarai sempre più felice.
Leggendo queste parole di Gianluca mi viene in mente che ci sono tante persone sole a cui questo esercizio potrebbe risultare difficile.
Che fai se non hai nessuno che voglia abbracciarti?
In realtà una soluzione creativa c’è, e la suggerisce Deborah, grazie anche all’aiuto di Juan…
Abbracci gratuiti!
Di Deborah Cavalieri.
ATTENZIONE: meglio aspettare la fine dell’epidemia di Covid-19 per questo 😉
Oggi voglio farti conoscere Juan e darti un assaggio di cosa può significare abbracciare una persona. Iniziamo subito con un suo video.
In questa epoca di disconnessione sociale e mancanza di contatto umano, gli effetti della campagna “Free Hugs” (Abbracci gratuiti) sono diventati fenomenali.
Questo simbolo della speranza umana si diffuse in tutta la città.
Purtroppo la polizia e i funzionari ordinarono il divieto a questa iniziativa di Free Hugs. Ma quello a cui poi si assiste è il vero spirito dell’umanità che si unisce in ciò che può solo essere descritto come impressionante.
Ma ora arriviamo a Juan e lascio a lui la parola che ci racconta con le sue parole come nasce questa campagna:
Vivevo a Londra e dovevo tornare a casa. Quando il mio aereo è atterrato a Sydney, mi restava solo un bagaglio a mano pieno di vestiti e un mondo di problemi. Nessuno per darmi il bentornato, nessun posto da chiamare a casa. Ero un turista nella mia città natale.
Stando lì nel terminal degli arrivi, guardando gli altri passeggeri che incontrano i loro amici e familiari in attesa, con le braccia aperte e le facce sorridenti, che abbracciano e ridono insieme, volevo che qualcuno là fuori mi stesse aspettando. Essere felici di vedermi. Per sorridermi. Per abbracciarmi.
Quindi ho preso del cartone e un pennarello e ho scritto. Ho trovato l’intersezione pedonale più trafficata della città e ho tenuto quel cartello in alto, con le parole “Free Hugs” su entrambi i lati.
E per 15 minuti, le persone mi hanno appena guardato.
La prima persona che si fermò, mi diede un colpetto sulla spalla e mi disse come il suo cane fosse appena morto quella mattina. Come quella mattina era stato l’anniversario di un anno della sua unica figlia morta in un incidente d’auto. Come ciò di cui aveva bisogno ora, quando si sentiva più sola al mondo, era un abbraccio. Mi sono chinato su un ginocchio, ci siamo abbracciati e quando ci siamo separati, lei stava sorridendo.
Tutti hanno problemi e anche io ho i miei. Ma vedere qualcuno che una volta era accigliato, sorridere anche solo per un momento, ne vale la pena ogni volta.
Perché è stato bandito?
Paura e burocrazia della responsabilità pubblica. Ma adesso va tutto bene! Assicurati di controllare le leggi locali prima di imbarcarti nella tua Hugathon!
Io penso che sia semplicemente non solo un ragazzo meraviglioso, ma anche intelligente.
Poteva starsene seduto ad aspettare e compiangersi addosso, per tutto quello che gli mancava ed invece no. È passato all’azione anche se questo può voler dire andare controcorrente.
E facile seguire la corrente: essere più disponibili con chi soddisfa i nostri gusti, dare spazio nella vita in generale a chi mostra di andare a pari passo con quello che vuole la società.
Piace offrire il nostro tempo e aiuto solo se ne ricaviamo noi qualcosa.
E poi arriviamo ad un punto della nostra vita e ci lamentiamo di un mondo senza amore.
E tu?
Tu cosa stai facendo per migliorarlo?
Sei capace per amore disinteressato di stare vicino ad una persona, aiutarla, abbracciarla, farla sentire amata?
Certo, a differenza di un bambino piccolo che ha bisogno di amorevoli cure altrimenti la mancanza d’amore può portarlo fino alla morte, l’essere umano può stare decenni su un isola deserta.
Però caspita che energia si mette in circolo se una persona ci sorride, ci abbraccia, ci dice una parola gentile, ci fa un complimento sincero, ogni piccolo gesto d’amore ha un potere aggiuntivo nella nostra vita che spesso sottovalutiamo, perché siamo solo concentrati non ad amare ma ad usare gli altri.
E purtroppo quando uno non sa amare, rimane chiuso nel suo mondo del bisogno secondo le sue regole. E quando si arriva a sentirsi tristi e vuoti, e perché un bisogno e legato a delle regole che fanno questo effetto.
Se sai come ci si sente nel ricevere amore perché non trasformi il tuo bisogno in una forma di bene, quel bene che infondo vuoi anche tu: dona il tuo amore senza un se e un ma.
Il nostro bisogno dovrebbe essere “DI AMARE”.
Io personalmente mi commuovo ogni volta che rivedo il video che ha suggerito Deborah.
Nei volti delle persone vedi un conflitto: paura di aprirsi, voglia di donarsi calore.
E quando scegli di aprirti, di donare un po’ di te, qualcosa si scioglie e tu senti che puoi essere senza maschere e veli, almeno per qualche minuto.
Ma non a tutti piacciono gli abbracci.
Ad esempio Alessandra la pensa diversamente e crede ci sia un altro modo per abbracciare gli altri. Molto utile, come vedrai, in tempi di covid-19!
L’abbraccio d’occhi e di cuore
Di Alessandra Barigazzi.
L’abbraccio è qualcosa di importante.
Qualcosa di sostanziale, sostanzioso, che dà sostanza.
Io non sono una grande abbracciona, perciò quando abbraccio, o lo faccio perché in quel momento si deve fare (ed veramente brutto, ma per fortuna mi capita poco e quando mi capita, cerco di trasformarlo in qualcosa di verace, almeno come invito e tentativo) oppure è il porgere un dono di valore.
Me stessa.
Il mio corpo che non ama essere toccato, se non per un motivo vero.
Il mio calore, la mia discrezione, una vicinanza insolita. Un passo in più.
Questo è per me l’abbraccio.
Ricordo sempre con piacere quando, abbracciando un bambino che mi aveva appena dichiarato di aver preso botte forti dal genitore ed essendo io, come sempre, partita a dare l’abbraccio con un po’ di titubanza, ad un certo punto l’ho sentito come sciogliersi tra le mie braccia e prendere da quel calore la forza per ricrearsi.
Quel ricrearsi, a dirlo adesso può sembrare una mia impressione, ma ricordo bene come fosse concreta la percezione di quello che stava avvenendo in lui.
Ecco, date queste premesse la notizia di oggi è che non ci si abbraccia solo con le braccia.
Noi riservati abbracciamo molto con gli occhi e ancora di più col cuore.
Che, tra l’altro, per me è il modo più bello perché è un abbraccio che ti dà i superpoteri: come Elastigirl degli Incredibles puoi allungare le tue braccia e abbracciare persone che stanno a migliaia di chilometri o addirittura nell’aldilà.
E non crediate che il destinatario di abbracci d’occhi o di cuore non lo percepisca di essere abbracciato: prima o poi se ne accorge, credetemi!
Concordo con Alessandra: possiamo abbracciare con gli occhi, col cuore.
Mi ricordo un giorno che ero in ufficio postale e vidi un signore anziano.
Restai a osservarlo per un po’: poteva essere mio nonno.
Guardandolo, provai la voglia di abbracciarlo, di trasmettergli il mio amore, la mia gioia.
Mi capita spesso di vedere visi stanchi, preoccupati, tesi, e desiderare di offrire un abbraccio che voglia dire: “Non temere, andrà tutto bene!“.
All’inizio ti dicevo di come Buscaglia fosse molto espansivo in questo senso.
Alessandra ci offre un’opportunità differente: abbracciare col cuore e con gli occhi queste persone.
E quel giorno, in ufficio postale, ho fatto proprio questo: ho abbraccio con gli occhi e col cuore quel signore.
Non so se se ne sarà accorto, forse sì.
Io di certo e questo è anche l’invito che arriva dal video che ti ho mostrato prima: agire, amare, abbracciare tu, in prima persona.
Ma non abbiamo finito.
Meglio abbracciare o venire abbracciati?
A questo punto leggiamo cos’ha da scriverci Megumì su questo.
Abbraccio o voglio essere abbracciato?
Ho sempre amato gli abbracci e l’ho sempre considerata la più intima e calorosa manifestazione di affetto. Ricordo che da bambina spessissimo abbracciavo anche me stessa con tutte le mie forze.
Ultimamente però qualcosa è cambiato nel mio modo di abbracciare. Fino a poco tempo fa, io gli abbracci li cercavo, li “pretendevo”. Più che abbracciare, io desideravo essere abbracciata.
Mi è capitato ultimamente, durante le prime esperienze di coaching, che una ragazza mi dicesse che la cosa che le mancava più del suo ex compagno erano gli abbracci che le dava di notte quando dormivano insieme.
Eh, come la capivo!
Anche io sono sempre stata una grande fan degli abbracci, anche all’interno di un rapporto di coppia. Così ultimamente mi sono interrogata spesso sul perché io desiderassi così tanto essere abbracciata.
L’abbraccio mi ha sempre fatto sentire protetta.
In quei momenti, stretta in quell’abbraccio, non avevo paura di niente.
Ma era vero che un abbraccio avesse tutto questo potere?
Di proteggermi dalle mie paure?
O forse in quell’abbraccio trovavo un momentaneo refrigerio, una distrazione dai miei problemi, che comunque sempre lì rimanevano?
L’abbraccio mi serviva da anestetico, io avevo bisogno dell’abbraccio nell’illusione che un altro essere umano potesse darmi forza, calore, comprensione.
Ma una volta finito l’abbraccio, le mie paure tornavano.
I miei problemi giacevano sempre lì, irrisolti.
E, nell’illusione di averne necessariamente bisogno, gli abbracci io li pretendevo.
Ricordo ancora come se fosse ieri quando ho letto la bellissima newsletter di Giacomo sulla pretesa degli abbracci.
Stai camminando in riva al mare con un amico.
A te piacciono da morire gli abbracci e speri con tutto il cuore che il tuo amico ti abbracci.
E allora fai di tutto per far sì che quell’amico voglia abbracciarti: misuri le parole, i gesti, i comportamenti.
Non vedi che il risultato finale (l’abbraccio) perdendoti tutto il resto.
Del panorama, della sensazione di camminare sulla sabbia, del tramonto, della vicinanza del tuo amico.
Ti perdi tutto.
Persino l’amore del tuo amico che magari non ti abbraccia ma ti dimostra il suo affetto in altri mille modi.
Ti perdi tutto per qualcosa che magari non avverrà mai. E che comunque, adesso lo so con certezza, anche se avvenisse, non potrà mai darti la felicità che ti aspetti. La protezione. L’amore.
Ho preteso per tantissimo tempo ad esempio gli abbracci da mio marito.
Che invece è piuttosto restio al contatto fisico.
Se siamo per strada, “tutti ci guardano” (magari non c’è nessuno nel raggio di due chilometri… ma chi può mai saperlo?), se siamo a casa, “minuti preziosi, ho un sacco di cose da fare e mi fai perdere tempo” 😀
Imparare ad amare ha tantissime strade.
A volte imparare ad amare coincide con l’imparare ad aprirsi ad un abbraccio, vincendo i propri blocchi e le proprie paure, altre significa imparare, come nel mio caso, di quell’abbraccio, a saperne fare serenamente a meno.
E puoi farlo solo quando inizi a comprendere in profondità di non averne davvero bisogno.
- Se hai paura, affronta la tua paura. Non è un abbraccio che te la spazzerà via.
- Se hai un problema, siediti e guardalo in faccia e inizia subito a cercare soluzioni. Non sarà certo un abbraccio a risolverteli.
- Se hai bisogno di sentirti amato e accolto, inizia ad amare tu per primo. Iniziando da te stesso.
Quando mia zia si è trasferita a casa nostra, ha cercato di prendere confidenza con i nostri (quasi) sei gatti. Non ha mai avuto animali ed era molto timorosa.
Per cercare di vincere la sua paura e prendere confidenza con loro, vedevo che si sforzava di approfittare di ogni occasione per avvicinarli, toccarli, accarezzarli.
I gatti adorano le coccole, se sai come e dove e quando accarezzarli.
Ma soprattutto se sai comprendere e rispettare quell’impercettibile momento in cui quelle carezze non le gradiscono più.
Lasciando che loro lo accolgano se e come desiderano.
E dire che tanti dicono che i gatti siano anaffettivi!
Si contorcono dalle fusa e dal piacere per ore, trasmettendoti tutto il loro amore, ma solo se avvertono che da parte tua c’è vera accoglienza e comprensione. Una comunicazione meravigliosa senza parole.
In quanti meravigliosi e innumerevoli modi possiamo abbracciare un’altra creatura vivente?
Ti è mai capitata quella ineffabile e irripetibile sensazione di abbracciare senza abbracciare?
A me è capitato ad esempio con Alessandra a Lamezia Terme!
Alessandra sostiene di non essere particolarmente propensa agli abbracci, e sinceramente non ricordo se ci siamo abbracciate, eppure la mia sensazione è stata quella di esserci abbracciate per tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme.
Una sensazione meravigliosa.
Attraverso lo sguardo, le parole che ci siamo scambiate, la gioia di condividere dei momenti insieme (tra cui la spesa nel piccolo supermercato vicino alla stazione).
Lo stesso posso dire con Gianluca, quando ci siamo incontrati per la prima volta dal vivo per un aperitivo all’eur.
Da quando ho compreso in profondità che non mi “serve” essere abbracciata, sto imparando per la prima volta ad abbracciare gli altri.
Prima non ero io che abbracciavo, non ero io che mi aprivo e accoglievo, ma chiedevo di essere abbracciata, amata, protetta.
E non sapevo riconoscere neanche il vero amore perché io volevo per forza l’abbraccio, che consideravo tra le più alte dimostrazioni d’amore.
Oggi come in passato mi piacciono molto gli abbracci.
Solo che oggi non li cerco.
Perché tra l’abbraccio e l’Amore ho scelto di voler imparare ad amare.
E se l’abbraccio deve essere un ostacolo all’amore, come è avvenuto in passato, preferisco indubbiamente scegliere l’Amore.
In effetti, leggendo le parole di Megumì, noto che (quasi) tutti gli animali cercano il contatto fisico.
Da piccoli o da adulti conta poco.
Cercano comunque un modo per entrare in contatto con gli altri.
Così penso che anche noi cerchiamo questa sintonia, questa unione, ma così come una gallina ha molto meno piacere di farsi accarezzare (le mie non gradiscono molto), anche noi siamo molto variegati nel modo in cui vogliamo questa condivisione di calore e amore.
Prima di spiegarti qual è l’abbraccio che preferisco io, voglio farti leggere le parole di Serena, che ti spiega come sciogliere la paura di abbracciare, se questo è un tuo blocco.
Come imparare ad abbracciare davvero
Di Serena Sironi.
In questi giorni sto aiutando una ragazza che ha molta difficoltà ad esprimere le proprie emozioni. E’ fortemente convinta che manifestare emozioni profonde sia sinonimo di debolezza.
Evita come la peste ogni possibilità che questo possa accadere, ogni situazione che potrebbe farle provare qualcosa di “bello”. Se succede, vive la cosa con pudore e nasconde a tutti, se stessa per prima, di aver provato qualcosa.
Non si permette di provare emozioni nemmeno con sua madre, nascondendo tutto dietro una dimostrazione di grandissima efficienza in cui freddezza, lucidità e razionalità la fanno da padrone.
A guardare ora questo comportamento mi verrebbe da chiedermi come si possa arrivare a questo punto, eppure io facevo la stessa identica cosa e per lo stesso identico motivo.
Non mi permettevo di provare emozioni e mi sentivo sbagliata quando queste arrivavano nel profondo.
Ma sai come ho risolto? Ho abbracciato mio padre.
Così, cosa pensi abbia consigliato a quella ragazza?
Abbraccia tua madre.
So bene cosa significhi un passo del genere e so bene che dietro a un semplice abbraccio ci sarà un lavoro enorme da fare su se stessa.
E l’abbraccio non fa bene solo a chi lo riceve.
Pensa alla sua forma.
La prima cosa che fai non è forse aprire le braccia?
E già questo fa stare bene.
Hai mai provato a farlo davanti a un tramonto o mentre corri nell’erba?
Se non lo hai fatto, fallo appena puoi e poi mi dici.
Aprire le braccia significa accogliere, ossia lasciare che tutto possa arrivare dentro di te. A quel punto puoi chiuderle e con questo ciò che hai accolto diventa tuo.
Ma non basta.
Io penso che abbracciare sia un’arte.
La ragazza che sto aiutando ha fatto questo passo. Ha abbracciato sua madre, ma, delusa, mi ha detto di non avere provato nulla. Ma com’era il suo abbraccio?
Un mero gesto meccanico dominato dalla paura e in cui è mancato ciò che di più importante lo caratterizza: un contatto a regola d’arte.
Un primo timoroso tentativo mantenendo una certa distanza di sicurezza, sinonimo di altrettanta rigidità.
Ma in un contatto con la “C” maiuscola si scatena un’energia immensa.
Lo dice anche Lorenzo Jovanotti nella sua canzone “Fango” dove il tema è proprio quello della paura di non riuscire più a provare emozioni.
“Ma l’unica paura che senti veramente è quella di non riuscire più a sentire niente”, dice Lorenzo.
E in questa paura di non sentire niente, la paura di non sentire “l’energia che si scatena in un contatto”
Questa energia è fatta di calore, forza e fisicità.
A me sono sempre piaciute le strette di mano “fatte come si deve”, proprio perché trasferivano energia in queste tre componenti.
Eppure l’abbraccio era qualcosa di incredibilmente difficile per me.
E lo sai perché?
In un abbraccio ci sono un paio di cosine in più: la vicinanza e la quantità del corpo delle persone che si uniscono nell’azione dell’abbracciarsi.
Pensaci, nell’abbraccio stringi tutto il corpo e i corpi sono letteralmente uniti. In un abbraccio fatto bene diventano praticamente complementari.
Ecco perché in un abbraccio meccanico non proverai nulla del potente effetto che potrebbe avere un abbraccio fatto bene.
Ma un abbraccio così può fare paura.
È la più alta espressione di se stessi.
Allo stesso tempo dice cosa penso e cosa provo.
Senza parole dice chi sono in modo inequivocabile, senza ombre e senza veli.
Un abbraccio ti mette a nudo e ti rende estremamente vulnerabile. Per questo richiede coraggio e fiducia in se stessi.
Richiede forza.
Così, occorre capire dove sta veramente la forza di una persona.
Nel sembrare di ferro, duri, impassibili ed efficienti o nell’aprirsi mostrando di non avere nulla da difendere?
Se non devi difendere nulla, in realtà sei inattaccabile.
E se non hai niente da perdere non potrai che essere vincente.
Sempre.
Come ti dicevo, per me è stato molto difficile lasciarmi andare in un abbraccio e ho imparato a farlo cominciando ad aprire le braccia alla bellezza della natura.
Già, perché quando apri le braccia accogli e tutto può entrare dentro di te con il rischio che possa anche farti male.
La bellezza è amore per quello che è. È fonte naturale di gratitudine.
Senza dubbio dà, e senza dubbio non vuole nulla in cambio.
Ritirarmi per lunghi momenti nella natura, osservarla in solitudine lasciandomi emozionare e commuovere fino ad aprirmi alla sua bellezza, è stato il primo passo per imparare a fidarmi per poi, poco alla volta, aprire le braccia al mondo.
Apertura significa amore e la fiducia ne è alla base.
Imparando ad amare sto imparando l’arte di abbracciare le persone e ogni cosa che arrivi sul mio cammino. Il mio abbraccio è cambiato nel tempo.
Ora è caldo, vigoroso e avvolgente.
Il mio abbraccio ora parla più di mille parole.
Quando ti abbraccio ti dico che ti sto amando.
Per questo sono certa che la ragazza di cui ti ho parlato, se continuerà a provarci e a lavorare su se stessa per imparare ad amare, potrà sperimentare il sapore dell’amore e della fiducia abbracciando sua madre.
Allo stesso modo sono convinta che chiunque di noi potrà farlo, anche tu.
E se ti sembra di saper già abbracciare gli altri, ricorda che potrai dare massima espressione alla tua arte migliorando te stesso nella tua capacità di amare.
Giorno dopo giorno, perché imparare ad amare è qualcosa che non ha fine.
Anche io, come Serena, ho attraversato una fase della mia vita in cui non abbracciavo quasi nessuno.
Solo un amico o la mia ragazza.
Oggi mi piace abbracciare.
L’altro giorno sono andato da mia mamma e l’ho abbracciata.
Non c’è un motivo.
O meglio, c’è: l’amo.
Che altro motivo ti serve per abbracciare qualcuno?
Che sia con le braccia o con occhi e cuore.
Il mio abbraccio preferito?
Quello che dura più di 5 secondi.
No, non per ossitocine varie o ricerche scientifiche.
Chiunque ami sa più di uno scienziato su emozioni e mente umana.
Ma perché se superi i 5 secondi, ti rilassi e quell’abbraccio non è più un gesto in cui tocchi qualcuno, ma una morbida espressione d’amore in cui ti lasci essere chi sei davvero.
La schiena non è più rigida, le bracia si rilassano, non trattieni più il fiato e senti che potresti stare lì per tutto il tempo che vuoi.
Prova.
Supera i 5 secondi, lasciati scivolare nell’abbraccio e vedrai che bella sensazione può essere.
Ma ricorda le parole di Serena: anche abbracciare è un’arte.
E ricorda quelle di Megumì: amare conta più della forma con cui lo esprimi.
Buoni abbracci a tutti!
Complimenti a tutti per la bellissima NL, quante cose si possono dire su un gesto cosi semplice e allo stesso tempo potente come l’abbraccio. Mi piace molto abbracciare e condivido anche quanto scritto da Alessandra, un abbraccio non deve essere un obbligo.
Leggendo mi sono concentrato sul mio modo di abbracciare e mi piace molto di più abbracciare che essere abbracciato, quando lo faccio penso a dare non sento con la stessa intensità quanto ricevo, forse se mi stringessero un pò più forte…… 🙂
Una cosa mi ha colpito del mio modo di farlo, ho capito che non abbraccio tutti con lo stesso calore forse dentro di me faccio una sorta di selezione su “quanto” abbraccio dare in base a chi ho di fronte. Questa cosa la voglio migliorare se decido di dare un abbraccio non posso calibrare l’intensità
Mi piace questa riflessione, anche l’intensità è una cosa che fa la sua parte e non ne avevamo parlato.
Grazie Francesco!
Bellissima questa newsletter bellissimo il blog, il video. Grazie per le vostre profonde condivisioni… concordo con voi il beneficio di un abbraccio! Fantastico! Come scrive in un libro Leo Buscaglia!
La più alta espressione in un abbraccio…
Aforisticamente…. L’abbraccio riscalda il cuore di chi lo da è chi lo riceve, e non c’è distanza che separa ciò che il cuore unisce… ❤️
Grazie Alessia 🙂
Mi metto a nudo… per me l’abbraccio è”fondente”, una comunione di spirito e fisicità che unisce in una danza libera, senza confini. Ne parlai a Giacomo per la prima volta a Lamezia e ogni volta che condivido un momento di affettuosa “complicità” gli invio UN FONDENTE.
A quanti sanno cogliere questo magnifico dono dico: Benvenuti nel “club dell’abbraccio fondente”
Un fondente Angela 😀
Sono una persona abbastanza riservata. In Piemonte culturalmente non siamo espansivi. Però ho notato che ci sono persone che non ti abbracciano ma ci sono con azioni reali, altre molto affettuose e abbraccione che scompaiono appena la situazione non presenta benefici per loro. Quindi l’abbraccio non è sinonimo di amore secondo me ma è una bella manifestazione di affetto se già lo provi. Io abbraccio spesso i miei figli anche se sono grandi il doppio di me ormai e per riservatezza non abbraccio gli altri mi limito ad un braccio sulla spalla però lo faccio con affetto. Abbraccio senza pensarci bambini animali e piante. Con gli adulti non oso perché spesso si irrigidiscono oppure se si tratta della mia famiglia di origine avverto un blocco.
non sarebbe male scoprire dove sta il blocco… 😉
Molto bello questo articolo.. Abbracciare x sentirsi protetti.. Per dimostrare amore.. Per dire io ci sono x te.. Proprio in questo periodo quanto mancano in questo limbo in cui coperti da gel e mascherine chiediamo tempo x vivere con amore..